La storia dell'antica Roma e del suo gigantesco impero colpiscono ancora oggi per due aspetti: in primo luogo per la forza di un esercito che fece di un villaggio sui colli del Lazio la prima superpotenza mondiale, assoggettando popoli diversissimi per lingua, storia, cultura, religione, costumi, tradizioni... E poi perché il secondo straordinario successo di Roma fu quello di unire e amalgamare all'interno di un'unica cultura condivisa diversi milioni di cittadini, dalle fredde coste del Mare del Nord alle pianure mesopotamiche, dalle rive del Mar Nero alla costa atlantica di quello che oggi è il Marocco. In questo saggio, Boris Johnson, che prima di diventare giornalista e uomo politico di successo ha studiato Antichità Classica a Oxford, ci spiega come Roma sia riuscita prima a imporsi con la forza delle armi; e poi a costruire un sistema politico - e soprattutto una civiltà - in grado di unire moltissime differenze. È una ricostruzione storicamente impeccabile, ma anche brillante e ricca di curiose sorprese. E offre indicazioni utili: perché, ci ricorda Boris Johnson, per certi aspetti la sfida che dovette affrontare l'antica Roma non è così diversa da quella che deve affrontare oggi l'Europa, alle prese con i problemi dell'immigrazione e dell'integrazione.
Oggi questa intuizione può essere corroborata da nuove acquisizioni della storia e dell'archeologia, che ci permettono di capire meglio che cosa davvero significhi l'eccezionalità della Grecia nella storia delle civiltà.
Perché su questo non c'è dubbio: i greci, popolo singolare ed esotico, riuscirono a dar vita a una cultura diversa da tutte le altre, pur straordinarie e grandi, fiorite nel corso della storia. Altrove, l'organizzazione e la mentalità politica, le idee, i miti, i modi di pensare, le risorse tecnologiche, la religione, la poesia, l'arte, la scienza si erano concretizzate grazie a un potere autoritario, una monarchia.
In Grecia, invece, fu una vasta cerchia di uomini liberi che, attraverso un complesso percorso storico, inaugurò libere forme di vita. Cultura, libertà e democrazia segue questo affascinante percorso, nelle sue varie fasi e nei suoi risvolti: gli aspetti politici e militari innanzitutto, a partire dal confronto con la Persia e con Roma; e poi la frammentazione e la molteplicità delle città greche, da Atene a Sparta; l'alternarsi di democrazia e aristocrazia, di rivolte e tiranni.
A questo percorso è strettamente intrecciato l'aspetto economico, con la spinta dei commerci e la colonizzazione del Mediterraneo. E va tenuto conto dell'intelaiatura specificamente culturale che ispirò questa evoluzione e al tempo stesso le diede una forma e una consapevolezza: l'epica di Omero ed Esiodo, il rapporto con le divinità, l'importanza dei simposi e la nascita della filosofia…
In una fase di rivoluzione globale, ci suggerisce il libro di Christian Meier, comprendere le nostre radici profonde, i valori che hanno ispirato il percorso della civiltà prima greca e poi europea, è fondamentale: non solo per capire il nostro passato, ma per guardare al futuro.
Al tempo della nascita di Cristo, l'Europa era contrassegnata da uno straordinario contrasto. Da poco unificato sotto la dominazione imperiale di Roma, il Mediterraneo era sede di una civiltà politicamente evoluta, economicamente avanzata e culturalmente raffinata.
Il resto dell'Europa era popolato da agricoltori con un'economia a livello di sussistenza, organizzati in entità politiche di piccole dimensioni. Gran parte di essa era dominata da genti di lingua germanica scarsamente alfabetizzate, che pur disponendo di alcuni utensili e armi di ferro utilizzavano perlopiù attrezzi di legno e non usavano mai la pietra come materiale da costruzione. Più si procedeva verso est, più rarefatto si faceva il paesaggio: meno utensili di ferro, meno produttività nell'agricoltura e minore densità della popolazione.
Mille anni più tardi troviamo un mondo completamente cambiato. Non solo i gruppi di lingua slava si sono sostituiti a quelli di lingua germanica, ma, cosa ancora più importante, il Mediterraneo ha perduto la sua centralità.
A livello politico la causa va ricercata nel progressivo affermarsi nel Nord di entità statuali più grandi e solide. Tuttavia verso il Mille erano anche molti tratti culturali caratteristici del Mediterraneo – non ultimi il cristianesimo, l'alfabetizzazione e le costruzioni in pietra – a diffondersi al Nord e all'Est.
In sostanza le diverse forme di organizzazione umana si sviluppavano verso un maggiore grado di omogeneità lungo una direttrice che interessava l'intera fascia continentale dell'Europa. Furono queste nuove strutture, politiche e culturali, a rompere definitivamente l'antico ordine mondiale fondato sul dominio del Mediterraneo. L'Europa barbarica non era più barbara.
Dopo il grande successo di La caduta dell'impero romano, Peter Heather torna a raccontare la storia del rapporto tra barbari e romani e la nascita dell'Europa. Le migrazioni, alla base della nascita del continente europeo, il loro impatto sul mondo antico, il loro significato, come avvenivano, come erano organizzati i nuovi insediamenti, come si rapportavano al potere romano: ogni aspetto della storia viene presentato e spiegato nel modo più semplice e avvincente. L'impero e i barbari diventa un viaggio nel passato che offre spunti e parallelismi sorprendenti con il presente.
Condividi
La caduta dell'impero romano è da sempre uno dei più affascinanti enigmi della storia. Roma disponeva di una formidabile forza militare ed economica, su un territorio immenso, che si estendeva dal Vallo di Adriano ai confini con la Scozia fino all'Eufrate, dall'Africa settentrionale al Reno e al Danubio. Era una macchina perfetta e collaudata, con una rete capillare di strade e di fortezze, ricche città e una organizzazione amministrativa per certi versi insuperata. Tra la battaglia di Adrianopoli nel 378 d.C. e la deposizione dell'ultimo imperatore Romolo Augustolo nel 476 d.C., la superpotenza più longeva della storia venne sconfitta e occupata da bande di invasori "primitivi", distrutta da barbari ritenuti quasi incapaci di organizzazione e di pensiero razionale. Come è potuto accadere? Le ricostruzioni più diffuse hanno dipinto una civiltà decadente e corrotta, troppo "civilizzata" e magari indebolita dal cristianesimo. Ma a giocare un ruolo determinante furono anche semplici dettagli, come gli archi degli unni, più lunghi e potenti di quelli dei nemici, e il carico fiscale imposto dalla capitale alle province. Con una narrazione ricca di episodi e personaggi memorabili, Peter Heather confuta i luoghi comuni, mettendo a frutto le sue competenze economico-militari e le sue approfondite conoscenze sui barbari, ricostruendo in maniera brillante e persuasiva gli scontri e le battaglie, ma anche i tentativi di integrazione alle frontiere dell'impero.