Basato sui 25 anni di insegnamento tenuti dall'autrice presso l'HB Studio con decine di allievi-attori tra cui Geraldine Page, Jack Lemmon e Steve McQueen, il libro si divide in tre parti. La prima, "L'attore", tratta le tecniche che permettono all'attore di mettersi in moto fisicamente, verbalmente ed emozionalmente. La seconda parte, "Gli esercizi", offre un lavoro per l'attore, coprendo una vasta area dei suoi problemi. La terza parte, "La rappresentazione e il ruolo", riguarda la definizione di recitazione e l'identificazione col personaggio che l'attore intraprenderà.
Questo testo si rivolge a tutti gli studiosi e gli appassionati della materia, nella diversità dei ruoli e degli obiettivi, proponendo un itinerario che affronta i diversi aspetti della pratica corale. L'obiettivo del testo è stato quello di coniugare il rigore scientifico con un approccio semplice e divulgativo, fruibile anche da coloro che, per studi e professione, non hanno eletto la musica a ragione della loro vita.
L'arte del romanzo vive all'interno dell'immaginario collettivo avvolta da una sfera di sacralità inviolabile; di conseguenza, la possibilità del suo insegnamento viene spesso negata e derisa. In realtà, da un libro, qualche volta è possibile acquisire la spinta per scrivere nella giusta direzione. Qualche altra volta si possono trovare stimoli, o esempi o indicazioni concrete per la risoluzione dei problemi. Qualche altra volta ancora si riesce a ottenere qualcosa di più, come una profonda esplorazione delle strutture del romanzo, condotta da qualcuno competente e esperto. È il caso di Donna Levin, insegnante di scrittura e scrittrice lei stessa, che ci aiuta a conoscere quello che è necessario sapere per scrivere al meglio il proprio romanzo. Questo testo è infatti una sorta di seduta di sviluppo e editing narrativo per scrittori, e ogni suo capitolo unisce alla teoria letteraria la pratica laboratoriale delle note di riscrittura e l'uso di esercizi e "casi" tratti da grandi capolavori letterari e cinematografici. Alcuni esempi, tra i tanti: come rendere appassionante un conflitto e quale punto di vista utilizzare per dare spessore a una storia? Come alzare la posta in gioco per accrescere l'identificazione del pubblico? Perché prestare grande attenzione alla divisione in capitoli? Insomma quali strumenti utilizzare per raccontare in modo più efficace e preciso la propria storia. Da veri narratori.
Partendo da alcune affermazioni di Umberto Eco sull'analisi testuale, l'autore tenta di rintracciare i confini della scrittura teatrale prescindendo dalla rappresentazione. Ryngaert presenta numerosi esempi di analisi così come esercizi per addestrare alla tecnica analitica. Il commento a due testi, una scena del "Don Giovanni" di Molière e "Finale di partita" di Samuel Beckett, illustra concretamente l'impostazione dell'autore. Quest'opera è destinata agli studenti di lettere (modeme e classiche), agli studenti di teatro e a tutti coloro per i quali la lettura dei testi teatrali è oggetto di interesse professionale e di piacere.
Al suo patrimonio di esercizi e giochi proposti in questo libro, apparso nel 1963 sul mercato USA, continuano ad attingere insegnanti e professionisti di cinema e teatro. Viola Spolin è legata al celebre Second City Theater di Chicago e ha lavorato come trainer con giovani studenti di teatro a Hollywood, dove fondò laYoung Actors Company nel 1946, e a Chicago dove fu cofondatrice del Game Theater e dei Second City Theater, la palestra del teatro d'improvvisazione da cui sono passati decine di attori e registi.
"La conoscenza delle regole del linguaggio cinematografico ci fornisce la tecnica, e la tecnica è uno dei beni più preziosi di un cineasta. Essa ci serve costantemente per sostenere il nostro lavoro, persino quando ci viene a mancare l'elemento più essenziale: l'immaginazione. Se ci basiamo solo sulla tecnica e facciamo a meno dell'immaginazione, il nostro lavoro diventerà meccanico. Se ci basiamo solo sull'immaginazione ed ignoriamo la tecnica, il nostro lavoro diventerà caotico. Dobbiamo conoscere il nostro mezzo cinematografico e rispettare l'abilità." "L'ABC della regia" è un manuale di tecnica narrativa visuale per il cinema che insegna gli elementi di base e i fondamentali del linguaggio cinematografico.
