«Beati i puri di cuore perché essi vedranno dio» (Mt 5,8), dice Gesù. Ma che significa? Evagrio, un cristiano originario del Ponto (ora Turchia settentrionale) che vive nella seconda metà del IV secolo della nostra era, è fra coloro che prendono sul serio questo monito. Perché possa realizzarsi servono due azioni, coordinate l'una all'altra: allontanarsi dal consorzio umano e raggiungere l'impassibilità (apatheia), ossia l'interruzione delle affezioni. Questo è possibile solo affrancando l'essere umano dal vortice dei pensieri, delle parole e delle opere proprie del mondo. Il raggiungimento di questa condizione, con la descrizione di tutte le difficoltà da superare e i passaggi da seguire, è l'oggetto degli scritti di Evagrio, volti a mostrare in modo patente all'"uomo di mondo" (kosmikos) la necessità di lasciarsi alle spalle la consueta forma di vita. Solo affidandosi a un nuovo protocollo esistenziale è possibile giungere alla comprensione antropologica dell'animale umano e alla purità di cuore. Questo è il compito del monachos, ossia del cristiano capace di servirsi della therapeia che permette all'essere umano di vedere con occhi nuovi (ossia conoscere) se stesso, l'ambiente nel quale è posizionato e, alla fine, dio.
La vita di Charles de Foucauld è simile a una parabola evangelica. I frutti sono apparsi dopo la sua morte, e quanta abbondanza! La letteratura su di lui è ormai sconfinata. Eppure, nonostante i moltissimi testi in circolazione, non è facile trovare un'opera di carattere divulgativo che presenti in modo diretto la vita e alcuni degli aspetti più salienti della spiritualità di frère Charles di Gesù. In occasione della canonizzazione, questo libro è un invito a rimettersi in cammino sui passi del "piccolo fratello universale", alla scoperta di un'esistenza straordinaria, a tratti rocambolesca, attraverso i suoi scritti e le testimonianze di chi lo ha conosciuto. Ne emerge una figura il cui messaggio, pur in un contesto storico-ecclesiale differente, non cessa di rivelare la sua stupenda attualità. «Il cristiano è contempl-attivo», diceva don Tonino Bello, e quel monaco del deserto è stato davvero un contemplativo nell'azione: egli contemplava Cristo nell'umanità del fratello, egli era attivo nella contemplazione perché portava a Gesù la vita del mondo. La sua esistenza è l'icona del buon pastore che cerca la pecorella smarrita. Gli ultimi per lui sono i primi ai quali offrirsi. L'esistenza di frère Charles è un canto di gratuità, una follia di bontà, un'ubriacatura di Spirito nell'ebbrezza della misericordia.