La memoria non è soltanto legata agli eventi passati della nostra esistenza, non ci parla soltanto di noi e della nostra vita. Nella memoria di quegli eventi possiamo rintracciare anche la loro origine: la memoria di Dio, quella fonte eterna che dà forma alla nostra vita e mette in ordine i frammenti della nostra storia. La nostra stessa identità è tracciata dalla memoria che Dio ha di noi. "Fare memoria" significa quindi vivere la relazione che Dio ci offre, il cui contenuto più profondo è l'amore. In questo libro, che vuole contribuire al recupero della memoria di Dio nella cultura contemporanea, l'autore articola il suo discorso in tre passaggi. Il primo analizza la visione tecnologica del mondo, che riduce tutto al "fare" e non lascia spazio allo stupore, ovvero alla contemplazione dell'origine di cui siamo noi stessi parte e che sola può dare vera dignità all'essere umano. Il secondo, partendo dall'esperienza dei figli di genitori divorziati, indaga il mistero della nostra figliolanza divina. Se va perduta la memoria di questa figliolanza, va perduta anche la nostra identità e il rapporto con la fonte primaria che ci fa esistere, e di conseguenza la nostra vita resta priva di ogni bellezza. Il terzo passaggio ci svela come la memoria di Dio sia tutt'altro che un evento intimo: essa genera cultura. Dio ha bisogno della collaborazione creativa dell'uomo, donandoci la possibilità di sorprenderci di fronte al miracolo dell'essere e di riscoprire la gioia legata al mistero di essere nati.
Nell'attuale linguaggio dominante, costituito prevalentemente da un lessico economico e quantitativo, non ricorre mai l'espressione "purezza di cuore". Nella nostra società secolarizzata sono scomparsi i "puri di cuore" ai quali è promessa la futura visione di Dio (Mt 5,8)? A questa domanda cercano di rispondere Salvatore Mannuzzu e Goffredo Fofi, che si confrontano, in modi diversi ma ugualmente liberi da pregiudizi ideologici e da dogmatismi religiosi o laicisti, con la sesta beatitudine. Il personaggio creato da Mannuzzu, un ottuagenario cristiano senza qualità, si misura con la parola evangelica, ne esplora la valenza teologica alla luce dei Salmi e della grande tradizione filosofica cristiana; confessa, in un coraggioso e spietato diario dell'anima, la sua tormentosa e tormentata ricerca di una purezza del cuore, ahimè perduta con i lontani e irrecuperabili natali dell'infanzia. Fofi analizza le ragioni storiche e sociali della perdita della purezza di cuore, causata dalla mutazione antropologica avvenuta con il passaggio dalla civiltà contadina alla civiltà industriale e poi all'attuale, disumanizzata, società dei consumi; solo nell'Italia pre-industriale, arcaica e pasolinianamente innocente, ormai irrimediabilmente scomparsa, in certe personalità straordinarie come Elsa Morante e Aldo Capitini e in alcuni personaggi dei romanzi di Tolstoj e Dostoevskij, si possono ritrovare i puri di cuore.