Il mito dell'Albero Sacro posto al centro dell'Eden risale ai primordi dell'umanità: è la suggestiva ipotesi di Mircea Eliade, tra i più grandi studiosi di storia delle religioni del XX secolo. L'Albero Sacro consentiva all'uomo di ascendere al cielo, stabilire un colloquio diretto con Dio, arrivare alla comprensione metafisica della realtà. Poi, con la perdita dell'innocenza, venne il giorno dell'esilio dall'Eden. Le grandi mitologie del passato hanno una radice comune: la nostalgia per il paradiso primordiale, sede della felicità e dell'immortalità. Ma qual è oggi la funzione del mito? Con la desacralizzazione della vita e del creato, l'uomo contemporaneo ha "rimosso" il simbolo nelle zone oscure della psiche, cioè nel sogno, nelle fantasie, nelle memorie ancestrali. Mircea Eliade procede in questo studio a un raffronto tra il variegato, trasparente e interpersonale spazio delle religioni e l'opaca e limitativa sfera dell'inconscio individuale. In questo ormai classico studio, l'autore interpreta in modo nuovo e anticonvenzionale i riti della madre terra, i sacrifici umani, i misteri orfici, i poteri degli sciamani, la mistica indiana, le pratiche dei monaci buddhisti, i valori delle Scritture ebraiche e cristiane, per approdare alle odierne dinamiche dell'immaginario. Mimetizzato sotto varie forme, il mito vive ancora, la nostalgia del paradiso è sempre presente e molte idee apparentemente nuove non sono che un prolungamento del pensiero arcaico.
Oggi più che mai, il modello tradizionale di famiglia e i ruoli che donne e uomini ricoprono nella società, sono oggetto di confronto e accese discussioni. L'ordine determinatosi negli ultimi secoli di storia è in forte crisi: famiglie monogenitoriali, matrimoni fra persone dello stesso sesso, adozione da parte di single e coppie gay, senza contare quanto succede in campo professionale, con una maggiore presenza di donne in tutti i settori, dai lavori manuali alle posizioni dirigenziali. Questi cambiamenti, e la rivendicazione di status e diritti inevitabilmente connessa, si inseriscono nel dibattito sulla sessualità e sulle differenze di genere che oggi sembra far prevalere la conclusione che le differenze fra uomini e donne, ammesso che esistano, siano insignificanti e "socialmente determinate". Steven Rhoads, al contrario, afferma che, a dispetto di ciò che molti oggi amano credere, le distinzioni sessuali restano profondamente radicate nella natura umana. L'autore presenta un gran numero di prove scientifiche che dimostrano come queste differenze siano innate ed esplora le differenze maschio/femmina per quanto riguarda l'aggressività e l'istinto di dominio, la sessualità e la cura dei figli. Un'analisi, la sua, che a qualcuno potrà sembrare conservatrice e forse anche reazionaria, ma che invece, sgombrando il campo da pregiudizi e posizioni ideologiche grazie al rigore con cui è stata condotta, consente di studiare i fenomeni e i processi in atto nella loro reale complessità.
Dopo un secolo nel quale le ideologie hanno cercato di cancellare qualunque forma di trascendenza dalla vita degli uomini e dopo il fallimento della cosiddetta teologia della morte di Dio, si moltiplicano i segnali di quello che è stato definito un ritorno del sacro. Le grandi tradizioni spirituali e religiose sembrano aver ritrovato un ruolo nella vita delle persone e per la prima volta nella storia sono facilmente accessibili anche in luoghi molto lontani da quelli della loro maggiore diffusione. In tale contesto appare sempre più necessario riflettere sulla possibilità di una sintesi, o, quanto meno, di un incontro fra tradizioni, sapienze e concezioni del mondo differenti. In questo suo libro, che è innanzitutto un viaggio attraverso le forme in cui si è espressa e si esprime la spiritualità, Javier Melloni suggerisce un atteggiamento di apertura verso tutti gli apporti, per condividere le ricchezze che ciascuno di essi può offrire e affrontare in modo nuovo le sfide che l'eterno desiderio di capire sé stesso, il mondo e Dio, pone all'uomo contemporaneo.
Questo libro sostiene una tesi sorprendente e, pagina dopo pagina, la rende accettabile e infine inevitabile: le fiabe, in particolare quelle dei Grimm, sono ispirate al ciclo mensile della luna, ne narrano la vicenda, ne adottano il lessico. L'astro che illumina le notti, la luna crescente o calante, e soprattutto la luna cinerea dei noviluni, traspare attraverso i personaggi fiabeschi e dà senso alle loro curiose storie. Presenza costante nelle favole di tutti i popoli, la luna appare, sotto infiniti volti, nella mitologia greca; come annuncio di Resurrezione, porta la novella cristiana ("Ergo annuntiavit luna mysterium Christi", diceva sant'Ambrogio); e infine, le stesse "fiabe scientifiche" adottano il puntuale e circolare stile lunare. Sermonti rievoca "storie della luna" esquimesi, boscimani, ottentotte, russe e inglesi; analizza i miti lunari evocati nelle storie di Medea, Prometeo, Edipo, Romolo, Eva, Maria, i re Magi, tra le altre; svela i significati nascosti nelle "fiabe del novilunio", come Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Pelle d'Asino, Cenerentola, Hänsel e Gretel. "La luna è una viva parte di noi, conclude Sermonti, situata nella lontananza [... ]. È una maniera del nostro pensiero, una forma della logica".