Un'antica tradizione vuole che ogni sette anni, a Likovrissi, un piccolo villaggio greco-ortodosso affacciato sul Mare di Creta, la Pasqua venga festeggiata mettendo in scena il dramma della Passione di Cristo. Per l'occasione i contadini abbandonano le consuete occupazioni per vestire i panni dei personaggi del Vangelo ma, nel momento in cui vengono scelti gli attori, accade qualcosa di strano. I futuri protagonisti della Via Crucis, infatti, sembrano come posseduti dallo spirito evangelico e, stravolgendo i loro comportamenti, si trasformano nei personaggi che dovrebbero interpretare. Accade così che, quando a Likovrissi giungono dei profughi greci fuggiti da un paese bruciato dai turchi, i contadini a cui è stata affidata la parte di Cristo e degli apostoli finiscono per opporsi all'egoista padre Grigori, accogliendo i fuggitivi nelle loro terre. Allo stesso modo Manoliò, il giovane a cui è stato affidato il ruolo di Gesù, lascia la sua fidanzata nel tentativo di redimere Katarina, la vedova peccatrice scelta per dare un volto alla Maddalena. Lo stesso Manoliò non esiterà ad autoaccusarsi di un delitto che non ha commesso pur di risparmiare ai suoi compaesani le ritorsioni minacciate dall'Agà turco che governa Likovrissi.
Settantatré anni prima di Cristo, quando nessun dio e nessun uomo sembravano in grado di minacciare i destini della Città Eterna, uno schiavo decise di spezzare le catene in cui era avvolto e, accompagnato da un pugno di seguaci disposti a tutto, portò il suo attacco al cuore di Roma. Comincia così la storia di Spartaco, il gladiatore. Un'epopea di libertà che attraversò la penisola italica riuscendo a sconfiggere a più riprese le apparentemente invincibili legioni romane. Un'avventura straordinaria capace di vibrare nel tempo e di riportare in vita una figura leggendaria.
Londra, 1896. Il giovane e ricco Andrew Harrington è inconsolabile per la perdita dell’amata Marie, una prostituta uccisa anni prima da Jack lo Squartatore. A un passo dal suicidio però decide di tentare un’ultima, disperata mossa: tornare nel passato per cambiare il corso degli eventi e salvare la donna. In un’epoca di scoperte e invenzioni, questo sembra infatti possibile tanto che una nuova compagnia, la Viaggi Temporali Murray, dichiara di aver realizzato una macchina del tempo, già immaginata un anno prima da H.G. Wells nel suo celebre romanzo. Ma i viaggi nel tempo hanno effetti imprevisti: lo scrittore stesso è minacciato da un ciarlatano arrivato dal futuro, Marcus Rhys, che tenta di rubargli il manoscritto della sua ultima opera. Rhys è a sua volta inseguito dall’ispettore Garrett, che lo ritiene responsabile di una serie di crimini compiuti con armi misteriose. A servirsi del prodigioso apparecchio c’è anche l’eccentrica Claire Haggerty che, per scappare dalla rigida morale vittoriana, si sposta nell’anno 2000, dove incontra finalmente l’uomo della sua vita. Per tutti è solo una questione di tempo: sfuggirgli, trasformarlo, modificarlo potrebbe offrire loro l’unica possibilità di cambiare il proprio destino. Vincitore del prestigioso premio Università di Siviglia per la Letteratura, clamoroso successo di vendite in Spagna e Germania, in uscita in oltre trenta Paesi, questo appassionante, sofisticato e indimenticabile romanzo trascina il lettore in una «frenetica, esuberante storia di amori, omicidi e ciarlataneria» in un ipnotico equilibrio tra passato e futuro, realtà e finzione. L’autore costruisce con straordinaria abilità un caleidoscopico intreccio ricco di suspense e romanticismo, mistero e umorismo, in cui agiscono protagonisti di fantasia e personaggi reali come H.G. Wells, Jack lo Squartatore, Bram Stoker, Henry James e l’Uomo Elefante, fino al magnifico e sorprendente finale.
