Questo libro è un denso racconto della storia della civiltà capitalista nel periodo 1914-2014, fra la Grande Guerra e la seconda Grande Depressione, in cui stiamo ancora vivendo. Secondo Guido Carandini, la nuova situazione di crisi è caratterizzata dall'estrema polarizzazione dei redditi fra un numero ristretto di ricchi e la massa della popolazione che si impoverisce sempre di più. L'autore compie un'analisi critica dei principali avvenimenti degli ultimi cento anni, immergendosi nel corso degli eventi e ripercorrendone minuziosamente l'evolversi storico, per contrastare il predominio delle ideologie neoliberiste, che dal loro punto di vista astrattamente speculativo non tengono in alcun conto l'esperienza passata. Il fallimento di queste politiche, che si sono ripetute in tutte le fasi critiche della civiltà capitalista, dimostra la loro inadeguatezza e la necessità di un'analisi che le collochi finalmente all'interno di un quadro storico ben delineato in tutte le componenti sociali e umane, al di fuori di una prospettiva esclusivamente economico-finanziaria.
Hendrik van Loon, pioniere e maestro della divulgazione, racconta la storia di una delle più antiche arti del mondo, la navigazione, che ha permesso all'Uomo di spingersi negli angoli più remoti del pianeta. Dalle primitive zattere fino ai transatlantici, dalle repubbliche marinare alla scoperta delle Americhe, il vertiginoso racconto di van Loon prende il lettore per mano, spaziando tra geografia, mitologia, tattica navale, gastronomia e arte, soffermandosi anche sulla dura realtà della vita a bordo in ogni epoca, così distante dall'idea romantica di avventura e libertà che il viaggio per mare da sempre ispira. Perché la navigazione è anche una "follia", attraverso la quale gli uomini si sono sottoposti a sofferenze indicibili pur di sfidare se stessi e le leggi della Natura.
In Marco Aurelio, prima console e poi imperatore romano nel II secolo, Renan ritrova quella stessa passione per la filosofia e la ricerca intellettuale che aveva segnato il suo passaggio dagli studi teologici a quelli filosofici. Scritto nel 1882, come parte del più ampio progetto di una storia delle origini del Cristianesimo, il racconto della vita di Marco Aurelio assume le forme di una profonda riflessione sui concetti di giustizia e tolleranza e del loro rapporto con lo sviluppo politico e sociale dell'uomo. La Roma imperiale riproduce quella tensione tra il pensiero filosofico e l'idea religiosa, che ancora non riesce a trovare una composizione pacifica. Marco Aurelio, fedele alle tradizioni della società romana, non fermerà la persecuzione dei credenti, di cui mal tollerava la spiritualità astratta e irrazionale. Tuttavia, egli sarà sempre un "mite persecutore" e non sarà in grado di fermare lo sviluppo ormai straripante della Chiesa di Roma.
Come si è configurato il senso del sacro nel corso del tempo e come si è trasformato passando dal sacro arcaico al sacro complesso delle manifestazioni storiche? Come comprendere la sua vera natura? E qual è la sua condizione nella nostra epoca, di fronte al processo di desacralizzazione? A queste domande Angela Ales Bello risponde attraverso un'indagine storico-filosofica delle figure rituali assunte dai fenomeni religiosi, che prendono forme sempre diverse, ma permangono come elementi costitutivi insopprimibili. Per cogliere l'origine di questi fenomeni, l'autrice compie uno scavo archeologico nelle recondite sfere interiori degli esseri umani che si aprono a una Potenza che li trascende. E lì che l'esperienza sacrale-religiosa, accettata o respinta, determina il corso dell'esistenza individuale. Ed è proprio per questo che non può essere trascurata o ignorata. Il libro si propone di ripensare questa esperienza per metterne in luce le caratteristiche essenziali e i diversi modi delle sue manifestazioni storiche fino al suo presunto esaurimento.
Il 19 luglio 1992 moriva, assieme a cinque agenti della sua scorta, Paolo Borsellino. A 22 anni dalla strage di via D'Amelio la verità è ancora lontana. Depistaggi, pentiti taroccati, investigatori infedeli, servizi segreti hanno inquinato la scena del delitto e, negli anni, i vari processi che si sono susseguiti. Clamoroso errore giudiziario o vile depistaggio che sia, la storia è da riscrivere e in questo libro di Rosalba Di Gregorio e Dina Lauricella si sceglie di farlo osservando i fatti "dalla parte sbagliata". Con questo libro Dina Lauricella riavvolge il nastro per aiutare non solo a dare un volto a chi ha ucciso il magistrato, ma anche, e soprattutto, scoprire chi ha dato l'ordine e perché. "Stare dalla parte giusta significa riconoscere gli errori, cercare umilmente la verità e volerla con coraggio. Significa rinunciare anche a false e più comode ricostruzioni della storia edificate ad arte che alludono a effimeri successi e allontanano dalla verità, rendendone più arduo e faticoso il raggiungimento. Potrò non vederla la verità ma ne pretendo la ricerca, per dare un senso alla vita di chi è morto per questo" (Lucia Borsellino). Prefazioni di Peter Gomez e Nico Gozzo.
