A cinquecento anni esatti dalla Riforma protestante (1517) e a quasi mille dalla separazione tra Chiesa Cattolica ed Ortodossa (1054), questo libro presenta una visione organica e complessiva della teologia dogmatica cattolica, anche mettendo in luce - con chiarezza e rispetto - le differenti visioni sul dogma della fede da parte dei cristiani disuniti. Il volume propone una teologia dogmatica cattolica completa, strutturata attorno al principio dell'et-et, che l'autore definisce «principio sintetico». Di qui il titolo del libro, che non rappresenta una sintesi dogmatica, bensì una «Dogmatica come sintesi». Pur non tralasciando nessuna delle questioni importanti, l'autore riesce a rendere la lettura piacevole, ricorrendo ad uno stile di scrittura scorrevole, a tratti quasi narrativo, ed evitando un linguaggio ermetico, pur mantenendo il rigore dell'esposizione e la precisione dei termini. Destinatari privilegiati di quest'opera sono gli studenti del primo ciclo di studi delle Facoltà teologiche e degli Istituti di Scienze religiose, ma anche tutti coloro che, pur non intraprendendo corsi curriculari di Teologia, desiderano conoscere meglio la fede cattolica, sia che già la professino, sia che si sentano attratti da essa. Un'opera che non aspira ad essere «attuale» bensì «vera» e che, proprio per questo, viene alla luce al momento giusto.
Dio è uno nonostante sia trino oppure Dio è uno proprio perché è trino? Il libro risponde a questa domanda, ripercorrendo i momenti salienti dello sviluppo del pensiero trinitario. Chiave della risposta è il valore ontologico assegnato dalla teologia alla relazione, che permette di passare dal "nonostante" al "proprio". Questa breve introduzione al trattato su Dio cerca, così, di offrire un contributo a quell'approfondimento della metafisica delle relazioni interpersonali chiesta da Benedetto XVI nella "Caritas in veritate" (n. 53).
Sempre più di rado oggi si ha la fortuna di conoscere una persona limpida e coraggiosa, nel senso di rinvenire in quello che dice e in quello che fa una perfetta corrispondenza con ciò che sente, pensa, crede; non è cosa di poco conto in un'epoca in cui l'uomo sembra essere affetto da una strana forma di sdoppiamento della personalità, per cui dice quello che non sente, non pensa, non crede. La fonte di questo devastante fenomeno deriva dal perseguire interessi e fini che nulla o poco hanno a che fare con la ricerca della verità e molto invece con l'inganno e la falsità - gli ipocriti "invocano il Signore con le labbra ma con il cuore lontano" (Papa Francesco). Giovanni Paolo II amava ripetere che "la Verità rende liberi" perché essa mette a servizio di un bene superiore l'intelligenza, la sensibilità, il carisma, la conoscenza dell'uomo. Non si può mentire affermando quello in cui si crede; non si può mentire perseguendo un bene che non ci appartiene. Oggi è tragicamente attuale il dramma di Marlowe, perché molti sono i Faust della politica, della cultura, dell'arte, della religione. Gli effetti di tale dramma del XXI secolo sono devastanti sia per chi è intriso di cultura relativista, sia per chi cerca la verità nella vita e in tutto ciò che felicemente o drammaticamente impatta il cuore e l'intelligenza. In queste pagine il cardinal Miiller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, dà uno splendido esempio di "cristiano credibile" (Benedetto XVI), di come un uomo può testimoniare con chiarezza e coraggio la propria fede, il proprio pensiero, i propri sentimenti, non censurando ciò che pensa sui temi più importanti che riguardano la Chiesa, la Società, il Mondo.