Dopo dieci anni di lontananza, Amy Liptrot torna alle Orcadi, il paesaggio della sua infanzia e della sua adolescenza, dove è cresciuta libera in una fattoria tra pecore, uccelli marini, mare a perdita d'occhio, isole reali e fantasma, leggende popolari e, soprattutto, un vento impetuoso e una natura indomita. Come molti ragazzi della sua generazione, a diciott'anni ha sentito il richiamo della grande città con il suo fermento, ma il periodo trascorso a Londra è stato caratterizzato dall'impulso a provare le emozioni più estreme. Feste, concerti, alcol, droghe... una spirale inarrestabile che diventa dipendenza, finché Amy perde il controllo della sua vita e l'amore del suo ragazzo. Solo dopo aver toccato il fondo, Amy capisce che deve ricominciare dall'unica cosa che le rimane, se stessa. Il ritorno a quella che una volta chiamava casa, a quella natura aspra e maestosa, alla sintonia con i cicli delle stagioni rappresenta per lei la possibilità di riconciliarsi con il passato: con la malattia mentale di suo padre, il fanatismo religioso di sua madre e con i ricordi di perdite e sconfitte recenti. Inizia così un processo di guarigione, e di accettazione, un vero e proprio percorso di rinascita. Giorno dopo giorno, tra mattinate trascorse a nuotare nell'acqua gelida e notti passate a esplorare la sua isola nella luce crepuscolare, ad ascoltare il canto degli uccelli o a scrutare il cielo in cerca delle Stelle Danzanti, Amy ritrova la propria forza, la propria voce, e soprattutto una via verso la libertà autentica.
Colta e ribelle, ammirata e avversata, imprevedibile e coraggiosa. L'ultima eroina narrata da Dario Fo è una «regina impossibile»: Cristina di Svezia. Nata e cresciuta in un'Europa travolta dalla Guerra dei Trent'anni, Cristina si troverà più volte al crocevia di questioni religiose e di potere, di politica e di sesso, dando prova di essere una spericolata protagonista del suo tempo. Educata dal padre per sostenere il peso e le responsabilità di un ruolo tipicamente maschile, Cristina sceglierà di assumere atteggiamenti e abiti da uomo e amerà soprattutto le donne. Si circonderà di filosofi e artisti, da Cartesio a Pascal a Molière. Lasciato il trono di Svezia si convertirà al cattolicesimo per trasferirsi a Roma, dove darà vita al movimento artistico che, alla sua morte, nel 1689, porterà alla fondazione dell'Accademia dell'Arcadia. Dario Fo, dopo "La figlia del papa", si dedica a un'altra grande figura femminile, una donna emancipata, che ha molto da raccontare al mondo di oggi. Fo le dà voce esaminando i testi storici, osservando i dipinti che la ritraggono, riprendendo le cronache dell'epoca, e soprattutto immaginandola, per farla rivivere in tutta la sua straordinaria unicità: indipendente e insofferente a ogni vincolo, in piena sintonia con la sua stessa, vulcanica vita.
Le favole di Luis Sepúlveda diventano un libro da colorare. Le illustrazioni di Simona Mulazzani sono accompagnate da una frase tratta dalle favole.
Juan Belmonte, ex guerrigliero cileno che ha combattuto contro il regime di Pinochet, da anni ha deposto le armi e vive tranquillo in una casa sul mare, assistendo la sua compagna, che non si è mai ripresa dalle torture subite dopo il colpo di stato. Belmonte è un uomo stanco, disilluso, restio a scendere in campo. Ma il passato torna a bussare alla sua porta. Solo lui può impedire che bande di mercenari dell'Est europeo liberino dal carcere Misha Krasnov, ultimo discendente di una famiglia di cosacchi riparati in Cile dopo la Seconda guerra mondiale, ed ex ufficiale dell'esercito cileno al servizio di Pinochet. Belmonte infatti è un grande esperto di guerra sotterranea e, soprattutto, ha un ottimo motivo per volere che Krasnov sconti il giusto ergastolo: un motivo strettamente personale...
Una sofferenza indicibile che travolge e stordisce. Un uomo, studioso di Ted Hughes, è rimasto solo con i due figli, nella loro casa di Londra, dopo la morte della moglie. I tre devono fare i conti con un tempo che si è fermato, con un dolore ingombrante come una presenza. Fino alla visita inaspettata di uno strano personaggio che ha le piume e l'aspetto di un corvo. Un corvo dotato di un feroce senso dell'umorismo, un po' babysitter, un po' terapeuta, ma soprattutto amico. Un corvo che potrebbe aiutarli a venire a patti con la sofferenza e a dare un senso a un evento terribile. Sogno o realtà? Quello che è certo è che i ricordi feriscono, ma a poco a poco leniscono anche. E giorno dopo giorno il tempo ricomincia a scorrere.
«Caro Theo…»: dall’agosto 1872 fino al 27 luglio 1890, due giorni prima di morire, Vincent Van Gogh scrisse al fratello con una costanza che trova il solo termine di paragone nell’amore che egli nutriva per lui. Da sempre interlocutore privilegiato dell’artista, nonché il primo a riconoscerne la grandezza, per lungo tempo Theo fu l’unico a cui Vincent confidò le pene della mente e del cuore. «Se non avessi Theo» scriveva, «mi sarebbe impossibile dedicarmi al mio lavoro; ma poiché mi è amico farò ancora progressi e continuerò.» Queste lettere ci permettono di seguire, quasi quotidianamente, la vicenda artistica e umana del grande pittore e costituiscono, ancora oggi, il miglior viatico per un approccio alla sua incredibile produzione. Un’altissima testimonianza morale, una professione di credo estetico forse senza eguali in tutta la storia dell’arte.
