La vita di Muhammad, di Martin Lings, è diversa da tutte le altre apparse finora: di gran lunga la più importante e autorevole biografia del Profeta, scritta da un autore occidentale per lettori occidentali. Basata su fonti arabe dell'ottavo e nono secolo, delle quali alcuni passi importanti vengono qui tradotti per la prima volta, essa deve la sua freschezza e immediatezza di approccio alle parole di uomini e donne che udirono parlare Muhammad e che furono testimoni della sua vita. Martin Lings ha un insolito dono per la narrativa; egli ha adottato uno stile estremamente scorrevole, che riflette e la semplicità e la grandezza della storia. Tradotto in lingue che solo in Europa spaziano dal bosniaco allo svedese, è considerato una vera pietra miliare nella letteratura storiografica/religiosa riguardante l'Islam.
Il lettore non pensi di sfogliare pagine di noiosa dottrina islamica medievale, perché gli ingredienti di questo testo sono sorprendenti: un libro per le donne, un libro per gli amanti della poesia, un libro per gli studiosi di sufismo. L'opera, che si è posta all'attenzione degli orientalisti solo in epoca recente, regala la biografia di oltre 80 sante sûfî, raccolte da uno dei più importanti trasmettitori dei detti e fatti degli antichi maestri del sufismo, Sulamî di Nîshâbûr. Il matn, ovvero la sentenza, la citazione esposta da ogni illustre figura presente nel testo, è intriso di poesia e le frasi "il lume si spegneva ma continuava a illuminarela sua casa fino al mattino", o "non ho mai guardato la neve cadere senza pensare allo sparpagliarsi delle pagine del destino" sono i binari su cui procederà la lettura, attenta, romantica, profonda.
Il sesto volume di questa collana riunisce tre testi brevi di Sulami, incentrati sulla comune tematica dell'estremo limite della santità nell'Islâm: i cosiddetti Custodi del Segreto. I tre trattati appartengono ad un genere classico di letteratura, quello dell'istruzione dei discepoli, e sono lo specchio di un metodo di trasmissione della conoscenza e di un sistema di istruzione ancora attuale nel mondo islamico. Essi espongono in modo magistrale, sia per sintesi che per chiarezza espositiva, i principi fondamentali che l'aspirante deve conoscere per il suo progresso spirituale.
Il Libro del Sé (divino), è il secondo trattato del grande sûfî andaluso Muhyî 'l-Dîn ibn 'Arabî (m. 1240) che vede la luce nella collana I Gioielli. Per quanto breve, l'opera è di notevole interesse poiché evoca il tema metafisico per eccellenza: l'unicità, l'esclusività, l'assolutezza e l'onnipervasione del Sé divino, radice ultima e profonda di ogni esistente. La traduzione dall'arabo è preceduta da un'ampia introduzione della curatrice che, attraverso la Scienza delle Lettere, ci fa accostare alla Scienza alchemica, a quella dei Nomi e a quella dei numeri, nonché da una saggio di Paolo Urizzi in cui la dottrina di Ibn 'Arabî sul Sé divino viene messa a confronto con gli unanimi insegnamenti dell'advaita Shankariano.
La vita di Muhammad, di Martin Lings, è diversa dalle altre apparse finora: è un'importante e autorevole biografia del Profeta, scritta da un autore occidentale per lettori occidentali. Basata su fonti arabe dell'ottavo e nono secolo, delle quali alcuni passi importanti vengono qui tradotti per la prima volta, essa deve la sua immediatezza di approccio alle parole di uomini e donne che udirono parlare Muhammad e che furono testimoni della sua vita. Martin Lings ha adottato uno stile scorrevole, che riflette e la semplicità e la grandezza della storia. Tradotto in lingue che solo in Europa spaziano dal bosniaco allo svedese, è considerato una vera pietra miliare nella letteratura storiografica/religiosa riguardante l'Islam.
Questa collana di opere mai tradotte in lingua occidentale, esordisce con una dei testi minori di Muhyi-l-Dîn Ibn 'Arabî (m. 1240). In essa, il grande maestro delle dottrine spirituali del Sufismo descrive le tre massime funzioni della gerarchia esoterica dei santi, ossia quella del Polo (qutb), vero e proprio "Vicario di Dio" sulla terra, e dei suoi due Assistenti: l'Imâm che si trova alla sinistra del Polo e che presiede all'integrità del mondo corporeo, e l'Imâm che si trova alla sua destra, incaricato del governo degli esseri spirituali. Le analogie con le funzioni supreme della misteriosa Agarttha sono talmente evidenti che non è neppure il caso di menzionarle.
Prima edizione di un breve trattato in cui l'Imâm 'Alî dà, al compagno Kumayl ibn Ziyâd che lo interrogava al riguardo, una sintesi della Verità Suprema (al-haqîqa). Questo dialogo è la prima testimonianza di una scienza esoterica in seno all'Islam da parte di colui che fu definito come "la porta della città della conoscenza". Il dialogo è accompagnato dal commento inedito di 'Abd al-Razzâq al-Qâshânî (m. 1330), uno dei principali interpreti della scuola akbariana, noto soprattutto per il suo commento ai Fusûs al-hikam, "I castoni delle Saggezze" di Ibn 'Arabî.