Marisa guarda con sgomento la classifica dei libri più venduti. In cima c'è il romanzo che ha tra le mani. L'ha sfogliato e ha riconosciuto ogni pagina, ogni riga, ogni vocabolo. Quello è il libro che ha pubblicato vent'anni prima, solo che ora il nome dell'autore in copertina è un altro e lei non sa chi sia. Qualcuno ha copiato il suo romanzo. Marisa non sa che fare perché non può dimostrare che si tratti della stessa storia scritta con le stesse parole. Non può farlo perché quando ha pubblicato il suo esordio è stato un totale fallimento e ne ha distrutto ogni copia, ogni file. Invece ora qualcuno con quello stesso libro sta avendo successo. È in vetta alle classifiche. Marisa non ha idea di come sia potuto accadere, ma deve vendicarsi. Anche se non ha le prove non può permettere che questo plagio vada avanti. Ricorda perfettamente come funziona il mondo editoriale, ne conosce tutte le leggi. Deve solo provare ad entrarci in qualche modo, nessuno si ricorderà di lei. E deve riuscire ad avvicinare l'autore dell'imbroglio. Basterà giocare sulle sue ossessioni di scrittore, che lei conosce bene, per portarlo alla verità. Basterà far vacillare le certezze della sua creatività per ottenere quello che vuole. Un piccolo peccato solo per amore della giustizia. Anche se questo forse vuol dire riprendere in mano una penna e tornare a scrivere. Tornare nel regno di quel sogno che si è infranto tanti anni prima. Quello che l'ha fatta soffrire e ha cambiato la sua vita. Un romanzo non è finito fino a quando non si trova il giusto finale. Più è sconcertante, più è misterioso, più il lettore amerà leggerlo. E lo scrittore scriverlo. Ma non sempre è così.
La mattina del suo quarantanovesimo compleanno Giulia è seduta sullo sgabello della cucina a bere un caffè e, mentre contempla la nebbia dell'inverno milanese, viene travolta da un attacco di panico in piena regola. Lei, giornalista di costume in una rivista di grido, con una vita scandita da mille impegni, avverte all'improvviso la consapevolezza che la sua esistenza così com'è sembra non avere più alcun senso. Un compagno da quattro anni, Massimo, anch'egli giornalista con una forte propensione all'indipendenza, una madre giocatrice incallita dalla personalità crudele e affascinante da cui ha imparato a guardarsi le spalle, qualche amica con cui condividere sfilate e pettegolezzi, un fratellastro amatissimo, un padre artista e sognatore, e questo è tutto. Ciò che la sconvolge, però, è l'impellente desiderio di maternità mai provato prima, giunto molto oltre i tempi supplementari, che adesso le sembra l'unica ragione di vita. Le reazioni delle persone vicino a lei non sono incoraggianti e, accompagnata da un coro di «ma tu non ne hai mai voluti», Giulia si accinge non senza difficoltà a convincere il compagno a imbarcarsi nel complicato mondo delle cure per la fertilità, ispirata da un'idea di famiglia in cui crede ancora nonostante la sua infanzia passata a giocare a Barbie sotto i tavoli verdi. Massimo però si rivela un partner imprevedibile, che la porta un giorno in un paradiso di mille premure e quello dopo nell'inferno dell'indifferenza, facendola sentire ancora più sola. Così Giulia, quasi senza alleati, decide di abbandonare per sempre la sua zona di confort e di spiccare un salto nel vuoto. Alternando ironia e malinconia col suo stile inconfondibile, Federica Bosco ci trascina in un crescendo di emozioni e colpi di scena raccontando una storia in cui tutti possiamo riconoscerci, perché e non è mai troppo tardi per prendere una decisione folle, se è quella che ti può rendere felice.
Sofia e Leone sono amici per la pelle. Non importa se Sofia è energica e determinata quanto Leone è pacato e timido: insieme possono fare qualsiasi cosa, perché sanno che le differenze tra loro sono una ricchezza. La loro amicizia è nata grazie alla passione comune per il calcio: non c'è niente che li renda più felici di vestire la maglia della Libertas, la loro squadra del cuore. Bastano un prato e un pallone e via: iniziano a correre e a ridere come matti! Eppure c'è qualcuno a cui proprio non va giù che femmine e maschi facciano squadra. Così, quando viene esclusa dal ruolo di vice-allenatore, Sofia decide che non ci sta. Non vuole che il suo sogno le venga precluso solo perché è una «femmina». Decide allora di tornare alla casetta del book-crossing dove si trova il libro magico grazie al quale lei e Leone erano riusciti a tornare nel 1946 e a salvare la Costituzione. Sofia sente che, anche questa volta, il libro ha tutte le risposte che cerca. Insieme a Leone, viaggerà ancora una volta nel tempo e incontrerà Rita Levi-Montalcini. I due amici capiranno così che non esistono lavori da femmina o da maschio e che niente può impedire a Sofia, e a noi tutti, di realizzare i propri sogni. Maria Scoglio e Cristina Sivieri Tagliabue hanno creato due personaggi speciali con cui i piccoli lettori sanno identificarsi. Nella loro prima avventura, Missione Democrazia, Sofia e Leone ci hanno insegnato i principi cardine della Repubblica italiana. In queste pagine ci portano invece al cuore dei diritti civili e di parità di genere, fondamentali per crescere una nuova generazione attenta all'altro. Età di lettura: da 7 anni.
