Con saggi di Jean-Claude Trichet, Boutros Boutros-Ghali, Simone Veil, René Girard, Max Gallo e molti altri
Traduzione di Francesca Minutiello e Marilena Renda
Jacques Attali confronta il suo punto di vista con quello di alcuni importanti intellettuali del nostro tempo, concentrandosi sulle mille sfaccettature del vivere quotidiano e disegnando, con un grande sforzo d’immaginazione, il futuro del mondo attraverso le parole chiave del XXI secolo. Perché, come suggerisce lui stesso, «il senso delle cose è quello che l’umanità, ultimo giocatore dell’universo, riuscirà a trovare». Il libro è arricchito di materiali extra sugli argomenti trattati nel libro accessibili tramite la tecnologia QR Code.
Che cosa è diventata la nostra società? Quali elementi hanno concorso a modificarla e a renderla “liquida”? Quali sono le sfide che attendono la scienza, dopo le scoperte del novecento? Che significato daremo alla vita tra qualche decennio? E al denaro? E alla democrazia? E alla religione? Il senso delle cose offre un resoconto appassionato e scrupoloso sulle realtà di inizio secolo, un’analisi puntuale e lungimirante su molti aspetti della contemporaneità: dalla condizione della donna al rapporto tra uomo e Dio, cittadino e stato, consumatore e mercato; dalle trasformazione nel campo della famiglia a quelle nel lavoro o a quelle nelle arti, nella musica o nella letteratura; dalle nuove sfide del diritto a quelle della medicina o della politica.
Jacques Attali, esperto di economia, è stato consigliere di Mitterrand e primo presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Pur essendo un uomo di sinistra, ha presieduto la Commissione per la Liberazione della Crescita nel governo Sarkozy. Dirige Planet Finance, ONG per la diffusione della microfinanza nei paesi in via di sviluppo che ha sostenuto anche i progetti del premio Nobel Muhammad Yunus. Fazi Editore ha pubblicato la biografia Karl Marx ovvero, lo spirito del mondo (2006, ed. tasc. 2008), Breve storia del futuro (2007), Amori (sempre con Stéphanie Bonvicini, 2008), La crisi, e poi? (2009) e Sopravvivere alle crisi (2010)
Stéphanie Bonvicini, giornalista specializzata nei temi della moda, del turismo e dei viaggi. È autrice della biografia Louis Vuitton, une saga française (2004) e del volume, in collaborazione con Jacques Attali, Amori (2008).
«Il senso delle cose riunisce una costellazione di autori che rispondono alle domande sul futuro. All’apparenza normale, quest’opera nasconde in realtà un altro lato, accessibile attraverso il proprio cellulare». Le Figaro
L'elezione di Obama è stata accolta in tutto il mondo come l'inizio di una stagione politica radicalmente diversa da quella di Bush. Una stagione orientata alla pace e al dialogo. E gli appassionati discorsi del neopresidente americano sembrerebbero giustificare questa speranza.
Ma nell'ambito della politica estera e militare, la nuova amministrazione differisce davvero così tanto da quelle precedenti? Al di là dei titoli della stampa internazionale - e del Nobel per la pace assegnato al presidente per le sue buone intenzioni - si scopre una realtà molto lontana da quella ufficiale: ad esempio, il primo budget militare del nuovo governo (ben 680 miliardi di dollari) supera persino gli ultimi stanziamenti per le truppe dell'era Bush. Dove vanno a finire tutti questi soldi? In gran parte servono a finanziare l'immensa rete di basi militari americane all'estero: a vent'anni dalla caduta del muro di Berlino, ne restano ancora 716, sparse in quaranta paesi nel mondo. Come si spiega, quindi, questa aggressiva politica espansionistica alla luce della crisi economica e della retorica pacifista di Obama? Chi tira le fila della politica estera USA?
