Il testo si propone una indagine sulla raffigurazione di Cristo nell'arte dei secoli XV e XVI nell'Europa occidentale. Attraverso un percorso storico sulla religiosità dell'epoca, favorita dalla Devotio moderna, esamina i diversi soggetti - dalle Pietà al Vir dolorum al Trono di gloria - attraverso cui si è espressa la spiritualità cristiana, partendo dal Nord dell'Europa. Si sofferma in particolare sulla teologia della gloria nel polittico di Gand e della croce in quello di Grunewald a Colmar. Analizza poi il rinascimento italiano nelle sue opere cristologiche della "teologia del corpo in diverse espressioni d'arte: da Masaccio a Botticelli, da Bellini a Leonardo e a Raffaello, anche nei loro soggetti mariani. Una indagine specie è rivolta all'opera di Michelangelo come figura-sintesi delle varie stagioni del Rinascimento: dai giovanili David e Pietà alle Cappelle Sistina e Paolina alle ultime ricerche religiose. L'ultima parte tratta dell'arte della Riforma cattolica e del suo scopo evangelizzatore. Si esaminano in modo speciale due rappresentanti: il Tintoretto autore del ciclo "glorioso" del vangelo alla Scuola Grande di San Rocco a Venezia e la spiritualità mistica tra Oriente ed Occidente in Spagna nei lavori di El Greco.
"Da più di 10 anni, vivo e prego nella basilica di San Paolo fuori le Mura", dice l'autore, P. Edmund Power OSB, abate di San Paolo; "conosco il suo silenzio della notte o di buon mattino, la curvatura di ogni arco, lo sguardo sia sereno che addolorato di ogni santo o peccatore rappresentato in questo luogo animato dalla presenza di Dio". Sulla base di tale conoscenza, elaborata attraverso la contemplazione del volto della seconda più grande basilica di Roma, l'autore scrive di come l'edificio nella sua interezza e nei suoi particolari, possa divenire un'icona, che illumina gli occhi e il cuore, della persona che cerca Dio. Oltre ad essere basilica papale, San Paolo è da 1.300 anni chiesa abbaziale di una comunità di monaci benedettini; non a caso, le riflessioni dell'abate sono guidate dallo spirito dell'antica prassi monastica della lectio divina. La basilica è un simbolo di incarnazione: dell'unione armoniosa di materia e spirito. Pur essendo monumento dedicato alla fede dinamica e instancabile dell'apostolo San Paolo, primo teologo del Nuovo Testamento, l'edificio più profondamente, con la sua arte e architettura, celebra il Cristo che ha trasformato la vita di Paolo. Qualsiasi persona in cammino, che brama la dimora di Dio, è invitata a leggere e contemplare la basilica che è al tempo stesso parola e icona.
Il presente saggio risponde all'appello del Santo Padre Benedetto XVI (discorso alla Curia Roma, 22 dicembre 2005),riguardante la necessità di una adeguata comprensione del Concilio Ecumenico Vaticana II, secondo un'ermeneutica della riforma nella continuità, offrendo una guida alla lettura dei testi conciliari relativi al rapporto tra la Chiesa e l'arte, con particolare riferimento al cap. VII della
Constítuzione Sacrosantum Concilíum.
L'intenzione è stata quella di ritornare alla fonte conciliare per riscoprire con oggettività, quello che è stato realmente proposto in relazione all'annuncio del Vangelo all'uomo contemporaneo attraverso la via pulchritudinis.