Il percorso proposto prova a rispondere, insieme a Dante, alla domanda: “E’ possibile affrontare dignitosamente la fatica del vivere, il lavoro che dobbiamo fare, che è sempre e comunque una fatica?”. Attraverso la lettura e il commento di alcuni passi della Divina Commedia e l’incontro con tre storie, tanto diverse quanto legate da una stessa tensione al bene e alla bellezza, si tenta di scovare una risposta convincente e vera.
La vita di ogni uomo è segnata da limiti, male, fallimenti, che talora sembrano irrimediabili. Eppure la stessa disperazione è segno di un inestinguibile desiderio di potere ricominciare dopo ogni male commesso, dopo ogni fallimento, di essere rifatti puri e disposti "a salir a le stelle". Il Purgatorio è la cantica del peccato e del perdono, dove la debolezza dell'uomo si apre - anche solo "per una lacrimuccia" - alla "bontà infinita" che "ha sì gran braccia, che prende ciò che si rivolge a lei". A distanza di dieci anni dal primo ciclo di conversazioni sulla Divina Commedia - Alla ricerca dell'io perduto, familiarmente noto come Dante per le massaie -, Franco Nembrini propone un nuovo ciclo di conversazioni, profondamente rinnovato, frutto di una continua rilettura dell'Opera, arricchita da nuovi studi e innumerevoli incontri. Una lectura Dantis non accademica, ma un rapporto vivo fra il testo dantesco e l'esperienza drammatica della vita di ciascuno.
Con gli strumenti di una sapiente esegesi e la chiarezza del linguaggio catechetico, l’Autore presenta i primi due capitoli di Genesi – la creazione del mondo e dell’uomo – come i testi più importanti della storia dell’umanità, all’origine della nostra civiltà. Essi ci spiegano la vita e ce la presentano nella sua totalità.
«Il Pascoli è al contempo poeta apparentemente semplice, così che viene proposto già ai bambini delle elementari, eppure tanto profondo da impegnare i critici più autorevoli. Il "fanciullino" nasconde, oltre tale aspetto di facciata, la complessità e il tormento dell'arte moderna, combinando infantilismo e sofferenza, metrica perfettamente tradizionale e prosodia nuovissima, in forme classiche che hanno imbarazzato i lettori e i critici di professione. Questa sintesi che propongo vuole offrire soltanto un invito alla lettura di un poeta che ha cercato di nascondere i suoi tormenti in pure forme» (Elio Gioanola).
Giacomo Biffi rappresenta una singolare figura di pastore che si è confrontato a viso aperto con la cultura e la società contemporanea, individuando nell'insignificanza e nell'assenza di scopo i mali oscuri della nostra epoca. Come il buon pastore, egli si è commosso davanti a un diffuso smarrimento delle persone e della società, in balia di scetticismo e nichilismo. Ad esse ha instancabilmente riproposto il rimedio a questo male dell'anima: «il cristianesimo nella ricchezza della sua speranza: una speranza che vale per tutte le ore, anche per quelle dello sconforto; per tutti i giorni dell'esistenza, anche per quelli del tramonto, che sembrano inutili». Queste pagine ci offrono una mirabile sintesi del suo pensiero e del suo magistero sui temi decisivi che riguardano la persona, la Chiesa, la società, lo Stato... a partire dalla esperienza del cristianesimo come unico evento davvero «nuovo» capitato nella vicenda umana, sorgente del rinnovamento del mondo.
Claudia ha diciassette anni e non dà nessun valore alla vita; Willi era felice, almeno fino all'arrivo di Gregor. America è cresciuta molto presto, senza tuttavia perdere la propria innocenza. L'esistenza di ciascuno di loro subisce un arresto a causa di un fatto sconvolgente. Ciò che però, in principio, appare come un male, in realtà diventa per tutti e tre un'occasione inaspettata di cambiamento e salvezza. Una storia che parla di come a volte è solo necessario lasciarsi amare, ammettendo senza vergogna di avere bisogno di aiuto, e imparare a propria volta a volersi bene.
Che cos'è la Chiesa? Perché essa esiste? Quali sono la sua sorgente e la sua missione? In quale relazione essa sta con la natura e il destino dell'uomo? È possibile seguire Cristo e vivere di Lui senza la Chiesa? Nelle interviste a due grandi protagonisti della teologia del XX secolo, realizzate vent'anni dopo il Concilio Vaticano II, emerge il volto missionario della Chiesa. «Ha veramente senso ripubblicare due testi che hanno ormai quasi quarant'anni di vita? Queste due interviste sono ancora in grado di suscitare l'interesse dei lettori di oggi? Mi sono molto interrogato su come rispondere a queste domande. Alla fine mi sono convinto che la genialità teologico-culturale dei due autori ha offerto risposte illuminanti a problemi ancora oggi aperti, fino a mostrare come i tratti dell'avvenimento di Cristo e della communio ecclesiale che ne consegue mantengano una sorprendente attualità. Esse sono correlate all'inevitabile ricerca del senso della vita, del perché, ma ancor più del per chi io vivo: nessun uomo può vivere, ne sia cosciente o meno, senza avere un'idea del significato e della direzione del suo esistere» (dalla prefazione di Angelo Scola).
