Raffinate intellettuali e scaltre diplomatiche, confidenti intime e fedeli consigliere: negli ultimi centocinquant'anni ogni papa, da Pio XI a Francesco, ha avuto al suo fianco almeno una donna eccezionale. Grazie alla loro presenza silenziosa ma insostituibile, si sono spesso delineate le sorti del mondo cattolico così come noi lo conosciamo. Sono cinque le vite raccontate in questo libro, che insieme compongono un secolo di storia del Vaticano. Sono l'archeologa ebrea tedesca Hermine Speier (1898-1989) e Pascalina Lehnert (1894-1983), segretaria di Pio XII e prima donna a partecipare a un conclave; Wanda Pó?tawska, amica del cuore di Giovanni Paolo II sopravvissuta ai campi di sterminio, e Madre Tekla Famiglietti, astuta staffetta da San Pietro a Cuba; e infine la storica e giornalista Lucetta Scaraffia, voce femminista dell'Osservatore Romano. Dipingendo il ritratto di queste preziose suggeritrici, la giornalista Bénédicte Lutaud scrive al contempo anche un avvincente racconto di palazzo, dei rapporti internazionali che legano la Chiesa al resto del mondo, da Roma a Cuba, passando per Polonia, Germania e Stati Uniti. Un'inchiesta affascinante, attenta alla ricostruzione storica ma sempre ispirata da un profondo spirito di empatia con i suoi protagonisti (e, soprattutto, protagoniste), che affronta da una prospettiva inedita la questione femminile all'interno della Chiesa.
Negli anni Cinquanta in Italia si consuma la crisi della politica centrista, di cui De Gasperi era stato il principale artefice, e si inizia a dibattere, anche negli ambienti cattolici, sull'opportunità di un'"apertura a sinistra" verso il Partito socialista. Proprio in quel periodo, alimentata dalla pubblicistica corrente, si diffonde la fama "progressista" di Giovanni Battista Montini, dal 1954 arcivescovo di Milano: si parla di lui come di un "vescovo rosso" che, in contrapposizione alla Curia romana e all'episcopato tradizionalista, appoggia i tentativi democristiani di coinvolgere i socialisti nel governo del Paese. Il volume, scavando in profondità nella documentazione di Montini e della diocesi milanese, fino a oggi inedita, smentisce queste ricostruzioni, facendo emergere una opposizione non episodica, ma motivata da ragioni dottrinali e morali, a ogni tentativo di collaborazione politica con i socialisti. Questa opposizione spiega anche i difficili rapporti dell'arcivescovo Montini con i dirigenti lombardi della Democrazia cristiana, appartenenti in maggioranza alla corrente della Sinistra di Base e tenaci sostenitori dell'apertura ai socialisti; e giustifica il dialettico confronto sul tema dell'autonomia politica dei cattolici anche con i maggiori leader democristiani del tempo, Fanfani e Moro, fautori dell'alleanza di governo con il Partito socialista.