Felix J. Palma Nato in Spagna nel 1968, è giornalista e critico letterario. Ha scritto romanzi e racconti vincitori di innumerevoli premi. Frutto di un’elaborazione durata anni, La mappa del tempo gli ha fatto vincere il prestigioso premio Università di Siviglia che gli ha procurato un enorme successo internazionale.
Il santo nell'ascensore racconta la Romania di oggi, le sue ferite e i suoi traumi, facendoci sorridere e procedere spediti tra le pagine al ritmo di una musica popolare. «Romanzo di angeli e moldavi», ci sorprende con le parabole surreali del calzolaio Simion che, chiuso nell'ascensore all'ottavo piano, rivela agli altri condomini l'esistenza di Dio e dell'anima. Ognuno degli abitanti del palazzone popolare di Via delle Pecore trova in Simion - che interpreta a suo modo la pratica degli asceti stiliti - una guida spirituale: la moglie infedele, il professore ricattato dalla sua allieva, la ragazza sedotta dal fìnto maestro di yoga, il bambino innamorato della sua professoressa di Lettere... Anime spaesate nel loro stesso Paese, diviso tra vecchia mentalità statalista, leggi del libero mercato e civiltà patriarcale.
"Dio ci dà le noci, ma non le rompe", ricorda lo scoiattolo Woody in questo libro, citando il sommo poeta Goethe. Non c'è di che stupirsi, Woody ha viaggiato in tutto il mondo e sa tante cose. Ha visitato Paesi diversi e incontrato animali di tutte le specie, imparando da ognuno di loro un trucco, una strategia utile per resistere nella dura lotta per la sopravvivenza. Poi ha osservato gli esseri umani, goffi e complicati, aggirarsi come automi sulla terra, comune habitat. Come tutti gli scoiattoli, Woody è un maestro del "pensiero positivo": rapido e versatile, anche grazie alla magnifica coda multitask, ha sempre pronto un piano B per svoltare la stagione. Inguaribile ottimista, vuole aprire gli occhi del lettore sulla natura e rovesciare la prospettiva di un mondo a immagine e somiglianza dell'uomo, mostrando il senso paterno dei pinguini, la concentrazione del delfino, la convivialità dei castori, la tolleranza delle scimmie bonobo, il gusto estetico delle gazze, e molti altri esempi ancora. Complice una scrittrice appassionata della natura, ne è nato un libro da leggere per ricondurre l'esistenza quotidiana a una dimensione più semplice, autentica e sicura. Da consultare in cerca del proprio "animale guida", dal quale imparare di volta in volta come essere più autonomi, organizzati o flessibili. Perché la felicità è una noce saporita, ma bisogna rompere il guscio.
La vita di Dostoevskij è «un’opera d’arte, una tragedia, un destino». Per Stefan Zweig, nella biografia dei geni non solo possiamo scoprire la radice dei loro capolavori, ma anche la chiave per interpretarli e comprenderli. In questo libro, il saggio letterario e il ritratto psicologico s’intrecciano, si rispecchiano e si fondono l’uno nell’altro. Analizzando minuziosamente il volto segnato del grande scrittore russo, Zweig ne elenca le tragedie, le passioni e i rovesci, cerca con parole appassionate di rendere la grandezza spaventosa dell’opera e la sua spietata rivolta contro il destino. Mostra come Dostoevskij riuscisse a vivere fino in fondo anche le sofferenze più atroci, quelle dalle quali gli altri escono schiantati, e trarne ragione di vita e di scrittura. La povertà, l’epilessia, la deportazione in Siberia sono per lui la strada che scende nelle profondità dell’animo umano e lo eleva verso l’assoluto. E così il crimine e il vizio sono vissuti sia come caduta sia come missione. Il martirio e il peccato sono allora il nutrimento di un’arte che rifiuta ogni limite, attraversata da dualismi irrisolvibili e feroci: l’anelito alla fratellanza e il nichilismo, un sarcastico materialismo e il bisogno di Dio. La trascinante lettura di Zweig diventa così una riflessione sui confini e gli abissi della creazione attraverso l’opera di uno scrittore che si era imposto di esplorarli anche a costo della sua stessa vita.