Il primo volume del libro tratta i concetti essenziali riguardanti l'utilizzo della macchina da presa (le inquadrature, le ottiche, la continuity), fondamentali non solo per il direttore della fotografia e per l'operatore ma essenziali anche per comprenderne le caratteristiche del lavoro di regia. Compito di questo libro infatti, non è solo quello di descrivere le regole e gli aspetti tecnici della direzione della fotografia. Dal linguaggio delle lenti alle tecniche d'illuminazione, dalle regole dell'esposizione all'uso delle ottiche, dal controllo dell'immagine attraverso l'uso di filtri alle luci come strumento narrativo e all'uso degli effetti speciali.
Questo libro affronta tutti gli aspetti concernenti la ripresa filmica e più in generale la fotografia applicata a qualsiasi tipo di prodotto audiovisivi e descrive in modo puntuale e ricco di esempi i principi teorici, le metodologie e le tecniche essenziali di questo reparto.
Questo libro si rivolge a chi si avvicina al giornalismo on air per la prima volta e agli addetti ai lavori desiderosi di approfondire la propria capacità di utilizzare al meglio i tempi e il parlato di una rubrica giornalistica. Il testo offre consigli teorici e pratici sull'intera attività della redazione radiofonica e fornisce informazioni tecniche sul lavoro quotidiano del cronista, del redattore e del conduttore. Come raccogliere le notizie e quale linguaggio usare nel presentarle "a strati", come costruire e condurre interviste, come strutturato un notiziario e come sfruttare al meglio lo studio e il palinsesto radiofonico per la diretta di news e rubriche giornalistiche.
Questo è uno dei più diffusi manuali di sceneggiatura circolanti negli U.S.A. Linda Seger insegna ai dilettanti, ma anche ai professionisti, ad affrontare il problema della versione finale del lavoro. Parla cioè della revisione della prima stesura e del come controllare gli eventuali "buchi", o i momenti di calo nel copione, per potenziare invece i punti di forza della storia. L'attenzione che la Seger dedica al subplot, cioè al processo di crescita interiore del personaggio e a quello delle sue relazioni emotive, in una frase "l'arco di trasformazione del protagonista", è qualcosa che fonde tutto il bagaglio pragmatico delle scuole di sceneggiatura americane con l'esigenza europea di dare al film uno spessore umano.
In questo libro, ad una prima parte manualistica tesa a spiegare l'uso delle diverse tecnologie di ripresa segue una seconda parte che raccoglie il racconto e le riflessioni di famosi registi stranieri e italiani, di giovani filmaker e di direttori della fotografia che hanno fatto esperienza del mezzo. Le testimonianze sono state suddivise a seconda del tipo di macchina da presa usata, in modo che costituiscano una sorta di manuale d'uso coerente per i differenti tipi di fruitori.
Lajos Egri, ungherese trapiantato a New York negli anni Trenta, ha fatto parte di quella generazione di immigrati europei che hanno contribuito a fare grande il cinema americano. Scrittore e regista teatrale, fu il primo ad affrontare il problema di come analizzare e scrivere un copione in maniera strutturale ma senza regole né formule. Il libro, pubblicato nel 1942, divenne immediatamente un cult-book ed è un testo base ancora oggi nelle cattedre di scrittura creativa di tutte le principali università americane, da Yale a Harvard a Stanford, dalla Columbia di New York all'UCLA di Los Angeles. Nel 1965 era già stato tradotto in diciassette lingue e da allora, dopo la "Poetica" di Aristotele, è rimasto il libro più citato e apprezzato da tutti i grandi maestri della scrittura cinematografica, da Robert McKee a Linda Seger. Un classico di cui, nella prefazione americana del libro, il produttore teatrale Gilbert Miller scrisse: "È la prima volta che leggo un libro che mi dice perché un play non funzionerà in scena, e tutto questo molto tempo prima che io abbia firmato contratti con artisti ben pagati e che abbia messo in moto una produzione che mi costerà quanto una villa a Long Island. [...] La migliore delle molte cose che io posso dire su "The Art of Dramatic Writing" è che da ora in poi l'uomo comune, incluso me stesso, non avrà più scuse [...]. Leggendo il libro di Lajos Egri, saprete perché un romanzo, un film, un testo teatrale, un racconto vi risulta noioso. O appassionante".