Ravenna è la capitale delle celebrazioni per il VII Centenario della morte di Dante, avvenuta il 14 settembre 1321.
Il legame tra Dante e Ravenna è profondo: qui non solo visse gli ultimi anni della sua vita, trovando la quiete necessaria per comporre il Paradiso, ma poté ammirare lo splendore di luce eterna che promana dai mosaici delle basiliche ravennati.
Quel «mondo riconciliato, trasfigurato dalla luce» (André Frossard) certamente colpì e ispirò Dante, offrendogli un universo di simboli, un ricco repertorio di immagini fortemente evocative: «La bellezza ch’io vidi…» (Par. XXX,19).
Questa edizione “ravennate” della Lettera Apostolica Candor Lucis aeternae dà risalto quel legame e raccoglie l’invito dei mosaici e della Commedia ad alzare lo sguardo alle stelle, quelle del Mausoleo di Galla Placidia e quelle che Dante pone come sigillo delle tre cantiche. Segno del destino eterno dell’uomo e della sua vocazione alla felicità.
Dante ci chiede di essere ascoltato, di essere in certo qual modo imitato, di farci suoi compagni di viaggio, perché anche oggi egli vuole mostrarci quale sia l’itinerario verso la felicità, la via retta per vivere pienamente la nostra umanità, superando le selve oscure.
[Dante] ha un messaggio importante da trasmetterci, una parola che vuole toccare il nostro cuore e la nostra mente, destinata a trasformarci e cambiarci già ora, in questa vita.
Papa Francesco
Prefazione di S.E. Mons. Lorenzo Ghizzoni
Postfazione di Cristina Mazzavillani Muti
La riflessione offerta da san Giovanni Paolo II nell'enciclica "Laborem Exercens", di cui ricorre il 40° anniversario della pubblicazione (1981-2021), rappresenta un contributo prezioso in un momento di crisi del lavoro, con le sue gravi conseguenze sulla vita personale, sociale ed economica. La diffusa domanda di sviluppo sostenibile in funzione della casa comune richiede una rinnovata consapevolezza del fatto che «il lavoro costituisce una dimensione fondamentale dell'esistenza». Plasmato dalla mano di Dio, all'uomo è stato affidato il compito di plasmare la terra per l'«incremento del bene comune», e del «patrimonio di tutta la famiglia umana». Attraverso il lavoro, la persona scopre ed esprime se stessa contribuendo al sostentamento della famiglia e del popolo al quale appartiene; per questo la disoccupazione costituisce una ferita profonda e interpella tutta la società. Nell'attuale «tempo di scelta», per tanti versi drammatico, la ripresa della "Laborem Exercens" potrà alimentare negli uomini del lavoro, come quarant'anni fa, nuove forme di responsabilità e di solidarietà.
«Partecipare per affinità all’evento unico e singolare di Gesù Cristo in qualunque tempo e luogo – questa è l’esperienza cristiana – esprime la più imponente prova della credibilità della Chiesa».
Angelo Scola
In questi esercizi predicati a sacerdoti il cardinale Scola affronta il tema dell’annuncio di Cristo in un’epoca che ha già superato il secolarismo ed è entrata nella fase della deresponsabilizzazione: l’uomo non risponde più alla chiamata della vita. Ma l’uomo è definito da vocazione e compito. Per questo ogni tempo è propizio per annunciare Cristo, perché il cuore dell’uomo è sempre pronto per accogliere la vita nuova che sgorga da Lui.
Introduzione e conclusione di Julián Carrón
Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha trascorso quasi trent'anni della sua vita sacerdotale ed episcopale in Brasile. Nel 2007 partecipò alla Conferenza di Aparecida, dove collaborò col cardinale Bergoglio nella commissione di redazione del documento finale "Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché in lui abbiano vita". Ora papa Francesco sta riproponendo a tutta la Chiesa i frutti di quell'evento: la fede destata dalla attrazione per Gesù e la necessità di concentrarsi sull'essenziale dell'annuncio cristiano per comunicarlo con stile evangelico. Per questo occorre recuperare la via della bellezza, perché la Chiesa si sviluppa non per proselitismo, ma per "attrazione". Questo contributo "permette di comprendere meglio il pontificato di papa Francesco e potrà divenire un valido strumento pastorale per le nostre realtà diocesane, per rilanciare le nostre comunità formando discepoli missionari attratti dalla bellezza del Signore risorto" (dalla prefazione del cardinale Marc Ouellet).