La costituzionalista Donata Borgonovo Re, con una predilezione per il lavoro educativo e un'esperienza sul campo da difensore civico, racconta quella che è stata definita la più bella Costituzione del mondo attraverso quattro parole-chiave e interpretando con originalità e passione civile grandi autori come De Tocqueville, Bobbio, Calamandrei, Dossetti.
"Proviamo ora a immaginare la democrazia come una grande orchestra, nella quale devono essere presenti tutti gli strumenti musicali che, sulla partitura della Costituzione, dovranno intrecciare le loro differenti voci per realizzare l'armonia della convivenza tra le donne e gli uomini di cui la democrazia si prende cura". "Eguaglianza e solidarietà - scrive ancora Donata Borgonovo Re - connotano il nostro essere persona in relazione, il nostro essere sociale e, attraverso di noi, connotano la più ampia dimensione pubblica investendo noi e ogni organo della Repubblica della medesima responsabilità. Quella di fare della nostra democrazia una casa accogliente per tutti".
"L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo,
che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione"
I MERCATI IN CRISI NERA,
IL PIL IN PICCHIATA
MA LA COOPERAZIONE CI SALVERÀ
Le radici storiche dell'impresa cooperativa, la sua specialissima via al mercato, la sua forza, il suo futuro. Un libro per capire che la crisi economica non si supera con i vecchi schemi ma scommettendo su un modello diverso, tutto italiano. Che già oggi funziona, anche se i giornali non lo raccontano.
L'ECONOMIA CIVILE:
LE PERSONE PRIMA DEI SOLDI
Le prime radici è un saggio intrigante e illuminante, perché obbliga il lettore a liberarsi dei luoghi comuni sulla cooperazione italiana, un movimento che è tra i più robusti e avanzati del mondo occidentale. Fondando l'agire economico sui princìpi di reciprocità-mutualità e di fraternità, è il più efficace veicolo per affermare l'economia civile di mercato (dalla prefazione di Stefano Zamagni).
Con la prefazione di Enrico Galavotti, biografo di Dossetti, il racconto esauriente, ma agile e "per tutti" di una vita straordinaria e irripetibile. Il ritratto avvincente e documentato di un protagonista della storia politica ed ecclesiale italiana dal dopoguerra in poi, che continua a suscitare passioni e opposte valutazioni.
In vista del centenario della nascita di Giuseppe Dossetti (Genova, 13 febbraio 1913), Fabrizio Mandreoli, teologo e storico, ne ricostruisce la vita con rigore e misura, con profondità e sobrietà. Il racconto si distende dagli anni della formazione all'insegnamento universitario, dall'esperienza partigiana al contributo per la stesura della Carta Costituzionale, dalla militanza critica nella Democrazia Cristiana al ritiro dall'attività politica per intraprendere la via del sacerdozio, la partecipazione al Concilio e, infine, la fondazione di una piccola comunità monastica aperta verso l'Oriente europeo e asiatico.
Una vita fitta di incontri, di amicizie (tra tutti, La Pira, Lazzati, il cardinale Lercaro), apparentemente caratterizzata da improvvise cesure e cambi di rotta, ma in realtà percorsa - come mostra Mandreoli - da un'incessante e "semplice" ricerca di conformità al Vangelo dentro la complessità riconosciuta della storia. In fondo, Dossetti coltivava un unico desiderio: "diffondere quella pace che è un bene universale, diffonderla non a parole, ma col silenzio e con i fatti, quelli più profondi, più duraturi e più umili, più puri da ogni clamore"
Nell'agosto del 1983 a Brentonico, in Trentino, nell'ambito della "scuola estiva" di formazione politica organizzata dalla Lega Democratica e dalla Rosa Bianca, quattro importanti intellettuali, fra i principali animatori del cattolicesimo democratico italiano (il sociologo Achille Ardigò, gli storici Roberto Ruffilli e Pietro Scoppola, il giornalista e scrittore Paolo Giuntella), ricordavano Aldo Moro e Vittorio Bachelet - due grandi personalità assassinate dai terroristi delle Brigate rosse - presentando due loro raccolte di scritti. Le brevi ma intense relazioni di quell'incontro non furono mai pubblicate, se non quella di Roberto Ruffilli, che la rivista mensile "Il Margine" pubblicò cinque anni dopo, all'indomani del suo assassinio avvenuto il 16 aprile 1988. Anche Ruffilli, infatti, venne ucciso dalle Brigate rosse. Memoria e futuro si intrecciano in queste pagine, dove tanti potranno ritrovare non solo il ricordo indelebile di chi non c'è più, ma anche riflessioni e orientamenti oggi necessari come ieri.