Ambientata a Washington durante quattro, convulse settimane, "Eccomi" è la storia di una famiglia in crisi. Mentre Jacob, Julia e i loro tre figli sono costretti a confrontarsi con la distanza tra la vita che desiderano e quella che si trovano a vivere, arrivano da Israele alcuni parenti in visita. I tradimenti coniugali veri o presunti, le frustrazioni professionali, le ribellioni adolescenziali e le domande esistenziali dei figli, i pensieri suicidi del nonno, la malattia del cane: tutto per Jacob e Julia rimane come sospeso quando un forte terremoto colpisce il Medio Oriente, innescando una serie di reazioni a catena che portano all'invasione dello stato di Israele. Di fronte a questo scenario inatteso, tutti sono costretti a confrontarsi con scelte a cui non erano preparati, e a interrogarsi sul significato della parola casa.
Come si può continuare a scrivere quando la morte ti ha sottratto la tua Musa? È questo l'interrogativo che, l'8 giugno 1290, tormenta Dante Alighieri, giovane poeta ancora alla ricerca di una sua voce, davanti alle spoglie di Beatrice Portinari. Da quel momento tutto cambierà: la sua vita come la sua poesia. Percorrendo le strade di Firenze, Dante rievoca le vicissitudini di un amore segnato dal destino, il primo incontro e l'ultimo sguardo, la malìa di una passione in virtù della quale ha avuto ispirazione e fama. È sgomento, il giovane poeta; e smarrito. Ma la sorte gli riserva altri strali. Mentre le trame della politica fiorentina minacciano dapprima i suoi affetti - dal rapporto con la moglie Gemma all'amicizia fraterna con Guido Cavalcanti - e poi la sua stessa vita, Dante Alighieri fa i conti con le tentazioni del potere e la ferita del tradimento, con l'aspirazione alla gloria letteraria e il timore di non riuscire a comporre il suo capolavoro... È un Dante intimo, rivelato nella sua fragilità ma anche nella potenza della sua visione del mondo, quello che Marco Santagata mette in scena in un romanzo che restituisce le atmosfere, le parole, le inquietudini di un Medioevo vivido e vicino. Il sommo poeta in tutta la sua umanità: lacerato dall'amore, tormentato dall'ambizione, ardentemente contemporaneo.
È il 1936 e Thomas Mann, in esilio volontario in Svizzera da quando tre anni prima Hitler è asceso al potere, si trova in un momento molto delicato della sua vita. Ha dovuto lasciare Monaco, dove gli è stata confiscata la casa, e il distacco, anche se alleviato dalla bellezza del lago di Zurigo e dalla vicinanza della famiglia, lo riempie di malinconia. Ma non è ancora tutto. Al contrario del fratello Heinrich e del figlio Klaus, non ha finora espresso in modo netto e definitivo il suo j'accuse al nazismo. E ora questo gli viene chiesto da più parti: dalla figlia Erika, dal mondo intellettuale, dall'opinione pubblica internazionale. E così prende la decisione di esporsi scrivendo una lettera alla Neue Ziircher Zeitung. Dopo averla consegnata però iniziano i dubbi e i ripensamenti. Avrà fatto la scelta giusta? Saprà sopportarne le conseguenze? Tre giorni lo separano dalla pubblicazione e a quel punto niente sarà più come prima. Confischeranno i suoi beni, non verrà più pubblicato in Germania, i lettori lo abbandoneranno. E poi, che fine faranno i suoi diari lasciati a Monaco? Su questi tre giorni tormentati si concentra il romanzo di Britta Bòhler: la posta in gioco è il destino artistico e personale dell'uomo, ma anche la sua integrità. Partendo dalla realtà storica, l'autrice ritrae un Mann inedito, colto nella sua vita intima e famigliare, ma anche impegnato nel ruolo politico e morale a cui un autore di fama internazionale, vincitore del premio Nobel, non può sottrarsi.
Questo libro raccoglie le esperienze di viaggio, gli appunti e le "letture indiane" che vanno dal 1987 ai giorni nostri di uno scrittore, Giorgio Montefoschi, che dall'India è stato folgorato fin dal primo istante in cui ci ha messo piede, e che in India non smette di voler ritornare. Perché trent'anni non sono pochi, ma neppure tanti per una realtà che, pur rimanendo fedele alla sua sapienza millenaria, è in continuo mutamento e non finisce mai di regalare emozioni e sorprese. La Delhi dei grandi viali alberati progettati dagli inglesi e quella del più tumultuoso mercato popolare del mondo; la Calcutta colta, antica e modernissima nella quale rifulge l'opera di Madre Teresa; le languide campagne del Bengala; gli oscuri templi del Tamil Nadu; e Benares, il luogo di ogni rinascita... ma anche le sante e gli asceti; la poesia e la natura; la musica e la danza; il fasto e la miseria; la sessualità e l'amore: non c'è pagina del libro che, insieme all'urgenza di vedere, conoscere e raccontare, non riveli la forza di una "necessità spirituale". Che è poi il vero bagaglio di ogni viaggiatore per vocazione, quello che parte alla scoperta del mondo e di sé.