Risaputa è la massima che afferma: non si può non valutare. “Valutare” è una realtà che chiunque avrà potuto sperimentare nella propria esperienza quotidiana, ma di fatto è la scuola a rappresentare il luogo della valutazione per eccellenza. La valutazione, infatti, ricopre un ruolo decisivo nell’ambito della formazione e nei suoi processi di insegnamento-apprendimento, poiché riesce ad incidere sul processo stesso di trasmissione e acquisizione delle conoscenze.
Nel presente testo, dunque, vengono esposte considerazioni ed argomentazioni che cercheranno di focalizzare alcuni snodi importanti del “fare valutazione” nell’ottica secondo cui la valutazione stessa diventa un’opportunità di apprendimento e non soltanto l’attribuzione di un giudizio. Si tratta, pertanto, di voler fornire uno strumento di informazione, approfondimento ed analisi rispetto a tale disciplina; un manuale che, affrontando i contenuti ed i dibattiti ritenuti più rilevanti sotto il profilo epistemologico, strutturale, professionale e logistico-esecutivo della ricerca valutativa, possa essere ad appannaggio di insegnanti, educatori, pedagogisti, studenti e tutti coloro che operano nell’ambito dell’istruzione e della didattica.
Emad Samir è docente della Facoltà di Scienze dell’Educazione presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, dove insegna nei corsi di Psicologia dell’Istruzione, Gestione della classe, Motivazione scolastica, Valutazione dell’apprendimento, Pedagogia della scuola. È autore di varie pubblicazioni tra monografie, collaborazioni in monografie, articoli e altri contributi, fra cui: L’interazione educativa e il clima positivo nel gruppo classe. Modalità relazionali insegnante-allievo secondo il modello dell’Analisi Transazionale Socio-Cognitiva (LAS, 2014); Introduzione alla sapienza egizia: dal fascino esoterico alle profonde intuizioni pre-filosofiche. E-Book, (LAS, 2014). Da diversi anni svolge corsi di formazione per gli insegnanti e collabora con le riviste internazionali Orientamenti Pedagogici e Salesianum.
Il presente volume raccoglie la riflessione maturata tra le docenti dell’Istituto di Metodologia pedagogica della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» in occasione del Bicentenario della nascita di san Giovanni Bosco (1815-2015).
Ponendosi nella vision della Facoltà, che si radica nell’umanesimo pedagogico cristiano di san Giovanni Bosco, le docenti hanno riletto il Sistema preventivo di don Bosco mettendosi in dialogo con alcune sfide socioculturali e pedagogiche contemporanee. L’efficacia dell’esperienza educativa salesiana, infatti, è direttamente proporzionale alla capacità degli educatori e delle educatrici di integrarla nella riflessione e nella sperimentazione.
Le parti in cui è suddiviso il volume rispondono alla necessità di rileggere, reinterpretare e attualizzare il Sistema preventivo di don Bosco così da o rire ai lettori l’opportunità di attuare in modo riflessivo il Sistema preventivo nei contesti di vita in cui operano quotidianamente.
Il volume contribuisce al dibattito sull’aggiornamento del progetto educativo-pastorale che è stato uno dei temi centrali del ripensamento postconciliare dell’educazione dei Salesiani di don Bosco. Dopo un periodo di entusiasmo sull’efficacia della progettazione si è arrivati all’attuale momento di disincanto. Tra i sintomi di questo scenario si nota l’arduo passaggio dalla carta alla vita, la moltiplicazione esagerata dei progetti interconnessi, la formalizzazione dell’educazione intesa come esecuzione del progetto, la percezione prevalentemente tecnica della progettazione, i tempi di attuazione troppo brevi e la mancata mentalità progettuale degli educatori. Vari indizi mostrano che le difficoltà nei riguardi della progettazione derivano dal modello antropologico e dal paradigma progettuale sottostante alle teorie che ispiravano la metodologia nel periodo postconciliare.
Valorizzando modelli progettuali più integrali e più consoni con l’educazione salesiana, il presente studio affronta la questione in tre momenti che costituiscono le tre parti del volume: 1. Descrivere l’evoluzione della progettazione educativo-pastorale salesiana dal Concilio Vaticano II ad oggi. 2. Analizzare le fonti teoriche d’ispirazione metodologica e studiare gli ultimi sviluppi nell’ambito delle scienze organizzativo-pedagogiche. 3. Proporre un quadro teorico e una metodologia più integrale della progettazione educativo-pastorale.
