“Non cercare altre mete che, essendo molto meno esigenti, sembrano per questo apparentemente più raggiungibili. Puntare al poco, significa voler essere poco; limitarsi al minio, corrisponde a voler essere minimi. No. Tu punta in alto, prendi una larga misura di riferimento (crf. Lc 5,4), non accontentarti di un orizzonte a corto raggio. Essere umili vuol dire mirare alla mediocrità, dire: “Ecco, mi accontento di poco”, se quel poco corrisponde a ciò che invece molto dovrebbe essere in termini morali e spirituali. Guarda me. Fissa me. Prendimi a tuo continuo riferimento. Ivi vi è infatti umanità perfetta e perfetta divinità. Il tuo modello è dato”.
Francesco G. Silletta è dottore in teologia. Ha pubblicato diverse opere con in distinte collane delle Edizioni La Casa di Miriam (Teologia, Spiritualità, Narrativa).
L’esperienza di un uomo che si professa come convertito alla fede cattolica dopo cinquant’anni di deserto spirituale, che sostiene di essere stato convocato direttamente da colei che ama chiamare con il nome di “Mamma dolce Maria”; un uomo che, dal momento della sua conversione, afferma di ricevere dei messaggi espliciti da parte di Gesù, di vivere delle sofferenze correlate alla sua Passione, addirittura di operare, non per propria capacità, bensì per grazia divina per l’intercessione della Madonna alla quale intensamente si affida, delle guarigioni sulle persone malate o sofferenti.
“Pregate figlioli e testimoniate perché in ogni cuore prevalga non la Pace umana, ma la pace divina che nessuno può distruggere … “ (Dal messaggio del 25/12/2011)