Chi, oggi, parla volentieri della morte, del giudizio, del paradiso, dell'inferno, del purgatorio, non solo nella predicazione e nella catechesi, ma perfino nella teologia? Eppure riflettere sui cosiddetti novissimi vuol dire fissare lo sguardo sull'aldilà per vivere il presente, il penultimo, alla luce dell'ultimo e del definitivo, senza dimenticare le brutture della storia, le sue contraddizioni, il peccato e il male. Significa pensare le realtà escatologiche non come delle "favole edificanti" per bambini o come dei racconti gotici che non fanno più paura a nessuno, ma come il contenuto della speranza di quanti attendono la venuta ultima di Cristo.
Come si rapportano tra loro l'annuncio della Resurrezione e il continuo morire dell'uomo? Appoggiandosi all'evento di Cristo, l'uomo può trasformare la morte, che non è l'ultima fase della vita. Questo aspetto colgono in modo sinfonico, ispirati dalla medesima spiritualità di Ignazio di Loyola, Karl Rahner e Hans Urs von Balthasar, anche se vi si approcciano con metodi e atteggiamenti diversi.
Ma c'è l'aldilà? Siamo vittime o padroni del destino? La vita è un gioco del destino? Il volume presenta molti importanti interrogativi sulla morte e l'aldilà.
«[…] L’impresa tentata in questo libro da Francesco Brancato sta proprio nel tener fermo da un lato l’approdo teoretico dell’esercizio teologico, ma nell’avvertirne a un tempo i limiti, per volgersi poi a quella pregnanza simbolica che nell’arte può dischiudersi proprio sul versante dell’infinito. Si tratta a ben vedere d’una ricerca sotto un certo riguardo coraggiosa e innovativa, disposta per un verso come critica della ragione teologica e per altro verso tesa a considerare l’opera d’arte non come mero abbellimento della fede religiosa, tanto meno come una sorta di Biblia pauperum, bensì come un autentico esercizio teologico» (dalla Prefazione di Virgilio Melchiorre).
Francesco Brancato è docente di Teologia Dogmatica allo Studio Teologico “S. Paolo” di Catania e alla Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista” di Palermo. Collabora con diverse riviste teologiche e filosofiche e ha scritto su questioni di escatologia e di teologia della creazione.
Il testo presenta un saggio di escatologia.
Uno studio approfondito sul senso cristiano della salvezza dal punto di vista biblico, ecclesiale, liturgico. La categoria di salvezza sembra aver perduto ogni appeal, fino a scomparire quasi del tutto dalla lingua di tutti i giorni. Eppure la nostra si presenta come un'epoca caratterizzata da una pluralita' talvolta sconcertante di proposte di benessere e di salute che tendono a sconfinare tacitamente nell'orizzonte della salvezza, siano esse piu' o meno radicali, piu' o meno convincenti e suadenti. L'intento del volume e' dunque di interrogarsi, in maniera polifonica, sulla pertinenza e sul ruolo di una categoria preziosa ma dimenticata, antica ma tutt'altro che inattuale.