Nel 1482 Leonardo da Vinci entra per la prima volta a Milano. Ha trent'anni, poca esperienza del mondo e tra le mani solamente una spavalda lettera di presentazione per il signore della città, l'ambizioso Ludovico il Moro, in cui si descrive capace ed esperto in ogni campo, dall'arte della guerra all'edilizia. Vuole fare fortuna, è giovane e ha tanta voglia di mettersi in gioco. Riuscirà perfettamente nel suo intento, perché quando partirà dopo quasi tre decenni alla volta della corte francese di Francesco I, lascerà una città profondamente mutata, una metropoli moderna e all'avanguardia, fiera delle proprie tradizioni ma già orientata verso l'Europa. Gran parte di questa trasformazione è merito suo: alla corte sforzesca Leonardo ha infatti potuto sviluppare ed esercitare tutte le sue abilità, dall'architettura all'ingegneria idraulica, dalla pittura dei celeberrimi ritratti alla scenografia di spettacoli teatrali con effetti speciali mai visti prima. Milano, con la vivacità e lo spirito dinamico che la contraddistinguono, è il luogo perfetto per permettere al suo genio eclettico di spaziare senza limiti, lasciando segni che restano ancora visibili a distanza di cinque secoli. In questo libro Marina Migliavacca accompagna il lettore in un itinerario avvincente tra luoghi ricchi di fascino e storia, raccontando con precisione e gusto l'avventuroso rapporto tra il più grande genio italiano e la città che gli ha dato la fama.
L'Italia è un enorme museo: nelle sue città, fra le sue colline, lungo le sue spettacolari coste sono nati - e in qualche caso sono tutt'ora conservati - alcuni dei più grandi capolavori artistici della nostra civiltà. Chi non conosce "L'ultima cena" di Leonardo Da Vinci, il "David" di Michelangelo e la "Primavera" di Botticelli? Ma sono tante le opere create in Italia che hanno vissuto destini travagliati: trasportate per il mondo, rubate in guerra, a volte restituite a volte no, spesso perdute. Non c'è da stupirsi che i più temuti personaggi della storia, da Napoleone fino a Hitler, abbiano preso di mira lo stivale d'Europa con i suoi tesori. Ma in loro difesa si sono battuti eroi sconosciuti che hanno rischiato la vita per riportare in patria parte del bottino, e di cui oggi Alessandro Magno ricostruisce le gesta.
"La pittura dei lumi" attraversa l'anima di un intero secolo, rileggendo le tele e i guadri dei grandi artisti del Settecento e sottolineando i punti di rottura con la tradizione che sanciscono il formarsi di un modo nuovo di interpretare e rappresentare il mondo. Con l'originalità di vedute e la profondità di analisi che sono il suo segno inconfondibile, l'autore accompagna il lettore in una sorprendente galleria di immagini che si concretizzano nei capolavori dei maestri europei dell'epoca: da Watteau a Goya, da Chardin a Hogarth, senza tralasciare gli italiani Tiepolo, Magnasco, Piranesi. Grazie al suo coinvolgente stile narrativo, Todorov ci fa immergere nelle vite, nelle passioni, nelle scelte profonde di guesti grandi artisti, cittadini di un nuovo mondo in cui gli individui viaggiano e si incontrano, i libri e le opere d'arte circolano liberamente, le idee oltrepassano in breve tempo i confini. È il preludio alla nascita di quel comune pensiero europeo su cui ancora oggi si fonda la nostra identità, e che proprio nell'età dei Lumi affonda le sue più profonde radici. Sullo sfondo di guesto affresco sta l'inimitabile approccio di Todorov: la convinzione che - come ha scritto Max Dvorak - "la storia dell'arte, al pari di quella della religione, della filosofia o della poesia, è una parte della storia universale dello spirito".
Subito dopo la rivoluzione francese, le idee dell'illuminismo si diffondono in Europa. A portarle in Spagna non sono però i libri dei filosofi ma l'esercito di Napoleone, che occupa il paese tra il 1808 e il 1813, imponendo un regime repressivo e spietato. L'evidente contraddizione fra gli ideali di fraternità e armonia del pensiero dei lumi e la brutalità e il caos della guerra di conquista turba e confonde le migliori coscienze del continente: tra di loro Francisco Goya, uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. In risposta ai tragici avvenimenti di cui è testimone e alla malattia che lo colpisce privandolo dell'udito, Goya abbandona i soggetti convenzionali che gli sono valsi il successo alla Corte di Spagna e intraprende un viaggio nell'ombra raffigurando in opere sempre più inquietanti ed estreme, spesso rigorosamente private, i mostri e gli incubi che abitano le menti e i cuori degli uomini e che possono condurre alla violenza, alla tortura, alla follia. Sono gli anni dei Capricci, immagini che sembrano piombare lo spettatore nelle pagine di Franz Kafka; dei Disastri della guerra; delle celebri pitture della Casa del Sordo, testimonianza dell'estrema vecchiaia e solitudine. Nel suo nuovo libro Tzvetan Todorov, osservatore lucido e inquieto del disordine del nostro tempo, legge il percorso di questo genio indiscusso mettendone in evidenza la formidabile attualità. Goya non ha mai abiurato la sua fede negli ideali illuministici della Verità e della Ragione...