Tutto ciò che si può dire della croce da un punto di vista umano è negativo: come ha potuto diventare un segno positivo? È stato possibile grazie al modo in cui Gesù ha vissuto quella sofferenza ingiusta, grazie al suo legame d'affetto col Padre. La croce non è un semplice simbolo, perché rappresenta la persona stessa di Gesù e richiama la vicenda da lui vissuta, un dramma di morte e di risurrezione. Nei secoli quell'oggetto si è caricato di riferimenti teologici e artistici, fino a diventare gioiello prezioso che orna corone e scettri, segno da porre sui campanili e sulle montagne, simbolo religioso per le scuole e le case. Percorriamo dunque le vie dell'arte e della storia seguendo la croce, per soffermarci su questo mistero capace di sconvolgere, affascinare e ispirare i cristiani di ogni epoca, che vi riconoscono il segno glorioso dell'amore di Dio per l'umanità.
"In questo libro Giuseppe Pani approfondisce, dal punto di vista teologico- morale, alcuni temi dell'Esortazione apostolica di papa Francesco. Consapevole che non si comunica soltanto con le parole ma anche con le immagini, l'autore si serve di alcune suggestive opere d'arte antica e contemporanea per esprimere quanto pensa nella mente e sente nel cuore. I dipinti e gli affreschi che accompagnano la lettura del libro non sostituiscono la parola ma la approfondiscono, la amplificano, suscitando nuove emozioni, suggestioni e comprensioni. L'autore si serve di questa modalità espressiva per annunciare il Vangelo della famiglia, la buona e lieta novella della vita coniugale e familiare. Egli considera la famiglia un'opera d'arte capace di suscitare emozioni, sentimenti, di trasmettere valori umani e cristiani, di insegnare a vivere e ad amare, di aiutare a compiere scelte responsabili di vita, di rendere la vita delle persone bella e significativa; invita a percorrere la via della bellezza della vita coniugale e familiare." (Dalla Prefazione di Salvatore Cipressa)
Il nostro pellegrinaggio nella fede attraverso l'arte, non termina qui: si prolunga nel pellegrinaggio della vita.
Non smarriremo il cammino verso il Regno dei Cieli, se seguiremo la Via della Bellezza.
"La storia della relazione vissuta da Dio con gli uomini è storia nuziale: Dio si porta e si comporta verso l'Umanità come fa lo Sposo con la Sposa. Questo egli ha inteso vivere e realizzare fin dall'inizio, fin da quando ha dato l'abbrivio alla vicenda degli uomini sviluppandola poi attraverso persone ed episodi diversi, ma tutti orientati al medesimo fine, tutte abitate dal medesimo cuore. Da quell'inizio è tutto come un diramarsi di rivoli diversi che portano tutti alla medesima foce: sfociano cioè nell'abbraccio nuziale di Dio per e con l'Umanità, la Città Sposa a lui destinata. L'intera storia dell'umana avventura, dalla sua origine prima alla sua fine passando per Cristo, non è che parte e momento della Città/sposa: perché questa è fatta di ogni umana persona di ogni tempo storico e di ogni regione geografico-culturale, che, raggiunta e incontrata da Cristo, si sia lasciata attirare e amare da Lui. In lei - la città, ogni umana persona - Egli pone il suo trono, la sua abitazione; di lei fa la sua dimora, la sua Città. Alla luce del Nuovo Testamento, è possibile intravedere che il modello originario della famiglia deve essere ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita." (Giovanni Paolo II). Dall'inizio della Scrittura, sul frontespizio della storia, è già il Mistero che appariva loro (i Padri della Chiesa) nelle relazioni di Adamo e d'Eva. Ed è lo stesso Mistero che la Scrittura, dall'altro suo estremo, ancora offriva loro nella "donna vestita di sole" dell'Apocalisse. È dunque chiaro che non abbiamo qui semplicemente un simbolo tra altri, simbolo che si distinguerebbe soltanto per la sua frequenza e il suo maggior interesse. Tutti gli altri vi si riferiscono più o meno direttamente. È il simbolo centrale, e come l'anima che dirige tutta l'interpretazione dell'Antico Testamento. In maniera indissolubile questa interpretazione si presenta insieme come spirituale, storica e sociale ed è attribuirle insieme questa triplice nota, dire, con una sola parola, che essa ha per oggetto la Chiesa." (Henri de Lubac)