Brunhilde Pomsel lavorò come segretaria, stenografa e dattilografa per il ministro della Propaganda nazista Joseph Goebbels. La vita della signora Pomsel è stata lo specchio delle grandi tragedie storiche del ventesimo secolo e di quanto accaduto in Germania successivamente. Oggi molti pensano che i pericoli della guerra e del fascismo siano stati ormai superati. Brunhilde Pomsel ci dice chiaramente che non è così. "A German Life" costringe gli spettatori a guardarsi in faccia e suscita domande inquietanti e senza tempo: cosa avremmo fatto al suo posto? Avremmo sacrificato i nostri principi per avanzare nella carriera? Come ci poniamo di fronte ai valori morali? Cosa significa rispetto per l'umanità?
"Peggy Guggenheim. Art Addict" è un documentario sulla vita dell'icona dell'arte Peggy Guggenheim diretto da Lisa Immordino Vreeland, già regista di "Diana Vreeland. L'imperatrice della moda". È basato sulla biografia di Peggy, ereditiera della famiglia Guggenheim che finì per diventare una figura centrale del movimento dell'arte moderna. Attraversando gli sconvolgimenti culturali del ventesimo secolo, collezionò non solo opere d'arte, ma anche artisti. La sua pittoresca storia personale include figure quali Samuel Beckett, Max Ernst, Jackson Pollock, Alexander Calder, Marcel Duchamp, così come innumerevoli altri. Nonostante le delusioni che caratterizzarono la sua vita privata, rimase sempre fedele alla propria visione e mise insieme una delle più importanti collezioni di arte moderna, ora gelosamente custodita nel suo palazzo veneziano. Il film è una sintesi della migliore arte del ventesimo secolo e della vita libertina e iconoclasta di una delle donne più potenti del mondo dell'arte.
Come è accaduto che un uomo, un cattolico-nazionalista della classe media, potesse diventare l'ideatore ed esecutore delle strategie che portarono allo sterminio di milioni di ebrei, comunisti e rumeni? Da dove nasce questa ideologia? Come vedeva se stesso, e come era visto in privato, dalla moglie Margarete, dalla figlia Gudrun e dalla amante Hedwig? Come è stato possibile che l'uomo che tanto elogiava le cosiddette virtù tedesche, come l'ordine, la decenza e la bontà, quando scriveva a casa, nel bel mezzo della guerra e dell'Olocausto, affermasse: "Malgrado tutto il lavoro, sto bene e dormo bene"? Come può un uomo diventare un eroe ai propri occhi ed essere uno sterminatore di massa agli occhi del mondo? Attraverso centinaia di lettere private, documenti, diari e fotografie, il film tratteggia una biografia da un punto di vista inedito e svela i pensieri nascosti, gli ideali, i piani, i segreti del comandante delle SS, l'architetto della Soluzione Finale: Heinrich Himmler.
"Bisogna fare soltanto quel che si è capaci di fare" ha detto una volta Franca Valeri, che più di qualunque altra artista del Novecento, ha saputo farci ridere dei nostri inguaribili difetti con ironica eleganza. "Franca la prima" è l'omaggio di Sabina Guzzanti alla pioniera dello spettacolo italiano. L'incontro tra due intelligenze libere e raffinate. Il sottile ma tenace filo della satira teso tra due donne che da mezzo secolo gettano il proprio sguardo tagliente su un paese condannato a essere sempre se stesso. Perché "di mezze calze che si prendono sul serio è piena l'Italia" (Franca Valeri). Il libro contiene: "L'amore è poetica attesa" a cura di Daniela Basso, "Una lettera di Alberto Arbasino a Franca Valeri", un omaggio all'attrice e al suo "Museo della Donna Contemporanea". Un'introduzione di Sandro Avanzo per comprendere il percorso artistico e intellettuale di Franca Valeri, attrice e autrice, protagonista della cultura italiana dal dopoguerra a oggi. Una raccolta di testi tra i più rappresentativi di Franca Valeri, racconti e ritratti di donne sorprendentemente attuali.
"Lotta per i tuoi diritti!" diceva Bob Marley in una delle sue canzoni più famose, parole scolpite nella storia del reggae e della musica di ogni tempo, preghiera di speranza e libertà sulle labbra di generazioni che, a trentun anni dalla morte del mito, sentono sulla pelle il trauma dell'emarginazione in un mondo sempre più crudo. Marley compone le tessere di una leggenda controversa e inafferrabile e, scavando nel magma del passato le gemme di un repertorio inedito fiammeggiante, ricostruisce spirito, ritmo e contraddizioni profonde di un'icona del Novecento che la morte ha cristallizzato nel cuore di milioni di fan, un simbolo di libertà che vive eternamente nei colori della bandiera giamaicana. Perché mai come oggi abbiamo bisogno di "Redemption". Il libro contiene: "Sun is shining". Nel corposo contributo tratto dal libro di Timothy White Bob Marley, con ampio respiro storico e culturale riferito alla Giamaica degli anni Cinquanta e Sessanta, si ripercorre la nascita del reggae e l'ascesa di Marley alla ribalta internazionale. Non mancano finestre sul movimento culturale Rastafariano e sulla storia degli afroamericani. Un breve ma significativo paragrafo tratto da "Il Negus" di Kapuscinski racconta da vicino la figura dell'Imperatore d'Etiopia venerato dai rasta giamaicani. Infine, il racconto di Marco Grompi tratto dal libro di Marco Denti "Burn Babylon Burn" sull'avventura e l'iniziazione alla musica di un adolescente durante il memorabile concerto di Marley a San Siro nel 1980.
