Nonostante la sua profonda sensibilità per l'argomento, Agostino non mai ha composto alcun trattato sistematico dedicato all'amicizia. Questo tema tuttavia percorre diverse pagine dei suoi scritti, e la sua riflessione arriva sino a innovare, grazie alla ricchezza dell'esperienza cristiana, il contenuto che la tradizione classica gli attribuiva.
Il percorso che qui viene proposto intende verificare la particolare declinazione delle relazioni interpersonali che hanno arricchito la vita del vescovo d'Ippona. La scelta è stata tuttavia di privilegiare i testi rispetto all'ambizione di una ricostruzione della sua teoria dell'amicizia e delle sue definizioni. Per questo, al lettore è affidata la fatica e la bellezza di accostare direttamente le pagine agostiniane, seppure delicatamente guidato e accompagnato da brevi introduzioni e da un sobrio apparato di note, attraverso i quali è facile cogliere qualche ipotesi interpretativa.
In un contesto ecclesiale e culturale di distanza dal testo biblico, Charles de Foucauld (1858-1916) ha scelto di formare la sua vita e la sua missione alla scuola della Parola di Dio. L'assidua meditazione scritta del Vangelo ha trasformato la sua esistenza e lo ha condotto a compiere atti d'amore verso Dio e verso i fratelli, attraverso forme di relazione accoglienti e rispettose della condizione di vita di ciascun uomo e donna. Il fedele approccio ai Vangeli è diventato, nel tempo, principio ispiratore e regola per la vita di altri: l'eredità che frère Charles ha lasciato è stata raccolta da vicini e lontani e dai gruppi ecclesiali nati al suo seguito. Religiosi, laici e sacerdoti, nelle loro condizioni di vita e sparsi in tutto il mondo, continuano a praticare la modalità di affidamento al Vangelo che Charles de Foucauld ha inaugurato. La familiarità con la Parola, atto d'amore verso Dio e verso il prossimo, genera atti di bontà e promuove un'esistenza di universale fraternità, che è autenticamente ecclesiale perché umana secondo lo spirito del Vangelo.
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Queste domande, sempre attuali, aprono la prime delle omelie, che probabilmente organizzano materiale raccolto da Basilio di Cesarea (330-379) in vista di una predicazione sulla creazione dell'uomo. L'impostazione del discorso, benché risenta dell'ambiente vitale e culturale del IV secolo, rivela una sensibilità molto vicina alla modernità, attenta a coniugare insieme fede e scienza e impegnata a cogliere l'uomo nella sua relazione con gli altri viventi e con il creato. I termini con cui viene definito il rapporto uomo-donna e la visione della vita umana come cammino portano oltre l'impostazione dualistica che tanto ha condizionato la storia della spiritualità. La scienza sull'uomo diventa sapienza per l'uomo se procede senza pregiudizi e mai smette le vesti della meraviglia e della lode. È lo stupore che apre all'oltre di Dio
La traduzione degli Esercizi spirituali di santa Gertrude di Helfta (1256-1301/2) offre un'opera di intatta freschezza: facendo memoria del Battesimo e delle principali tappe della sua vita monastica, la mistica tedesca del XIII secolo insegna a entrare in un clima di preghiera pervaso dalla luce e dalla gioia di chi si scopre amato da Dio. Un solo desiderio innerva gli esercizi, coinvolgendo sempre di più il lettore: dimorare stabilmente nell'amicizia con Cristo, gustata attraverso la lettura orante della sua Parola e la memoria della preghiera liturgica, i due pilastri su cui si fonda la spiritualità di questi Esercizi. Gertrude propone, dunque, un itinerario di preghiera particolarmente attuale, insegnando in modo semplice e luminoso che il segreto della vita mistica cristiana sta nel legame d'amore con il Cristo vivo e presente nell'anima e che l'accoglienza della sua amicizia è sorgente di gioia senza pari.
I libri XII e XIII del De gloria et honore Filii Hominis di Ruperto di Deutz un commento parziale al vangelo secondo Matteo - rappresentano una prospettiva qualificata per comprendere la sua vicenda spirituale e teologica. Il libro XII è interamente dedicato al racconto autobiografico. Ruperto vi narra alcune delle sue visiones ed offre una testimonianza della spiritualità medievale, carica di fiducia e di trasporto per Cristo. Il libro XIII ha un taglio più speculativo e argomenta le ragioni della volontà "buona" di Dio, il quale sin dagli inizi ha pensato l'incarnazione del Figlio per la salvezza degli uomini. Dai due testi emerge un'esperienza di fede viva e liberante, che permette a Ruperto di riconoscere in modo del tutto personale i tratti di Gesù Cristo "mite ed umile di cuore" (Mt 11,29).