Anton Tommaso Volpi (1721-1797), parroco di Villasola e di Osio Sopra, presbitero ambrosiano originario di Somasca acquisito dalla diocesi di Bergamo, entrò con competenza e lucidità speculativa nelle polemiche dottrinali dibattute negli anni '80 del Settecento tra giansenisti e antigiansenisti. La lettura della sua opera e dell'epistolario, pubblicato nel volume, rivela la figura di uno studioso appartato che con i suoi scritti intese contribuire alla chiarificazione concettuale necessaria ad un confronto equilibrato fra le sensibilità teologiche in gioco, al di là di prevenzioni e passioni di partito.
È possibile una filosofia cristiana dopo Heidegger? La fenomenologia di Jean-Luc Marion può essere una risposta a questa domanda. La fortuna di questo filosofo contemporaneo ha ampiamente valicato le Alpi. In Italia sono già apparse raccolte degne di nota sui suoi scritti e sulla sua visione filosofica. Dal filosofo parigino sono state recepite le indagini sull'indolo e l'icona, le categorie della fenomenologia della donazione, le analisi del fenomeno erotico, gli studi sui grandi nomi della fenomenologia. Sono rimasti però in sordina l'impianto generale e il punto cardinale della sua ricerca filosofica: la ricerca su Dio attraverso un radicale rinnovamento dell'apologetica. A tale compito si presta il presente volume. Esso si offre come uno strumento di equipaggiamento: non pretende di sostituire la lettura di Marion, ma vuole suscitarla, incoraggiarla e sostenerla. Presentando la sua ricerca bibliografica, la sua idea innovativa di filosofia (cristiana), il suo dialogo poliedrico con le fonti e offrendo un glossario dei termini principali, vuole aiutare ogni lettore ad attraversare la sapiente architettura della meditazione di Marion cogliendone la ricchezza e la profondità, alla scoperta di una filosofia che - meditando sulla soglia - costruisce un'apologetica volta non più a dimostrare l'esistenza di Dio ma a suscitare il grato riconoscimento della sua donazione discreta e generosa. Perché in lui tutti noi già viviamo, ci muoviamo ed esistiamo.
La maggiore conoscenza del moltiplicarsi delle Congregazioni Religiose nel corso dell'Ottocento e i risultati raggiunti dalla moderna storiografia hanno sollecitato e reso possibile l'elaborazione di una biografia storica di santa Paola Elisabetta Cerioli, Fondatrice degli Istituti femminile e maschile della Sacra Famiglia di Bergamo, ad opera di un grande conoscitore della storia della Chiesa bergamasca dell'Ottocento. L'opera, oltre ad essere preziosa per chi è chiamato a vivere oggi il carisma di santa Paola Elisabetta, rappresenta un indispensabile contributo per la conoscenza del ricco patrimonio spirituale e pastorale della Chiesa di Bergamo.
Le recenti ricerche hanno individuato nelle centinaia di nuove congregazioni, in gran parte femminili, sorte nel-l'Ottocento, una delle manifestazioni più singolari della vita ecclesiale. Le nuove congregazioni hanno reso possibile alla Chiesa un contenimento delle spinte secolarizzatrici, grazie alla capillare presenza dei nuovi istituti sul territorio dovuta alla loro maggiore flessibilità. Le nuove congregazioni non solo coadiuvano l'azione evangelizzatrice della Chiesa, ma spesso introducono novità pastorali meglio rispondenti ai bisogni del tempo. Questo è particolarmente evidente nel caso delle Figlie del Sacro Cuore, la Congregazione femminile iniziata ufficialmente nel 1831 a Bergamo ad opera del canonico Giuseppe Benaglio (1767-1836) e di Teresa Verzeri, che trovò accoglienza a Trento, Brescia, Piacenza, Roma. L'attività delle Figlie del Sacro Cuore riguarda l'educazione delle ragazze dei ceti popolari e borghesi e comprende la formazione cristiana e il soddisfacimento delle esigenze materiali e sociali delle giovani. Grazie alle capacità della fondatrice, le Figlie del Sacro Cuore possono contare su un proprio metodo pedagogico e su propri sussidi catechistici. Teresa Verzeri è stata protagonista di una profonda esperienza spirituale tale da essere definita la più grande maestra di dottrina spirituale dell'Ottocento in Italia, grazie al libro Dei Doveri e al suo ricco epistolario.
Jean Baptiste Saint-Jure gesuita scrisse la vita di Gaston de Renty nel 1651 a soli due anni dalla morte del barone di cui fu direttore spirituale. Figura straordianria, discendente di una nobile casata, sposato e padre di quattro figli, superiore della Compagnie du Saint Sacrament, instancabile animatore di opere caritative e sociale. L'esperienza spirituale di Renty non separa in alcun modo l'unione mistica con Dio e l'azione concreta verso il prossimo.