"Gli scacchi sono la palestra della mente," diceva Lenin, un altro appassionato di quelle sessantaquattro caselle su cui Bobby Fischer ha bruciato tutta la sua vita, dal paradiso della fama all'inferno della vergogna. "Bobby Fischer against the World" è la storia di un bambino prodigio diventato uomo di fronte a una scacchiera, una superstar otto volte consecutive campione americano, bandiera degli Usa negli anni roventi della Guerra Fredda e infine nemico pubblico, senza passaporto, dignità e diritti. Genio, febbre e follia di un mondo che perdeva se stesso prima ancora dei propri simboli. Perché contro gli abissi dell'anima non ci sono contromosse. Il libro contiene "Un tempo, una vita" a cura di Giacomo Mondadori. Che cosa è successo a Bobby Fischer dopo la vittoria ai Mondiali? Vittorio Giacopini ci propone, di quegli anni, una rievocazione suggestiva, in cui fatti e personaggi sono reali ma "tutto il resto è invenzione, fantasia, interpretazione arbitraria, tradimento". Sandro Veronesi, Bobby Fischer l'ha conosciuto davvero. Il suo racconto è la cronaca della "Rivincita del XX secolo" tra il giovane americano e il sovietico Spasskij. Era il 1992. Nelle sue note la regista Liz Garbus ci spiega la genesi e lo sviluppo del film, mentre le recensioni di Alberto Crespi e Nanni Delbecchi analizzano lo "shining" del campione.
"Siate affamati, siate folli," diceva più o meno Steve Jobs in quello che oggi è un mantra per milioni e milioni di suoi fan, seguaci di un marchio che in meno di quarant'anni è diventato il simbolo di uno stile di vita seguito ai quattro angoli del globo. "Steve Jobs. L'intervista perduta" è un reperto che riemerge dopo vent'anni di oblio, la preziosa possibilità di spingere il tasto rewind e rivivere la nascita di un sogno, quello di un ventenne californiano che in un garage di Cupertino, nel cuore degli anni settanta, ha visto il futuro che noi tutti oggi viviamo. Settanta minuti di intervista esclusiva e inedita a Steve Jobs in un momento chiave della sua vita. Per rivivere la nascita di un sogno. Uno sguardo quasi archeologico sugli albori di Jobs, di Apple e dell'informatica e una visione nitida sul suo futuro. Che è il nostro oggi. Perché vivere vuole anche dire rifiutare l'ovvio, e cercare sempre qualcosa di più bello di quello che già si possiede. Il libro contiene "L'intervista", con una introduzione di Riccardo Staglianò. Riemerge fortunosamente da un garage un'intervista del 1995 a Steve Jobs, raccolta in un momento chiave della sua vita e della sua carriera: sono trascorsi dieci anni dalla sua tumultuosa uscita da Apple e di lì a poco vi farà rientro.
Dopo Bob Dylan e gli Stones, Martin Scorsese continua il suo viaggio nella grande musica pop/rock del Novecento con un documentario sulla vita di George Harrison, il "terzo" Beatles, il chitarrista, colui che più di tutti gli altri ha saputo defilarsi dalle scene scegliendo un percorso spirituale intimo e irripetibile. George Harrison: "Living in the Material World" è prima di tutto il racconto di un'esperienza straordinaria e fuggente, gli otto anni che hanno cambiato la storia della musica pop con la rivoluzione culturale dei Beatles, un quadrato illuminato da un successo immortale di cui George Harrison era un vertice. Poi, dopo il 1970, la storia di un uomo in viaggio verso una spiritualità sempre più intensa, una ricerca di se stesso e di nuovi significati costellata da nuovi successi da solista. Una storia di musica e vita raccontata sulla scena, oltre che da Harrison stesso e dagli altri tre Beatles, da personaggi come Ravi Shankar, Eric Clapton, Jackie Stewart, Terry Gilliam, George Martin, Jane Birkin, Yoko Ono, Klaus Voorman, Phil Spector, Tom Petty e altri ancora, compresi moglie e figlio di Harrison. Il libro allegato al DVD, e curato da Federico Pontiggia, raccoglie un'intervista al regista, un'indagine sul ruolo della musica nel cinema di Scorsese e un'analisi critica del film.
