Una madre e un padre disposti ad andare in capo al mondo pur di diventare genitori. Tre bambini che i genitori, invece, non li hanno avuti mai. Tra loro migliaia di chilometri, che poi è la distanza più semplice da colmare. Perché, in mezzo, ci sono burocrazie da sconfiggere, pregiudizi da abbattere, assistenti sociali da convincere; e tempo, tanto tempo da far passare in un'attesa che ha ben poco di dolce. Almeno fino a quando un giudice non sancisce un vincolo capace di superare la presunta naturalità del sangue con la potenza degli affetti. In "Il mare non chiude mai" Amaltea - lo pseudonimo dietro cui l'autrice si cela per ragioni di privacy - ci racconta proprio questo, e tutto quel che ne consegue: che cosa significa trovarsi madre di tre bambini all'improvviso, senza l'esperienza del pancione a traghettare noi e gli altri? Ma confrontandosi con i problemi particolari che la scelta adottiva pone, Amaltea ci parla anche e soprattutto dell'essere genitori in sé, nella sua accezione più universale e insieme più quotidiana, con tutto quel bagaglio di domande, aspettative, paure e gioie che poco hanno a che fare con il modo in cui i figli sono entrati nella nostra vita. Perché, se figli si nasce, genitori si diventa.
Ogni tre giorni, in Italia, un uomo uccide una donna. La uccide nonostante sia sua moglie, sua figlia o la sua ex. La uccide perché è sua moglie, sua figlia o la sua ex. Le vittime del femminicidio muoiono per la rabbia, la gelosia, l'orgoglio degli uomini. Ma soprattutto muoiono perché sono donne, ancora troppo spesso silenziose, educate a una folle rassegnazione che non le spinge a denunciare chi abusa di loro. Nel 2007 Matilde D'Errico ha cominciato a far emergere il dramma della violenza sulle donne nella trasmissione televisiva Amore criminale, di cui è autrice e regista. In sette anni ha portato sullo schermo centinaia di storie vere, storie di vittime soprattutto, ma anche di chi, nonostante gli abusi, ce l'ha fatta, sempre senza morbosità, senza retorica. Ed è cosi, con la stessa misura, che ce ne racconta alcune in questo libro, dove a parlare, nella loro drammaticità, sono semplicemente i fatti.
Silvio guarda il mondo racchiuso in un granello di polvere, Cecilia lo osserva attraverso il movimento di una corda. Matteo non gioca con gli altri bambini, ma conosce le radici quadrate. Elia, sommerso da voci, odori, suoni e colori, lotta per trovare la calma interiore. Un viaggio unico e commovente nelle vite di quattro pazienti autistici profondamente diversi fra loro, seguiti dall'infanzia all'età adulta. I drammi e le fatiche quotidiane delle loro famiglie. L'impegno, i dubbi, gli errori e i piccoli grandi successi compiuti nel tentativo di aiutarli.
Perché gli europei hanno assoggettato gran parte degli altri popoli? Secondo Diamond le diversità culturali affondano le loro radici in diversità geografiche, ecologiche e territoriali sostanzialmente legate al caso. Armato di questa idea, l'autore può lanciarsi in un appassionante giro del mondo, alla ricerca di casi esemplari con i quali illustrare e mettere alla prova le sue teorie. Attingendo alla linguistica, all'archeologia, alla genetica molecolare e a mille altre fonti di conoscenza, Diamond riesce a condurre questo "tour de force" storico-culturale con sorprendente maestria, affiancando aneddoti personali a racconti drammatici o a spiegazioni di complesse teorie biologiche, che affronta con abilità di divulgatore.
Paradossale e irriverente spaccato della crisi di valori della Roma imperiale. Il racconto delle avventure di Encolpio, il giovane intellettuale e vagabondo, di Gitone e di altri personaggi che incarnano il fasto, la ricchezza e l'inevitabile cammino verso la dissoluzione.