Nel 1936, il quarantunenne Ernst Jünger si imbarca sul Monte Rosa, storico piroscafo che collegava Amburgo al Sud America, e approda in Brasile. Il suo resoconto delle otto settimane di viaggio, pubblicato solo dopo la guerra, seduce pagina dopo pagina: per le preziose descrizioni di paesaggi esotici e di piante incontrate finalmente nel loro habitat naturale, come accade alle Azzorre, e poi di pesci volanti, serpenti velenosi, cacce agli insetti... La flora e la fauna delle foreste tropicali catturano il suo sguardo più di ogni altra cosa, ma non mancano le annotazioni sulla vita di bordo, che dà spunto a ritratti di personaggi singolari, né le osservazioni sugli abitanti del posto, con il loro lavoro e la loro stratificazione sociale, e sull'impronta lasciata dalla vecchia Europa nel nuovo mondo; la curiosità per i prodigi della meccanica, poi, spinge Jünger fin dentro il ventre del piroscafo, dove lavorano nell'aria rovente i grandi motori diesel. Non una parola sulle minacce di guerra che ormai si colgono in quegli anni, ma l'atmosfera serena e a tratti perfino felice che si respira in queste pagine è turbata verso la fine del viaggio dalle fiamme che, preludio di catastrofi, «già guizzano all'orizzonte». Questo diario è arricchito delle lettere confidenziali, aneddotiche, a tratti divertenti, che l'autore scrisse al fratello Friedrich Georg durante la traversata.
Nel gennaio del 1945 Primo Levi fu liberato da Auschwitz e da lì intraprese il lungo viaggio di ritorno a Torino attraverso l'Europa occupata dai russi e dagli americani. Vent'anni dopo raccontò quest'esperienza nella Tregua. Tra l'ottobre del 2004 e l'estate del 2005, Marco Belpoliti e il regista Davide Ferrario si sono messi sulle tracce dello scrittore per trarne un film, "La strada di Levi". In un percorso a tappe che li ha portati dalla Polonia all'Ucraina, dalla Bielorussia alla Moldavia, dalla Germania all'Austria, hanno visitato i luoghi in cui era passato Levi, documentando quello che vedevano e ascoltando le storie che quei posti e le persone che li abitavano avevano da dire loro. Da questa esperienza è nato anche il volume di Belpoliti "La prova": un taccuino di viaggio, un racconto fatto di parole, fotografie e disegni nei luoghi della Tregua per capire l'Europa che sarebbe venuta. Pubblicato con una nuova postfazione a distanza di dieci anni dalla prima uscita, il libro si muove agile tra storia e memoria, tra passato e presente, tra crolli e apocalissi presenti e future, e costituisce anche un modo per entrare nell'opera di Primo Levi attraverso un corpo a corpo con le sue parole, le sue idee, i suoi pensieri.
Questo libro raccoglie le esperienze di viaggio, gli appunti e le "letture indiane" che vanno dal 1987 ai giorni nostri di uno scrittore, Giorgio Montefoschi, che dall'India è stato folgorato fin dal primo istante in cui ci ha messo piede, e che in India non smette di voler ritornare. Perché trent'anni non sono pochi, ma neppure tanti per una realtà che, pur rimanendo fedele alla sua sapienza millenaria, è in continuo mutamento e non finisce mai di regalare emozioni e sorprese. La Delhi dei grandi viali alberati progettati dagli inglesi e quella del più tumultuoso mercato popolare del mondo; la Calcutta colta, antica e modernissima nella quale rifulge l'opera di Madre Teresa; le languide campagne del Bengala; gli oscuri templi del Tamil Nadu; e Benares, il luogo di ogni rinascita... ma anche le sante e gli asceti; la poesia e la natura; la musica e la danza; il fasto e la miseria; la sessualità e l'amore: non c'è pagina del libro che, insieme all'urgenza di vedere, conoscere e raccontare, non riveli la forza di una "necessità spirituale". Che è poi il vero bagaglio di ogni viaggiatore per vocazione, quello che parte alla scoperta del mondo e di sé.