Pubblicato per la prima volta in inglese nel 1967 e da allora tradotto in tutto il mondo e costantemente ristampato, Linguaggio e silenzio offre una delle più ambiziose e profonde riflessioni sul ruolo della cultura nella società contemporanea, sullo stato della letteratura e sulle responsabilità degli scrittori e degli artisti in genere. Nel corso del Novecento nazismo e stalinismo, con le loro atroci falsificazioni, hanno tentato di distruggere l'umanesimo centroeuropeo. Le tecniche di persuasione dei mass media e della pubblicità favoriscono da decenni la diffusione della volgarità, dell'approssimazione e della cupidigia. D'altro canto scienze come la matematica e la fisica (e importanti correnti della filosofia contemporanea) pretendono dal linguaggio una esattezza e una formalizzazione assolute. George Steiner offre un'impietosa e lucidissima diagnosi delle malattie che stanno privando la parola di forza e legittimità e s'interroga sul futuro del linguaggio e dell'umano. Perché, argomenta Steiner, «il linguaggio è il mistero che definisce l'uomo, in esso l'identità e la presenza storica dell'uomo si esplicano in maniera unica. È il linguaggio che separa l'uomo dai codici segnaletici deterministici, dalle disarticolazioni, dai silenzi che abitano la maggior parte dell'essere. Se il silenzio dovesse tornare di nuovo in una civiltà in rovina, sarebbe un silenzio duplice, forte e disperato per il ricordo della Parola».
Arriva un momento in cui si è convinti che non ci sia più bisogno di imparare. Ma basta un attimo per capire che le nostre sicurezze, spesso, sono solo un modo per far tacere la paura. Perché vivere intensamente è questo che fa: paura. E sono proprio i giovani a metterci davanti agli occhi una simile verità. Sono loro a rendere chiaro e lampante ciò che nella vita si è sempre saputo, ma non si sapeva di sapere. O ci si rifiutava di sapere. Capitolo dopo capitolo, Enrico Galiano ci porta a scuola di felicità. Una scuola in cui le lezioni sono piccole e grandi allo stesso tempo - sull'amore, il coraggio, la libertà - e impartite non da chi siede dietro la cattedra, ma dai ragazzi stessi. Scopriremo così che hanno ragione loro, quando ridono fino alle lacrime mentre gli adulti li osservano seri. Hanno ragione, quando amano fino a stare male mentre gli adulti li guardano con un sorriso accondiscendente. Hanno ragione, quando cadono, quando non capiscono, quando tartassano di domande finché ottengono una risposta chiara. Quando si arrabbiano perché non si sentono ascoltati. Grazie ai ragazzi, ci si rende conto che, per quanta strada si sia fatta, per quanta esperienza si sia accumulata, si è sempre eterni ripetenti. Eterni ripetenti alla scuola della felicità. Dopo "L'arte di sbagliare alla grande", Enrico Galiano torna con un saggio che è come una giornata di sole dopo mesi di pioggia. Ci fa entrare nella sua classe ad ascoltare le voci e le storie di ragazze e ragazzi, e ci trasmette un'inaspettata leggerezza: leggendo queste pagine, nasce, spontanea, una voglia improvvisa di cominciare a vivere davvero.
Autentico capolavoro del teatro barocco, l'opera mette in scena il conflitto tra libertà e destino, vita e sogno (un sogno presunto, insinuato da altri), verità e ingannevole apparenza. "Sogno" infatti non è emblema solo d'una condizione sfuggente e precaria, ma anche d'uno strato di finzione e di menzogna, di paralisi parziale della volontà, di un'angoscia esistenziale "il delitto d'esser nato" - che consiste nel non poter imporre agli altri il proprio essere e il proprio esistere. Introduzione di Andrea Baldissera.