Michal Vojtas è un Salesiano di don Bosco, docente di Pedagogia Salesiana e del Sistema Preventivo all’Università Pontificia Salesiana di Roma. È il direttore del Centro Studi don Bosco della stessa Università, fa parte del gruppo di coordinamento del Forum Salesiano e collabora con le riviste Orientamenti Pedagogici e Salesianum. La sua area di ricerca si concentra attorno alla storia, all’attualizzazione, e agli aspetti organizzativo-formativi dell’educazione salesiana.
Come il primo volume, anche questo secondo volume di “Storia della pedagogia” intende proporre una panoramica dei principali orientamenti teorici e realizzazioni pratiche nella storia della pedagogia e dell’educazione, dall’epoca moderna a quella contemporanea, per contribuire alla formazione di una cultura storico-pedagogica innanzi tutto degli studenti che frequentano i Corsi di scienze dell’educazione o della formazione e anche di quanti operano nel campo dell’educazione. Il volume presenta le seguenti caratteristiche generali. Per ogni epoca storica sono delineate sinteticamente le linee portanti del contesto storico-culturale ed è stato sviluppato in modo più esteso il pensiero di alcuni autori particolarmente significativi per il contributo che hanno offerto alla soluzione delle problematiche educative e pedagogiche. Inoltre, le tematiche omogenee sono state trattate in capitoli unitari, mentre è stato dato un certo spazio alla storia della scuola. Nella bibliografia del lavoro, infine, vengono indicate le fonti utilizzate e alcuni suggerimenti bibliografici, per proporre una lettura con approcci differenziati dell’argomento sviluppato.
I contenuti di questo secondo volume, sono distribuiti in due grandi periodi storici: l’epoca moderna, dalla rivoluzione scientifica all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese, e l’epoca contemporanea, dall’Idealismo e Romanticismo al Novecento e ai primi anni del Duemila.
Francesco Casella è docente Ordinario di Storia dell’educazione e della pedagogia, di Storia della scuola, di Storia contemporanea e di Metodologia del lavoro scientifico all’Università Pontificia Salesiana. Collabora con varie Riviste. Per i tipi della LAS ha pubblicato: Il Mezzogiorno d’Italia e le istituzioni educative salesiane. Richieste e fondazioni (1879-1922). Fonti per lo studio (2000); I Salesiani e la “Pia Casa Arcivescovile” per i sordomuti di Napoli (1909-1975) (2002); Per conoscere l’Occidente. Un percorso storico culturale dall’antichità greco-romana ad oggi (2002); L’esperienza educativa preventiva di don Bosco. Studi sull’educazione salesiana fra tradizione e modernità (2007); Storia contemporanea. Antologia di documenti (2008); Storia della pedagogia, vol. I: Dall’antichità classica all’Umanesimo-Rinascimento (2009, ristampa 2013); Il clero e lo Stato unitario nella provincia di Caserta 1860-1878 (2011).
Il volume si presenta come un testo di notevole impegno, in quanto integra apporti di natura differente (filosofici, pedagogici, psicologici) al fine di impostare in maniera solida e fondata pratiche educative dirette allo sviluppo del carattere. Quest’ultimo deve essere inteso non solo come qualità morale della persona, ma anche come maturità personale sul piano delle competenze sociali, culturali e professionali. L’impianto si basa su un approccio antropologico ben strutturato, attento agli sviluppi più recenti sia teorici, sia operativi di impostazione aristotelico-tomista.
La sua possibile valorizzazione si prospetta assai aperta: dai percorsi formativi universitari nei vari ambiti di natura filosofica, pedagogica e psicologica; alla formazione continua degli educatori, degli insegnanti, degli psicologi; alla preparazione iniziale di quanti intendono avviarsi a professioni di natura educativa. Il lavoro colma una lacuna assai vistosa dell’ambiente culturale italiano e più in generale delle culture non anglosassoni.
(M. Pellerey, Prefazione).
Interazione Educativa ClimaAttraverso l’esperienza fatta sul campo, si è voluto mettere in evidenza la centralità pedagogica della relazione educativa nella formazione della personalità degli studenti. Il tentativo è quello di non rinchiudere il concetto di relazione nella logica strumentale di una tecnica, ma fornire strumenti pratici per arrivare alla costruzione di relazioni efficaci e significative per le persone coinvolte.
Si parte dal presupposto, infatti, che il modo di educare, aiutare e prendersi cura dell’altro riflette il modo di essere di ogni persona, e le relazioni che si instaurano con l’altro vanno a costituire la personalità dell’altro.
Partendo da questi concetti ci mettiamo nell’ottica di voler promuovere, attraverso degli interventi formativi, il benessere della persona e della relazione tra insegnante e studente.
Il presupposto di base dal quale si parte è che come il disagio di molte persone ha origine da processi interpersonali “disfunzionali”, così il benessere può essere recuperato e conservato attraverso processi interpersonali “sani”.