Su questi temi riflettono gli autori del documentario e del volume di approfondimento Standing Army. Un'inchiesta a trecentosessanta gradi sulle basi militari americane nel mondo, che unisce alle parole di esperti mondiali- quali Noam Chomsky, Gore Vidal, Chalmers Johnson, Edward Luttwak- le scioccanti testimonianze di chi è stato toccato in prima persona dalla presenza delle basi: gli abitanti di Vicenza, che si oppongono a una nuova struttura militare a pochi passi dal centro cittadino; la popolazione dell'isola giapponese di Okinawa, che condivide il suo piccolo lembo di terra con 25.000 soldati statunitensi; gli indigeni dell'isola di Diego Garcia (Oceano Indiano), cacciati per far spazio a un campo militare americano; e gli uomini e le donne che spesso vengono spediti a prestare servizio in paesi lontani, senza sapere cosa esattamente li aspetterà.
Il montaggio del documentario è di Desideria Rayner, pluripremiata montatrice di documentari quali L'orchestra di Piazza Vittorio e Improvvisamente l'inverno scorso.
Thomas Fazi è nato nell'82, è traduttore e interprete per varie case editrici italiane.
Enrico Parenti è nato nel '78, si è formato presso la scuola di cinema IDEP di Barcellona ed è oggi un film maker freelance. Lavora regolarmente per varie televisioni e produzioni italiane e straniere. Ha da poco finito un documentario sul problema della cecità in Etiopia e ha lavorato come direttore della fotografia su vari documentari, tra cui Giving Voice di Alessandro Fabrizi.
Benedetto XVI ha un indirizzo email? Perché il tasso di criminalità è più alto nella Città del Vaticano che a San Paolo in Brasile? A che serve un ufficio dell'anagrafe, se tra le Mura Leonine vivono più single che in tutta Manhattan? E perché ci sono anche una stazione ferroviaria, un negozio tax free, ma un solo canale televisivo e nessun cinema? Alexander Smoltczyk giornalista che è stato per diversi anni corrispondente da Roma per il settimanale tedesco "Der Spiegel" - risponde a queste e a molte altre domande sulla vita all'ombra di San Pietro, fornendo al contempo utili informazioni pratiche e interessanti cenni storico-artistici sul patrimonio dello Stato della Chiesa. In questa sorta di brillante guida informale, l'autore ci svela le abitudini e gli aspetti meno conosciuti di chi vive in Vaticano, la giornata tipo del Papa, il ruolo delle donne tra le Mura Leonine, l'economia e le attività lavorative negli uffici, le tendenze della moda all'interno della Curia, i sistemi per entrare di nascosto nei luoghi di non facile accesso, e persino gli aspetti più piccanti della vita sentimentale e sessuale degli abitanti più in vista della città pontificia. Vatikanistan è quindi una sorta di "breviario" laico, in cui ci viene offerta una testimonianza diretta sui segreti, sui misteri, sulle particolarità che rendono così unico lo Stato più piccolo, più ricco e più potente del mondo.
Con cadenza quasi giornaliera, prima sulle pagine del "manifesto" e poi sulla "Stampa", Riccardo Barenghi, meglio conosciuto come "jena", commenta in micidiali e caustici corsivi gli avvenimenti del giorno. Nulla sfugge alla sua penna, che non risparmia nessuno e irride al pensiero unico: paladino del pluralismo dell'informazione, con amarissima e crudele ironia Barenghi castiga politici di destra e di sinistra, governanti di tutto il mondo, uomini d'affari, eminenze grigie. Le sue provocazioni, raccolte per la prima volta in questo libro, suscitano rabbia, frustrazione, indignazione, amarezza, spesso il riso, e forniscono un fulminante quadro del presente. Un mondo che non sa o non vuole imparare dai propri errori, i cui protagonisti sono nani e ballerine, mistificatori, sostenitori dell'intolleranza e dell'arroganza. Uno spaccato puntuale della nostra storia, uno specchio deformante che ci rimanda però un'immagine più lucida e veritiera dei nostri vizi e delle nostre, pochissime, virtù.
In Italia si assiste a un incremento degli omicidi in famiglia. È il sintomo di un disagio profondo che non riguarda più solo soggetti emarginati o affetti da patologie, ma uomini e donne che gli psichiatri non esitano a definire "normali". L'autrice propone un'indagine serrata sui misteri dell'anima, sull'infelicità delle relazioni umane, sulla perdita di certezze nei rapporti d'amore primari, come quello tra genitori e figli.