"Donbass, i neri fili della memoria rimossa" vuole essere un contributo alla rottura di una operazione di rimozione storica che si compie non solo nel caso dell'Ucraina, ma più in generale su aspetti rilevanti di vicende europee la cui eredità è tutt'altro che estinta. Grazie alla "guerra fredda", agli interessi delle élites conservatrici occidentali, alle complicità fra mandanti ed esecutori dei crimini dei nazisti e dei loro collaborazionisti e settori degli apparati istituzionali occidentali post-1945, una coltre di silenzio e mistificazione è calata su molti aspetti di quei crimini, il che ha permesso scandalose impunità e riesumazioni di personaggi assurti ad eroi. È il problema dell'Ucraina, che i media e le cancellerie occidentali fanno finta di non vedere. Importante, poi, è il fatto che spezzando quella rimozione, risulta che il caso del Donbass e del nero filo che collega i neonazisti attuali all'opera contro le genti di quella terra e i collaborazionisti ucraini dei nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, riguarda direttamente noi Italiani: in quella guerra di 70 anni fa partecipammo all'aggressione nazifascista all'URSS e occupammo per un certo periodo proprio il Donbass. Introduzione di Giovanni Russo Spena.
La fotoreporter Roberta Hidalgo è passata alle cronache di tutto il mondo attraverso la prima missione mediatico-fotografica compiuta in Italia, che immortalò papa Giovanni Paolo II nella sua piscina della residenza estiva di Castel Gandolfo: le foto furono poi pubblicate nell'agosto 1981 dal settimanale Gente dell'editore Rusconi e a settembre dello stesso anno da Paris Match (i diritti furono infatti acquistati prima dalla Rusconi in esclusiva per l'Italia, poi, in esclusiva per l'estero, dalla Rizzoli con la mediazione di Licio Gelli, che successivamente le mostrò al papa stesso). In questo saggio si ripubblicano le storiche foto che diedero scandalo nel 1981 e la spy story che ne derivò. Un saggio scandalistico che rimette in gioco una questione da trent'anni sopita, ma mai dimenticata.