Uno dei più amati autori di libri di viaggio alle prese con un itinerario a dir poco insolito: l'esplorazione della sua dimora inglese, un'ex canonica vittoriana situata in uno sperduto villaggio del Norfolk. La sfida è quella di posare su quanto ci circonda - ambienti, pezzi d'arredamento, utensili e dettagli all'apparenza insignificanti - uno sguardo diverso, attento e capace di svelarci la loro più intima natura di stratificati e misteriosi depositi di Storia. Perché, avverte Bryson, anche se non ce ne rendiamo conto, a casa nostra, in un modo o nell'altro, finisce in realtà "qualunque cosa succeda nel mondo, qualsiasi cosa venga scoperta, creata o aspramente contesa". Il nostro microcosmo domestico, fatto di sale da pranzo, camere da letto, bagni, ma anche di dispense, ripostigli, saliere, trappole per topi, interruttori della luce, diventa così un accesso privilegiato per capire com'è cambiato, negli ultimi centocinquant'anni, il nostro rapporto con il sonno, il cibo, il sesso, le malattie, la vita di coppia e l'educazione dei figli. E da letti, divani e giardini di casa fino allo scorbuto, la torre Eiffel, le invenzioni paesaggistiche di Capability Brown o i viaggi avventurosi del capitano Cook, il passo è assai più breve di quanto avremmo mai immaginato, e il percorso non privo di qualche rapida incursione in tempi assai remoti - ricco di sorprese e di continue scoperte.
Andrea Bocconi, che dell'arte del viaggio ha fatto la materia dei suoi libri, ne ha voluto compiere, questa volta, uno diverso dagli altri, un viaggio, come dice il titolo, "formato famiglia". Dopo aver visitato tante volte l'India, nel corso della sua vita, in coppia, con un amico, da solo, l'autore ha voluto farla conoscere ai figli, Martina e Tommaso, di dieci e sei anni. È stata l'occasione per rivederla con i loro occhi, per capire cosa guardano i bambini e cosa vedono gli adulti in quello sguardo, per godere dei loro commenti sorprendenti, tipo "tutti gli autisti indiani sputano e suonano il clacson" o "la porta della camera ha un diamante per maniglia". Un viaggio con i bambini ha permesso di sperimentare emozioni diverse, di battere sentieri vecchi e sentieri mai percorsi prima: la ricerca delle tigri nel Tiger Park, i grandi meditanti delle montagne, la ricchezza delle religioni, la povertà di sempre, gli alberghi comodi finora evitati e gli ozi di Goa. Come dice Bocconi: "È stato per me come presentare una fidanzata in famiglia: vorremmo fortemente che piacesse a tutti, anche se noi stessi non sappiamo che cosa ci lega a lei. Quando Francesca e i bambini sono tornati a casa, anche l'India che ho ritrovato da solo era impregnata della loro presenza. Ma noi, saremo piaciuti all'India? È una terra accogliente, penso che ci abbia accolto anche stavolta. E sono sicuro che ha fatto amicizia con Tommaso e Martina".
Uno scrittore di viaggi e un professore universitario conducono i loro figli e due asini lungo gli antichi sentieri d'Abruzzo, da Tagliacozzo a Celano. In macchina, sull'autostrada che corre accanto, ci vorrebbe mezz'ora a dir tanto. Arriveranno invece a destinazione dopo una settimana a bassa, bassissima velocità, con soste, deviazioni, incontri imprevisti tra montagne, boschi, paesi, chiese e rovine: un'Italia "minore" sconosciuta ai più, ma dove si prepara una parte importante del nostro futuro. Asini, bambini e professori condividono un viaggio libero, povero, stravagante. Un viaggio in compagnia degli asini, questi strani animali, spesso calunniati e oggi ingiustamente dimenticati; un viaggio nei rapporti tra padri e figli; un viaggio dove non è sempre ovvio chi guida e chi segue, chi insegna e chi impara. La seconda parte del libro offre tutte le informazioni indispensabili per muoversi in autonomia con un asino. Per imparare a rallentare il passo e a guardarsi attorno al ritmo imprevedibile del più simpatico e testardo dei quadrupedi, che tanto filo da torcere aveva dato al capofila degli asinai dilettanti, Robert Louis Stevenson, in viaggio nelle Cévennes con la piccola, aristocratica asina Modestine.
