Questo libro offre una ricognizione delle principali genealogie novecentesche della cultura visuale, scegliendo solo tre figure paradigmatiche: Aby Warburg, Sigmund Freud e Walter Benjamin. Dopo Warburg la nozione di immagine è definitivamente cambiata. Dopo Freud lo sguardo è indissolubilmente legato al tema della sessualità e del bios. Dopo Benjamin la nozione di dispositivo e quelle di apparato, assemblage e ambiente mediale sono definitivamente cambiate. Questi autori non stanno solo alle origini della cultura visuale ma ne prefigurano gli sviluppi futuri. Da Warburg abbiamo imparato che il fare-immagine fa parte della biologia e dei comportamenti essenziali dell'Homo sapiens, un aspetto che le neuroscienze cognitive, l'antropologia, l'archeologia e la paleontologia stanno sviluppando in questi anni. Grazie a Freud sappiamo che lo sguardo è essenziale per comprendere pratiche epistemiche, questioni di genere e politiche sociali. Benjamin ci ha insegnato che i dispositivi sono elementi essenziali della nostra nicchia ecologica.
La meteorologia è la base della nostra vita quotidiana. Come argomento di conversazione o come applicazione sul nostro smartphone, il tempo è spesso la prima cosa di cui ci occupiamo appena svegli. Eppure, dietro semplici gesti quotidiani si nasconde uno dei più grandi apparati che l'umanità abbia mai predisposto, un trionfo di scienza, tecnologia e cooperazione globale. Ma che cos'è la "macchina del tempo" e chi l'ha costruita? Andrew Blum ci guida in un viaggio attraverso questo prodigio d'uso comune. Per scoprire come funzionano le previsioni del tempo, l'autore ci porta a visitare i luoghi di osservazione degli inizi e ad assistere al lancio di satelliti modernissimi. Entra nei laboratori, negli uffici, ci racconta le intuizioni scientifiche, le osservazioni e la perfetta organizzazione che consente l'incredibile scambio di informazioni a livello globale. Infine scopriamo che la meteorologia sta vivendo un periodo d'oro, poiché gli strumenti attuali permettono di prevedere il tempo più accuratamente di quanto sia mai accaduto. Chiaro e ricco di informazioni il libro apre uno scorcio su un aspetto poliedrico della vita quotidiana, rivelando i nostri rapporti con la tecnologia, il pianeta e la comunità globale.
Non riuscendo a dare un senso alla pandemia, impariamo da essa per il futuro. Un minuscolo virus in una città molto lontana della Cina ha scatenato lo sconvolgimento del mondo. L'elettroshock sarà suffi ciente per rendere fi nalmente tutti gli umani consapevoli di una comunità di destino? Per rallentare la corsa frenetica allo sviluppo tecnico ed economico? Siamo entrati nell'era delle grandi incertezze. Il futuro imprevedibile è in gestazione oggi. Assicuriamoci che tenda a una rigenerazione della politica, alla protezione del pianeta e a un'umanizzazione della società: è tempo di cambiare strada.
2028: veniamo a sapere che un uomo, deceduto nel 1978, è stato risuscitato da un'équipe francese la quale, supportata in segreto dalla presidenza della Repubblica, ha compiuto progressi considerevoli nel campo della criogenizzazione, una tecnica che consente il raffreddamento del cadavere fino a -196°C, e poi la sua "rianimazione". L'eroe di questa storia, un brillante docente universitario nato nel 1940, deve affrontare la sfida di ricominciare la sua vita dopo un'interruzione di mezzo secolo che perturba o azzera le sue relazioni di parentela e di amicizia... "Risuscitato!" è una farsa politico-scientifica, nello stile di "Le tre parole che cambiarono il mondo", che affronta direttamente le questioni della vita, della morte e dell'avvenire dell'umanità.
In questi tempi di incertezza e solitudine, ci sentiamo smarriti e cerchiamo di capire quel che sta accadendo intorno a noi. Cos'hanno da dirci Virgilio e Lucrezio, Seneca e Agostino, che affrontano questioni e interrogativi dibattuti già duemila anni fa ad Atene e Roma? Ci sono voci che, resistendo al tempo, aiutano ad alimentare una nuova speranza nonostante la crisi. Questo libro compie un viaggio, in più tappe e con brevi percorsi, tra passato e presente, tra antichi e moderni. Il punto di partenza è occasionale: una parola tradita, che reclama la restituzione del proprio volto, un episodio di cronaca, un dibattito su politica, scuola, lavoro, una rifl essione su tragedie improvvise che possono colpire l'umanità. Piccoli pensieri sulla nostra identità e sul nostro futuro, formulati da altri viaggiatori prima di noi, da altri compagni di viaggio. Alla ricerca di una risposta alla domanda di Agostino: "Tu chi sei?" (Tu quis es?). La domanda di ognuno di noi.Prefazione di Gianfranco Ravasi.
È tempo di tracciare un bilancio critico delle dinamiche migratorie che hanno investito l’Italia negli ultimi anni, riconducibili ai conflitti in Libia e in Siria, e dei discorsi pubblici costruiti attorno alle stesse.
Ha veramente senso parlare di esodi epocali e di invasioni? Se i flussi migratori sono rappresentati in termini di minaccia alla sicurezza, stiamo parlando della sicurezza di chi? E in che termini costruire un senso di sicurezza per alcuni determina spazi di insicurezza per altri?
