Quella di Daniele è una storia straordinaria di fede in Dio vissuta dal protagonista, insieme ai suoi amici, ai vertici del potere babilonese e medo–persiano del VI secolo a.C., sotto la luce abbagliante dei riflettori della vita pubblica. Questi ragazzi non continuarono a esprimere la devozione a Dio solo in forma privata ma perseverarono in una testimonianza pubblica d’alto profilo, nell'ambito di una società pluralistica che diveniva col tempo sempre più ostile alla loro fede. La loro vicenda costituisce un appello alla nostra generazione a essere coraggiosi, senza perdere il controllo della situazione e a non consentire che la fede venga annacquata e marginalizzata nello spazio pubblico, divenendo inutile e inoffensiva.
Si tratta della prima traduzione italiana di un testo fondamentale per la storia dei battisti: un'opera del 1612 scritta da Thomas Helwys che, con John Smyth e un gruppo di esiliati inglesi in Olanda, fondò la prima chiesa battista ad Amsterdam nel 1609. Helwys, tornato in Inghilterra, si stabilì a Spitalfields, a Nord di Londra, dove nel 1612 nacque la prima chiesa di battisti generali su suolo inglese. Questa opera è una sorta di appello a Re Giacomo I e al Parlamento inglese per chiedere la libertà di coscienza e il diritto di praticare la propria religione per tutti i sudditi del Re. Per la prima volta con questo scritto si invoca la libertà di religione e di coscienza per tutti gli esseri umani. Si tratta, dunque, di un documento fondamentale per una serie di tematiche che occuperanno il pensiero e la cultura occidentali.