Maria era giovanissima quando iniziò la sua avventura al servizio di Dio. Questo "rosario dei giovani" è rivolto a chi vive la freschezza dell'età giovanile per scoprire, in compagnia di giovani di cui parla la Bibbia, la bellezza e la gioia di sentirsi guardati e chiamati per nome.
L'autore di questo libro è testimone oculare del martirio dei quaranta seminaristi. Miracolosamente sopravvissuto, egli documenta non solo l’eccidio, ma soprattutto i molteplici frutti scaturiti da tale martirio. Il suo racconto inizia con una domanda: come mai in un Paese che ha visto susseguirsi numerose crisi politico-militari a base etnica, caratterizzate da orrendi massacri e vendette di un’etnia sull’altra, si possono incontrare luoghi di fraternità così forte? Descrivendo l’esperienza educativa nel seminario di Buta, egli mostra che l’opera di evangelizzazione e di educazione alla comunione con Dio e con i fratelli ha creato tra quei giovani una appartenenza a Cristo e tra loro più forte della loro appartenenza etnica. Se è vero – riflette l’autore – che il Vangelo viene prima dei martiri, è altrettanto vero che la testimonianza dei martiri suscita una nuova ondata di evangelizzazione, perché rende visibile una vita desiderabile, fraterna, più forte dell’odio e delle divisioni. Così un episodio accaduto in un angolo remoto dell’Africa diventa luce per tutti. Esso documenta che la radice della fraternità è racchiusa nella paternità di Dio. Conclude l’autore: "È attraverso la testimonianza di comunità autenticamente fraterne che la Chiesa è in Cristo la luce che attrae le genti". Speranza per il mondo.
Per anni l'Autore, allora direttore dell'Ufficio Catechistico dell'Arcidiocesi di Firenze, ha scritto ogni mese ai suoi catechisti per accompagnarli nella loro missione educativa. Nel primo volume, "La gioia di essere cristiani", sono state raccolte le lettere dedicate all'identità e alla missione del catechista. Questo secondo volume illustra i contenuti della fede, di cui l'Autore mostra il nesso profondo con la vita, nella costante tensione a presentare «un cristianesimo che è gioioso, liberante, positivo, amico della vita e della libertà». Prefazione di Gualtiero Bassetti.
«Siamo immersi in una cultura prestazionale che detta i suoi paradigmi nella scuola, nello sport, nel mondo del lavoro, ma dentro questi paradigmi i giovani si sentono sempre più stretti. Per questo reagiscono, anche in maniera inconsulta, e mandano segnali chiari di disagio e di rifiuto», scrive nel suo contributo Claudio Burgio. Questo libro ci fa entrare nel vivo di tre realtà nate dal desiderio di ascoltare il grido, le ferite dei ragazzi, il loro bisogno di essere accolti, guardati, chiamati per nome, abbracciati, stimati. Le storie qui raccolte documentano il dramma di tanti giovani di sentirsi "trasparenti", anonimi, e la sorpresa di essersi imbattuti in un luogo dove c'erano persone disposte ad ascoltarli e a guardarli veramente. Ed è questo che fa la differenza, afferma Anas, «tra prendersi una sbandata e perdersi per sempre». Laddove accade un incontro umano si riaccende il desiderio di mettere le mani in pasta nella realtà, di imparare un mestiere, di investire i propri talenti, di seguire i propri sogni: rinasce la speranza. «Il sogno da perseguire», scrive Daniele Mencarelli, «è dato: che ogni giovane abbia la stessa occasione. Ma ci vogliono realtà che mettano lo stesso ardore, e non meno amore, sui giovani e le loro vicissitudini spesso drammatiche. Oggi, come ieri e domani.»
«Sono a Parigi, vorrei incontrarla.» La voce di colui che era stato il suo carnefice per quattro mesi risveglia in Maïti il ricordo di un doloroso passato. Si rivede giovane ragazza di diciotto anni, spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza, prima per aiutare la gente del proprio villaggio, poi per fare attraversare la linea di demarcazione a persone in fuga, instradare corrieri, falsificare documenti, fornire cartine agli inglesi, individuare movimenti di sottomarini, proteggere professori di musica ebrei... Arrestata a Parigi nell'autunno 1943 e liberata nel febbraio 1944 sulla soglia della morte, deve ben presto rendersi conto che non potrà realizzare i due grandi sogni della sua vita: diventare pianista e formare una famiglia. Una nuova sfida le si impone: non rimpiangere «ciò che ero stata o che sarei potuta diventare», ma «amare ciò che ero. Non avevo da scegliere il mio cammino, ma da accoglierlo». Restavano l'angoscia per il pensiero che quell'uomo potesse morire deformato dal male compiuto e il desiderio di perdonarlo: agli occhi di Dio anche lui aveva «un valore infinito». Finché un giorno Léo si presentò a casa sua, mettendo alla prova il suo desiderio di perdono.