Nel maggio del 1944 il Tribunale speciale condanna a morte gli ammiragli Inigo Campioni e Luigi Mascherpa. Il fascismo, ormai alle sue ultime battute, vuole vendicarsi della Marina, indicata come la responsabile principale della sconfitta. Ma è proprio così? Gianni Rocca ripercorre in questo libro le vicende salienti della guerra italiana sul mare, una sequela di errori strategici e tattici che avranno il loro apice nella battaglia di Capo Matapan del marzo 1941, la più grande sconfitta navale nella storia della Regia Marina. "Fucilate gli ammiragli" accompagna il lettore sulle "rotte della morte" e al largo delle coste di Malta, conquistata dai britannici quasi senza colpo ferire, ma ci mostra anche la determinazione e il coraggio di tanti marinai e ufficiali che, nonostante gli errori di Supermarina (l'organismo iperburocratico che da Roma gestiva le operazioni navali), combatterono con onore.
"Radical Chic" è il tagliente articolo in cui Tom Wolfe descrive il curioso fenomeno sociale, sorto alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti, del corteggiamento da parte dell'élite newyorkese di ogni possibile rivoluzionario radicale, dagli antimilitaristi agli hippy psichedelici. L'occasione che ispirò a Wolfe la celebre definizione "Radical Chic" fu il ricevimento organizzato a Manhattan il 14 gennaio 1970 da Felicia Bernstein, moglie del compositore e direttore d'orchestra Léonard, per sostenere la causa del gruppo rivoluzionario marxista-leninista delle Pantere Nere. La serata si svolse nell'attico di tredici stanze che i Bernstein possedevano a Park Avenue, e Wolfe ne scrisse un ampio e caustico resoconto intitolato "These Radical Chic Evenings", pubblicato nel mese di giugno sul "New York Magazine". Confluito in un secondo momento nel libro "Radical chic & Mau-Mauing the Flak Catchen", il testo è una satira irresistibile della buona coscienza progressista, che oggi come allora non resiste alla tentazione di unire benessere materiale e retorica rivoluzionaria.
Il Jainismo è una delle più antiche religioni dell'India. La sua manifestazione storica risale a più di 2500 anni fa, ma la dottrina è probabilmente basata su esperienze ancora più antiche. Dotato di una originale cosmologia, di una sua tradizione filosofica e di un preciso percorso iniziatico, il Jainismo ha come proprio cardine il distacco dalle passioni e la non-violenza assoluta (Ahimsa) nei confronti di ogni forma di vita. Paul Dundas, con il piglio dello studioso e l'entusiasmo del divulgatore, racconta la nascita di questa tradizione e analizza i suoi rapporti con le altre correnti filosofiche e religiose dell'India, in un gioco reciproco di rifiuti e appropriazioni di elementi culturali e dottrinali. È alla dottrina jaina che si ispirò, tra gli altri, il Mahatma Gandhi, nella cui pratica il principio irrinunciabile della non-violenza diviene anche uno strumento di lotta politica.
Nella Londra del primo Novecento, prototipo di ogni metropoli contemporanea, il crimine si scontra con il rigore scientifico del dottor John Evelyn Thomdyke, il più razionalista tra i grandi detective della storia del giallo. Questo affascinante e arguto patologo venne creato nel 1907 da Richard Austin Freeman, medico convertito alla letteratura che ne scrisse le avventure per quasi quarant'anni. Virtuoso nella descrizione della scena del crimine, Freeman è anche l'inventore del fortunato sottogenere noto come "inverted detective story", dove la suspense e la sfida al lettore non sono affidate alla scoperta del colpevole quanto al modo in cui l'investigatore giungerà alla decifrazione dell'enigma. Nei romanzi compresi in questo volume, la raccolta delle tracce, le analisi di laboratorio e le autopsie diventano per la prima volta il centro e il motore dell'ingranaggio poliziesco, nell'esordio "L'impronta scarlatta", libro amato da Chesterton, come nei successivi "La stanza segreta" (1932) e "Uno strano suicidio" (1937), perfetti esempi di uno stile maturo verso il quale Alfred Hitchcock e Graham Greene riconosceranno il proprio debito.