Un altro presupposto è che le relazioni interpersonali con le persone significative influenzano, attraverso processi di apprendimento, sia la percezione interpersonale che il comportamento interpersonale, e sono inoltre fondamentali per lo sviluppo della mente.
Questo volume offre una visione completa del sistema educativo cinese a tutti i livelli, dalle scuole primarie e secondarie all’istruzione superiore e alle università, e copre tutti gli argomenti importanti, come l’amministrazione dell’educazione, la gestione interna ed esterna, l’offerta educativa, l’ammissione alle scuole e l’occupazione futura dello studente, il sistema di finanziamento, la valutazione educativa e il processo di garanzia della qualità dell’istruzione offerta negli istituti scolastici cinesi nell’arco di sessant’anni (1949-2009).
Il libro esamina come ogni sistema educativo si è adattato ai grandi cambiamenti dell’ambiente, sia interno che esterno, nei vari periodi della storia. Si occupa dei problemi generali di ogni sistema educativo e presenta le varie linee di soluzione in modo che tali sistemi educativi contribuiscano alla qualità della vita in futuro.
Destinatari prioritari sono i docenti e gli studenti di scienze dell’educazione delle Facoltà universitarie e delle Scuole superiori. Ma il libro si rivolge anche ai docenti, agli educatori, ai genitori e, in generale, alle persone interessate ai problemi educativi e scolastici – giornalisti, politici, sindacalisti – a diversi livelli e nei differenti contesti di vita e di azione.
Il volume di Ferdinand Ulrich è allo stesso tempo un’indagine pedagogica e un’argomentazione filosofica. Il testo non è un’appendice di storia dell’educazione, ma fa di un’appassionata ricerca sulla condizione umana un’articolata dottrina. Risale al 1970, ed è tuttavia di notevole attualità proprio perché coglie il fondamento del discorso sull’uomo e sul suo destino, rompe quel silenzio sull’essenziale che oggi spesso accompagna la superficialità di tanta letteratura sull’argomento. Si tratta di un saggio di ontologia esistenziale dell’educazione famigliare di ispirazione cristiana che illumina problemi di oggi inserendoli in un quadro speculativo non privo di connessioni con la prospettiva teologico-filosofica di Hans Urs von Balthasar.
Il volume si pone fin dall’inizio la domanda se l’infanzia sia un periodo transitorio nello sviluppo dell’uomo o sia piuttosto una condizione che, per certi suoi elementi costitutivi, si riveli come symbolos della condizione umana in se stessa. Ulrich sostiene, con puntuali e persuasive argomentazioni, la seconda posizione. […]
La pedagogia oggi ha, in buona parte, divorziato dalla filosofia acquisendo un linguaggio iniziatico e metodologie d’avanguardia che tuttavia non riescono a nascondere il vuoto educativo sotteso alle formule e alle analisi. In tale contesto il libro di Ferdinand Ulrich costituisce un richiamo all’essenziale su problemi di scottante attualità. Il nucleo speculativo da cui discende tutto il discorso si riassume nell’enunciato «diventare se stesso tramite il ricevere se stesso», il che significa diventare se stessi, crescere nella propria identità prendendo coscienza che non ci siamo dati da noi, ma abbiamo ricevuto in dono la possibilità di essere quello che dovremmo essere. Gratitudine quindi, testimonianza, responsabilità. L’educazione ha come sua finalità realizzare quello che dobbiamo essere. La paideia si fonda sull’ontologia, l’ontologia a sua volta si rivela come il luogo del dono e della gratitudine. […]
Il volume offre quell’impianto speculativo, quell’organicità che non si accontenta di comprendere ma intende disciplinare secondo chiari principi ed alla luce di una spiritualità cristiana. Raggiunge il centro ontologico, e in ultima istanza metafisico, che ha il suo significato più proprio nell’essere come dono, come creatività. L’apriori del bambino, come di tutta la realtà sta in una divina, gratuita donazione. L’essere è «diffusivum sui».
Il testo di Ferdinand Ulrich può considerarsi un invito a vedere nel fanciullo una chiave di lettura della autentica realtà dell’uomo (Armando Rigobello).
Un clima umano positivo è un fattore fondamentale per il buon esito di una qualsiasi organizzazione sociale. In particolare, per quanto riguarda la scuola, la creazione di una positiva atmosfera socio-relazionale si rivela necessaria per la realizzazione di un’educazione scolastica che consenta ai diversi membri di inserirsi proficuamente nel processo di insegnamento-apprendimento e di instaurare relazioni significative e costruttive.