"Ha gli occhi di Caligola, ma la bocca di Marilyn Monroe" diceva di Margaret Thatcher il presidente francese Mitterrand, fotografando con una battuta fulminante il paradosso del politico inglese più importante del Novecento dopo Winston Churchill. "The Iron Lady" è uno specchio nel quale, trent'anni dopo, la Gran Bretagna e l'intero Occidente, squassati da una crisi che affonda inesorabile la lama nella carne viva della società, ritrovano l'immagine deformata di una politica che ha perduto la strada per il futuro, incapace di fermare il tragico gioco a somma zero tra i sommersi e i salvati. Perché un'icona si nutre di sentimenti profondi. Come l'odio e l'amore. Il libro "This was England", a cura di Alessandro Bignami, raccoglie un pezzo inedito del corrispondente Ansa da Londra su come l'Inghilterra ha reagito al film sulla Thatcher, una cronologia della vita di Maggie e le interviste al regista, al produttore, alla sceneggiatrice e a Meryl Streep, protagonista di un'altra interpretazione da Oscar. A chiudere, un saggio critico di Emanuela Martini sulla "British Renaissance", la rinascita del cinema inglese durante il regno della "Lady di ferro".
Lo straordinario pianista jazz Michel Petrucciani, il genio alto un metro e due centimetri, riposa dal 1999 nel cimitero degli artisti per antonomasia, il Père Lachaise di Parigi, stroncato da una malattia crudele che l'ha portato via al mondo a soli trentasei anni. Ora questo artista inimitabile rivive nel documentario di Michael Radford, presentato all'ultimo Festival di Cannes e uscito con successo in sala anche in Italia. Come in un sogno, ripercorriamo la vita di un freak a cui tutto il mondo si è inchinato, il primo straniero che poté esibirsi al mitico Blue Note di New York. Il pianoforte gli parlava e lui rispondeva, ebbe quattro mogli e donne ovunque: visse con ironia e sregolata ubiquità un'esistenza a mille, tutta d'un fiato, di cui Radford tenta di intercettare l'unicità costringendosi a evitare la retorica. Una ricca collezione di interviste e materiali di archivio ci racconta la storia di un uomo dall'incredibile talento, che ha dovuto sconfiggere un pesante handicap fisico per diventare un indiscusso gigante della musica.
Prodotto dalla JumpCut e coprodotto dai fratelli Almodóvar e dal regista brasiliano Fernando Mereilles, il documentario mostra la dimensione etica e personale del Premio Nobel per la letteratura José Saramago (scomparso a giugno 2010) nella vita di tutti i giorni, accanto alla moglie, la giornalista e traduttrice Pilar del Río Gonçalves. Seguendo la coppia durante il processo di scrittura del romanzo di Saramago "Il viaggio dell'elefante", dalla prima bozza scritta nella casa di Lanzarote nel 2006, al lancio ufficiale del libro in Brasile nel 2008, il documentario rivela un Saramago desideroso di scrivere e cambiare il mondo, pronto al contraddittorio polemico ma anche capace di grandi slanci di affetto, a dimostrazione che genio e semplicità possono andare d'accordo e che "tutto può essere raccontato in altro modo". Il risultato sono 240 ore di girato - ridotte a 125 minuti - che mostrano il lato meno noto di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo e una commovente storia d'amore. Ecco quindi Saramago durante i momenti più intimi della vita domestica con la moglie o durante momenti più accesi, come quando discutono di politica. O ancora, durante momenti di intima confessione. Il libro allegato "Il viaggio non finisce mai" contiene alcuni estratti da "L'ultimo Quaderno", la raccolta di scritti che il Premio Nobel ha pubblicato sul suo blog l'anno precedente la sua scomparsa, e di diversi articoli a lui dedicati firmati da Roberto Saviano, Maurizio Maggiani, Giancarlo Depretis e Flores d'Arcais.
Racconta Pollack: "Quando Gehry mi disse: vorrei fossi tu a dirigere questo lavoro, gli risposi che non avevo mai fatto un documentario e non sapevo nulla di architettura. Lui replicò: proprio per questo. Io voglio raccontarmi come uomo, pittore mancato, dirti cosa ha significato per me studiare le linee della cattedrale di Chartres e Alvar Aalto; ridisegnare a quarantanove anni la mia casa di Santa Monica, facendo buchi nei muri per cercare la mia regola fondamentale: la rifrazione della luce sugli edifici". Sullo schermo, anche l'analista di Gehry, Milton Wexler e gli amici: l'attore Dennis Hopper, il pittore Julian Schnabel, i "boss" del cinema Michael Eisner e Mike Ovitz. Al DVD è allegato il volume "Frank Gehry. Architettura, testimonianze" di Monica Buzzone con l'introduzione di Nicola Brughieri e un'intervista a Germano Celant.