Un viaggio negli Stati Uniti, coast to coast, alla scoperta delle numerose comunità irlandesi americane e delle nove città chiamate Dublino presenti negli USA. Racconta in termini comici gli incontri con gli irlandesi americanizzati, registra i ricordi delle dure esperienze di immigrazione, indaga le radici irlandesi riconoscibili nel jazz, nel blues e nei gospel e presenta il pantheon degli eroi irlandesi americani, da John F. Kennedy a Billy the Kid, alla ricerca delle profonde connessioni fra la più grande potenza del mondo e la minuscola Irlanda.
Nella tarda estate del 1939, mentre sull'Europa siu addensano le nubi minacciose della guerra, Freya Stark venne assunta dal Ministero dell'Informazione. La sua conoscenza della lingua araba sarebbe stata preziosa per una missione di osservatrice e di mediatrice che l'avrebbe condotta nel corso di quattro anni in giro per il Medio Oriente. Questo libro è il resoconto di quella missione, ma offre anche un quadro d'insieme dello scacchiere mediorientale durante la seconda guerra mondiale.
Giorgio Montefoschi ritorna al viaggio, una passione che lo accompagna da lungo tempo. E lo fa con lo sguardo che gli è più consono, ossia quello del narratore. L'India, il Nepal ma anche Israele o l'Iran non sono solo mete geografiche ma soprattutto spunti di riflessione, di conoscenza, di comprensione. E il suo approccio ai fatti, alle cose, ai luoghi, agli uomini è innanzittutto motivato da una tensione morale, da una necessità spirituale.
Si può viaggiare in tantissimi modi: c'è chi viaggia sempre e non parte mai; c'è chi parte e va lontano senza bisogno di viaggiare; c'è chi parte e viaggia e c'è chi non parte e non viaggia. "Viaggiare e non partire" è dedicato a tutti coloro che, in qualche modo, viaggiano, fisicamente o solo mentalmente. Un libro in cui si trovano consigli, riflessioni, massime, interviste a grandi viaggiatori, come Tiziano Terzani o Fosco Maraini, ma anche esperienze vissute dall'autore, viaggiatore attento, curioso e instancabile.
Possono scrittori, artisti e filosofi rivelarsi ottimi compagni di viaggio? Alain de Botton non ha dubbi, e affida a guide illustri del passato il compito di scandire le sue partenze e i suoi ritorni, le grandi aspettative così come le piccole ma cocenti delusioni di cui ciascun viaggio è costellato. Ecco perciò Barbados, meta turistica che per l'autore si era rivelata fallimentare, riconsiderata alla luce di ciò che Huysmans scrisse nel romanzo "Controcorrente", e poi la poesia di Baudelaire e i quadri di Hopper, da cui invece ci possiamo lasciare condurre per cogliere la forza evocativa dei mezzi di trasporto e di anonimi luoghi di transito; o ancora l'affascinante urbanistica di Amsterdam e la scenografica bellezza di Madrid colte nel loro incanto dagli sguardi di Flaubert e di Humboldt; ma naturalmente anche il Lake District di Wordsworth, l'aura di serenità della campagna inglese come veicolo di una misurata eppure intensa sensazione di pace interiore o l'intenso cromatismo della Provenza di Van Gogh, per una riscoperta del paesaggio mediterraneo. Partenze e poi speranze e curiosità, paesaggi esotici, evocazioni artistiche e ritorni; ma più di ognuna di queste scansioni e di questi viaggi, conta per Alain de Botton lo sguardo stesso del viaggiatore, il suo desiderio di vedere "davvero", è per questo che, a conclusione del percorso, seguendo questa volta le istruzioni di John Ruskin, anche lui prova a vedere "disegnando" per imparare a viaggiare e osservare tutti i giorni.