Il volume offre una trattazione sistematica delle relazioni sociali all’interno dei diversi gruppi che compongono la comunità scolastica (insegnanti-insegnanti, insegnante-allievi, allievi-allievi), mettendo in evidenza per ciascun gruppo i fattori di ordine contenutistico, organizzativo e relazionale che possono ostacolare o, al contrario, facilitare l’instaurarsi di una positiva intersoggettività.
In secondo luogo presenta una ricca rassegna di quelli che sono stati gli approcci più significativi allo studio delle relazioni sociali nella scuola, consentendo una più diretta conoscenza dei contributi della pedagogia tedesca, non sempre debitamente noti nel loro valore.
Il testo ha anche il merito di porre in luce l’aspetto organizzativo, che recentemente ha assunto un grande rilievo all’interno dell’istituzione scolastica.
L’ultimo capitolo verte sulla corresponsabilità scuola-famiglia.
Il testo è una riedizione postuma, riveduta e aggiornata, di un’opera di Herbert Franta (1936-1995), docente di psicologia della personalità, e di psicologia della comunicazione e delle relazioni interpersonali presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana di Roma. La riedizione è stata curata dalla prof. Anna Rita Colasanti – che è anche autrice dell’ultimo capitolo – anch’essa docente di Psicologia della comunità presso la stessa sede universitaria.
Rispetto al passato, oggi gli insegnanti hanno nella scuola la responsabilità di una più grande varietà di allievi che presentano una più grande diversità di bisogni. Se si aggiunge il cambiamento continuo delle dinamiche tecnologiche e degli eventi della storia, la complessità della vita tanto degli studenti che degli allievi aumenta esponenzialmente.
In Condurre e gestire una classe eterogenea Carol Ann Tomlinson e Marcia B. Imbeau affrontano il problema di come rispondere in modo profondo e proattivo alle differenze degli studenti. La prima parte del libro si focalizza su che cosa significhi per un insegnante condurre una classe eterogenea. I lettori potranno imparare come essere guide più sicure e più efficienti in classi centrate sullo studente e capaci di coinvolgerlo responsabilmente.
La seconda parte del libro si focalizza sui meccanismi per la gestione di una classe eterogenea. Un insegnate che abbia le migliori intenzioni, un curriculum dinamico e possieda propri piani per la differenziazione non può – o non vuole – tentare di attuarli se non ritiene di essere in grado di tradurre facilmente in pratica queste idee. In altre parole, gli insegnanti che hanno difficoltà a gestire una classe in modo flessibile non vogliono differenziare l’istruzione, anche se capiscono il problema, se sono d’accordo con questa necessità e se hanno la possibilità di fare progetti adeguati.
Tomlinson e Imbeau sono convinte che l’intima interdipendenza della conduzione e della gestione di una classe eterogenea è il vero cuore dell’educazione del 21° secolo. Questa guida essenziale per la differenziazione contiene anche un utile elenco di attività e di strategie di insegnamento che possono aiutare ogni insegnante a espandere la propria capacità di rendere l’aula adatta ad ogni studente e di lavorare instancabilmente per esso.
“Giovani e musica. Una prospettiva educativa” nasce dal frequente contatto con genitori, animatori, catechisti e insegnanti che comprendono l’importanza della musica per i giovani, ma sono spesso disorientati per la vastità, la complessità del fenomeno e la velocità di cambiamento di mode e tendenze. Ci si rende sempre più conto che la musica non è solo ascolto, bensì stile di vita; è riflesso del modo di sentire in quel dato momento; è codice per la cerchia degli amici; è rito da celebrare insieme ad altri “fedeli” della stessa “religione musicale”; è contesto sociale nel quale immergersi e trasformarsi; è laboratorio sperimentale della ricerca di identità; è spazio per esprimere la propria corporeità; è dimensione comunicativa per gli altri e per se stessi; è flusso liquido di suoni nel quale immergersi e isolarsi dal resto del mondo; è potente anestetico per stordirsi nei momenti di dolore personale; è un eccitante per celebrare l’euforia della propria giovinezza. È tutto questo e molto altro perché, come per tutti i linguaggi, la musica si racconta e ci racconta.
L’idea di fondo, che ha guidato questo scritto, è fornire a genitori, educatori, insegnanti, catechisti, e a tutti coloro che hanno a cuore l’educazione dei giovani, un quadro – per molti aspetti incompleto, ma sufficientemente ampio – capace di dar conto della complessità e della ricchezza dell’oggetto in questione.
La musica può essere maestra di vita, e lo è in quanto narrazione che si aggiunge a tutte le altre per nutrire l’uomo di quelle storie che gli servono per capire il senso profondo della vita.