Saldando insieme rapporti di forza e sistemi di rappresentazione, si costruisce una storia sociale delle migrazioni via mare verso l’Italia capace di collocare queste ultime entro uno scenario storico-politico ampio ed entro specifiche regolamentazioni giuridiche della frontiera. Da questa prospettiva, diviene possibile ripensare tanto il tema dell’accoglienza di migranti e rifugiati quanto il senso dell’azione umanitaria e del diritto d’asilo.
La filosofia pone domande, ma porre domande non è la cosa più importante, bisogna porre quelle giuste al momento giusto per avere risposte significative e corrette. La filosofia è un'impresa costruttiva in cui l'analisi delle domande aperte è il terreno preparatorio per il design di risposte soddisfacenti. La filosofia è necessaria per ripensare ciò che si può definire progetto umano. E la filosofia evolve come evolve l'umanità. Oggi l'indagine filosofica non può prescindere dalle tecnologie digitali che influenzano e formattano la nostra comprensione del mondo e la nostra relazione con esso. È in corso una rivoluzione, ma il discorso filosofico potrebbe non prendervi parte a meno di riavviare il sistema, proprio come si fa con un computer. Nell'era "onlife" la filosofia è necessaria per dare senso ai cambiamenti radicali prodotti dalla rivoluzione dell'infosfera, ma occorre che sia davvero buona filosofia per affrontare le grandi difficoltà che abbiamo davanti.
La condizione di straniero è destinata a diffondersi. Ma la mobilità che ci piace celebrare si scontra con le frontiere che gli Stati-nazione erigono contro i “migranti”, trattati più come nemici che come ospiti. Spinti a compensare l’ostilità dei loro governi, molti cittadini si sono trovati costretti a fare qualcosa: accogliere, sfamare o trasportare viaggiatori in difficoltà. Hanno così ridestato un’antica tradizione antropologica che sembrava sopita: l’ospitalità. Questo modo di entrare in politica aprendo la porta di casa rivela però i suoi limiti. Ogni sistemazione è una goccia d’acqua nell’oceano del peregrinare globale e la benevolenza alla base di questi gesti non può fungere da salvacondotto permanente.
Che cosa hanno in comune La notte di Elie Wiesel, le fotografi e dell’Album Auschwitz, Notte e nebbia di Alain Resnais? La tragedia della Shoah, naturalmente.
Ma per quanto scandaloso possa sembrare, non solo. Ognuna di queste opere porta all’estremo i limiti del nostro vedere e ci spiega che certe immagini funzionano solo in virtù di ciò che non si vede, del loro fuoricampo e del vuoto che riescono a rendere percepibile. Il confronto con l’estremo continua a interrogare il nostro modo di relazionarci alle immagini che provano a raccontarlo e sfida il nostro sguardo a esercitarsi oltre i suoi limiti. Tocca alla teoria dell’immagine ricostruire il terreno per un ritorno alla morale e alla politica delle immagini, in grado di difendere la “causa dell’invisibile” e ripensarne la radice attraverso ciò che ci è dato vedere.
In questo libro Cristina Cattaneo narra di come l’antropologia e le scienze forensi in generale si confrontano nel mondo reale con la scena del crimine, le analisi di laboratorio e i delitti: lo scheletro di una donna uccisa dalla criminalità organizzata perché voleva cambiare vita, le schiere di morti non identificati e dimenticati, le vittime di violenza sessuale, oppure i resti di personaggi storici che rivelano il passato. A venticinque anni dalla fondazione del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF), si ripercorrono le storie di passione e di tenacia dei medici, biologi, archeologi e naturalisti che hanno contribuito ad aiutare la giustizia, a tutelare i diritti umani e anche a raccontare di popolazioni antiche.
Berlino è famosa per essersi sempre radicalmente reinventata. Vi è tuttavia una forte tradizione che ha caratterizzato lo sviluppo architettonico di Berlino in ogni epoca: lo sguardo rivolto all’arte dei Paesi mediterranei.
Basta una passeggiata per scoprire molti, sorprendenti parallelismi, dal castello barocco di Schlüter (l’antica Roma!) passando per il Forum Fridericianum e il teatro anatomico della scuola veterinaria (Palladio! Vicenza!), fino alla ricostruzione della Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche dopo il 1945 e all’ala progettata da Franco Stella per il castello, recentemente ricostruito.
Horst Bredekamp mette in luce inedite analogie e scrive la storia di una passione mediterranea capace di plasmare uno scenario urbano inconfondibile, legato a doppio filo non solo col potere e le sue rappresentazioni, ma anche con struggimenti e recondite speranze.
Che cosa differenzia un expat da un migrante? In questo libro si parla di expat e di migranti mescolando con misura considerazioni e racconti di storie anche autobiografiche. Lo si fa dall’esterno, cioè da parte di chi osserva l’ondata di migranti infrangersi, in senso reale e in senso metaforico, sulle coste dei paesi-fortezza. E lo si fa dall’interno, ovvero a partire dalla condizione di chi ha provato l’espatrio e/o la migrazione, due aspetti di un fenomeno antico e moderno.
Anche se gli expat hanno i documenti in regola, denaro in banca e un buon posto di lavoro, la vita non è rosea neanche per loro. Ancor meno per i migranti che nessuno vuole, “povera gente! lontana da’ suoi, in un paese qui che le vuol male”. Eppure entrambi conoscono qualcosa di speciale: la libertà dei migranti.