La favola e il mito mentono? Esistono bugie necessarie o inevitabili? La menzogna fa parte strutturalmente della cultura umana? E possiamo tracciarne una storia che scorra parallela a quella del sapere? In questo breve saggio, sviluppo di un seminario tenuto al Collège International de Philosophie, Jacques Derrida si pone il compito di disegnare il perimetro del concetto di menzogna, confrontandosi con l'incerto statuto che la porta, fin dall'origine, a confondersi con la falsità, l'astuzia, l'errore, l'inganno e anche l'invenzione poetica. Ma se il filosofo francese è consapevole, con Montaigne, che "il rovescio della verità ha centomila aspetti e un campo indefinito", non rinuncia al suo tentativo di formalizzazione e procede con ironia e rigore nella sua indagine. Chiamando in causa Platone e Freud, Heidegger e sant'Agostino, Kant e Hannah Arendt, si delinea così il complesso (e spesso malinteso) rapporto tra menzogna e sapere, una relazione destinata a frustrare ogni tentativo di assolutizzazione teorica.
Thérèse Françoise Marie Martin entrò nella clausura del Carmelo di Lisieux nel 1888 e morì nel 1897 a soli ventiquattro anni. Conosciuta anche come santa Teresina, fu autrice di una vasta opera letteraria e sviluppò una nuova forma di spiritualità, quella della "piccola via", che nel suo intenso rapporto con il quotidiano ha profondamente influenzato la fede della nostra epoca e continua ad affascinare anche i non credenti. Il primo racconto partecipato della sua vita si deve a Henri Ghéon, scrittore dal singolare percorso esistenziale. Fondendo le ragioni della fede con quelle della poesia, Ghéon segue l'avventura spirituale di Teresina dai primi passi nella casa paterna di Alençon fino ai giorni trascorsi nel Carmelo di Lisieux, e riesce a restituire la ricchezza e la profondità del suo mondo interiore: un'esperienza religiosa che avrebbe illuminato la via di migliaia di fedeli e di Papi come Giovanni Paolo II e Francesco.
Ottaviano, nipote di Giulio Cesare, ha appena diciotto anni quando viene informato dell’assassinio del condottiero. Gli ideali che avevano fatto grande l’epoca repubblicana sono ora ridotti a aschere grottesche, mentre sul Senato regnano indisturbati la corruzione e il caos. Circondato da uomini che tramano alle sue spalle per il potere, il giovane Ottaviano dovrà ricorrere alla forza delle spade e a tutte le seduzioni della politica per trasformare in realtà il proprio destino: quello di essere proclamato Augusto e salutato come il padre dell’Impero.
Pubblicato nel 1972, vincitore del National Book Award, Augustus è considerato uno dei migliori romanzi storici mai scritti, uno di quei rari capolavori, come Io, Claudio di Robert Graves e Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, in grado di trascendere il genere di appartenenza. L’incedere degli eventi è ricostruito attraverso lettere e frammenti di diario attribuiti ai protagonisti, da Marco Antonio a Mecenate, da Agrippa a Cicerone. Ed è su questo polifonico intreccio di voci che John Williams esercita la sua acuta, spietata, capacità di penetrare nella psicologia degli individui. Augustus può essere letto come un’indagine sul significato del potere, senza nulla perdere dell’esattezza della ricostruzione storica, immagine di un’epoca lontana eppure così simile alla nostra.
John E. Williams
Romanziere, poeta e accademico statunitense, dopo la Seconda guerra mondiale, alla quale prende parte in qualità di sergente dell’aeronautica in India e in Birmania, studia all’Università di Denver. In questo perdio pubblica i suoi primi lavori: il romanzo Nothing But the Night (1948) e il libro di poesie The Broken Landscape (1949), che sarà seguito nel 1965 da una seconda raccolta: The Necessary Lie. Nel 1954 ottiene il dottorato di ricerca in letteratura inglese all’Università del Missouri e, nel 1955, torna all’Università di Denver come docente di scrittura creativa. Nel 1960 pubblica il suo secondo romanzo Butcher’s Crossing, seguito nel 1965 dal celebrato Stoner. ha curato le antologie English Renaissance Poetry (1963). Ha fondato e diretto fino al 1970 la rivista «University of Denver Quarterly». Muore nel 1994, lasciando incompiuto il suo quinto romanzo, The Sleep of Reason.