L'ebraismo, rifiutando con decisione l'idea di fato, riconosce all'uomo la possibilità di plasmare il proprio futuro, abbandonando il peccato e facendo ritorno a Dio. Teshuvà, che in ebraico significa appunto "ritorno", nel linguaggio rabbinico indica pentimento, rifiuto del peccato, confessione della colpa e richiesta di perdono alla parte lesa, e rappresenta l'unico mezzo per alterare il rapporto obbligato tra peccato e punizione. In questo breve trattato, articolato in dieci capitoli, Maimonide espone le norme che aiutano l'uomo a raggiungere il pentimento, delineando autentici "percorsi di ritorno".
La psicologa Ella riceve un misterioso paziente bisognoso di un consulto urgente, il signor D. Dopo pochi minuti di seduta scoprirà che si tratta niente meno che di Dio, un Dio molto umano, e alla ricerca di una cura per una depressione che dura, giorno più giorno meno, da duemila anni. Non è facile trattare un paziente di una tale levatura, per di più senza una madre da incolpare, ma Ella, con coraggio e ironia, saprà trovare la via per sciogliere i nodi che hanno fatto ammalare Dio, un Dio che si è ritratto dalla Storia, abbandonando la sua sublime creazione al libero arbitrio degli uomini. Un testo originale, pervaso nella migliore tradizione yiddish da un umorismo sagace, che diventa, battuta dopo battuta, una vera e propria argomentazione teologica.
Tradotti per la prima volta in italiano, sono qui raccolti gli abbozzi per un ciclo di lezioni tenuto da Rosenzweig al Freies Judisches Lehrhaus di Francoforte sul Meno dal dicembre del 1921 al giugno del 1922. Dal titolo si comprende facilmente che i temi affrontati in queste lezioni corrispondono proprio ai tre oggetti base trattati dal filosofo nel suo capolavoro "La stella della redenzione" pubblicato nel 1921: Dio-uomo-mondo. Qui, però, questi temi vengono affrontati in ben altro contesto, in un istituto che mira alla formazione di adulti ebrei, e con la duplice consapevolezza di non poter scrivere più nessun libro e di doversi dedicare completamente alla causa dell'educazione degli ebrei. Qui, dunque, diventa preponderante per lui il bisogno di vedere e incontrare l'altro, di tradurre alla lettera nella realtà il suo stesso pensiero, riconfermando così la sua netta opposizione alle pretese totalizzanti di una certa tradizione filosofica.
Il XXI secolo si deve confrontare con il costante aumento dell'estremismo religioso e della violenza nel nome di Dio. In questo libro straordinario, Jonathan Sacks ne esplora in profondità le radici e, concentrandosi su ebraismo, cristianesimo e islam, dimostra che perfino la più compassionevole delle religioni può essere corrotta dalla violenza quando la lettura dei testi si cristallizza e cessa di rinnovarsi nel tempo alla luce della verità dell'unità di Dio e del rispetto dell'altro. Questo libro è un richiamo accorato e severo per tutti coloro che hanno smarrito la via e uccidono nel nome del Dio della vita, fanno la guerra nel nome del Dio della pace e praticano la crudeltà nel nome del Dio della compassione.