Le "Confessioni" di Agostino iniziano un'epoca nuova del pensiero filosofico. Non c'è, per imparare la sapienza, altro curriculum che l'ordine dei giorni, altra "via" che un percorso esistenziale. Quello dell'esistenza ansante e inappagata, che non si è sottratta alle comuni speranze e disperazioni, che ha corso in lungo e in largo la terra e ha voluto sperimentare ogni cosa umana, senza tenerne a distanza alcuna, assaporandole tutte o lasciandosene urtare, ferire, dominare, invece di limitarsi a esercitare il sereno potere della vista, che le domina da lontano. La metafisica non si svela veramente che nello specchio - e nell'enigma - di un destino personale.
"La scoperta del bambino" è la sintesi degli scritti con cui Maria Montessori delinea il suo metodo pedagogico: basandosi sul lavoro creativo cui è chiamato l'insegnante, queste pagine seguono lo sviluppo psicologico dei più piccoli dal momento in cui - dopo aver imparato a parlare - si rivolgono al mondo che li circonda, fino ai primi anni dell'apprendimento scolastico. Al centro dell'idea di Maria Montessori vi è da un lato il tema della formazione dei maestri e delle maestre, dall'altro l'incessante interazione tra le percezioni del bambino, le sue azioni e la capacità della sua mente di imparare e di scoprire, in una scuola nuova che non faccia alcuna distinzione tra ricchi e poveri, ma che sia capace di "chiamare entro l'anima del fanciullo l'uomo che vi sta assopito".
In questo libro vengono descritti i tasselli fondamentali del metodo montessoriano, a scuola e tra le pareti di casa: Il segreto dell'infanzia delinea infatti, passo dopo passo e in maniera chiara ed emozionante, l'intero percorso del bambino verso il risveglio della sua coscienza. In pagine che continuano a stupire per la loro modernità, Maria Montessori descrive l'istintivo e misterioso lavoro compiuto nei nostri primi anni di vita, la crescita libera dello spirito nella giovinezza, e non manca di proporre consigli pratici e amorevoli a quanti, dai genitori agli insegnanti, sono responsabili della crescita e hanno a cuore il mondo dell'infanzia. È un viaggio nell'intelligenza pratica ed emotiva dei bambini che ci permette, tra giocattoli e bugie, amore e incomprensioni, di scoprire quanto possa essere infantile a tratti il mondo degli adulti, e quanto profondi siano invece l'amore e l'intelligenza dei nostri figli.
"Educazione per un mondo nuovo" è la lettura ideale per avvicinarsi al metodo pedagogico di Maria Montessori e scoprire il pensiero rivoluzionario e gli insegnamenti sempre attuali della sua fondatrice. Grazie a un'esposizione piana e mai specialistica, il libro si rivolge non solamente a scienziati, professionisti e insegnanti, ma a tutti coloro i quali abbiano a cuore i diritti dei bambini. Scritto dopo la terribile esperienza della guerra, rappresenta il tentativo di costruire una comunità mondiale in grado di vivere finalmente in pace e in armonia. Per farlo, suggerisce Maria Montessori, l'unica strada possibile è superare i vecchi sistemi di trasmissione delle nozioni e ripartire da una scuola e una educazione davvero nuove e diverse. Perché «se v'è per l'umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questo aiuto non potrà venire che dal bambino».
«Il bambino è dotato di poteri sconosciuti, che possono guidare a un avvenire luminoso.» Nei primi anni di vita, la nostra mente è in grado di assorbire, creare, imparare in modo profondo e completamente diverso da come faremo in età adulta. È partendo da questo principio cardine del suo metodo che Maria Montessori si inoltra nel mistero di un periodo cruciale per la formazione della nostra identità, in quella fase che definisce i caratteri e le insospettate possibilità della vita futura. Con quest'opera, pubblicata per la prima volta in India, dove il metodo conobbe subito notevole successo - «Siamo membri della stessa famiglia», disse di Maria Montessori il Mahatma Gandhi -, si pongono le basi di un'educazione che non dovrà mai essere costrizione e oppressione ma aiuto alla vita e sviluppo di tutte le immense potenzialità di cui il bambino è dotato.
La scuola deve diventare il luogo dove il bambino può vivere nella sua libertà. Pubblicato per la prima volta nel 1916, L'autoeducazione traccia la visione complessiva della scuola di Maria Montessori, dal ciclo delle elementari all'università, nella prospettiva della formazione «permanente» dell'uomo. Nella prima parte si delinea la figura dell'insegnante, mentre la seconda illustra i test alla base dell'educazione progressiva e dell'istruzione programmata che caratterizzano il metodo montessoriano. Continuazione ideale della Scoperta del bambino, questo volume è il contributo più organico e sistematico di Maria Montessori al discorso pedagogico.