Dopo "II Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta", Roberto de Mattei offre in queste pagine alcuni elementi di riflessione storica e teologica per chi desideri approfondire i problemi che il vivace dibattito sulla sua opera ha sollevato: si possono discutere persone ed eventi che appartengono alla storia della Chiesa, mettendone in luce eventuali limiti e ombre? Si può dissentire (e quando? e in quale misura?) dalle decisioni delle supreme autorità ecclesiastiche? Qual è la 'regula fidei' della Chiesa nelle epoche di crisi e di confusione? Per Roberto de Mattei la via maestra da ritrovare è la Sacra Tradizione di cui, in questo volume, propone una documentata apologia.
"Mangiare carne è semplicemente immorale, poiché comporta un'azione che è contraria al sentimento morale, quella di uccidere. Uccidendo l'uomo sopprime anche in sé stesso le più alte capacità spirituali, l'amore e la compassione per altre creature viventi e, sopprimendo questi sentimenti, diventa crudele." (Lev Tolstoj) Se l'uso di mangiare carni è radicato da secoli nella cultura occidentale, la drammatica emergenza ecologica in cui versa l'ecosistema del nostro pianeta - che ha fra le sue cause principali proprio l'allevamento intensivo di animali - e la crescente sensibilità vegetariana rendono attuale e anzi doveroso, in ambito ecclesiale, un dibattito sul vegetarismo. Sebbene la scelta vegetariana, l'"astenersi dalle carni", sia sempre stata presente all'interno della realtà ascetica e spirituale cristiana, essa viene spesso vista con sospetto e persino con sarcasmo da una certa parte del mondo cattolico, che ritiene il vegetarismo estraneo all'orizzonte ebraico-cristiano. Prima opera teologica in Italia sul tema, "Il grido della creazione" è una raccolta di saggi che nasce dal lavoro di diversi studiosi coinvolti nei convegni nazionali organizzati dall'Associazione Cattolici Vegetariani. Attraverso i testi dell'Antico e del Nuovo Testamento e i rimandi alla Tradizione, il libro dimostra che questa scelta etica non è staccata dalla teologia cristiana, ma attinge anzi alle sue radici più profonde.
Le opere di misericordia, così come ci sono state tramandate dal passato, possono sembrare il retaggio di una pietà d'altri tempi, al pari delle giaculatorie e dei fioretti con cui si iniziavano le nuove generazioni alle virtù umane e cristiane. In effetti, gli scenari di vita si sono oggi alquanto modificati. L'intervento pubblico è percepito e reclamato come un diritto, e ciò crea la diffusa percezione che sia lo Stato - o al limite le strutture private, comunque esterne alla famiglia - a doversi occupare dei problemi materiali, del disagio, del dolore, della malattia e persino della morte dei cittadini. Ritornare a riflettere sulle opere di misericordia ci aiuta, invece, ad andare oltre la scorza, per imparare a non ignorare la sofferenza che si nasconde dietro i volti tirati a lucido della gente intorno a noi, per ricordarci che tutto ciò ci riguarda e dovremmo farcene carico. È quindi un atto di intelligenza, nel senso che aiuta a leggere dentro, ma anche uno strumento per risvegliare la compassione, quella che Dostoevskij ne "L'idiota" definisce "la più importante e forse l'unica legge di vita dell'umanità intera". Mettere attivamente in pratica tali precetti non è solo virtù morale per chi ha il dono della fede, ma prima ancora dovere di giustizia per tutti.
Descrizione del libro: Prefazione di David L. Schindler
Che cosa rende ogni essere umano unico e irripetibile? Che cosa gli appartiene così intrinsecamente che niente e nessuno potrà mai strapparglielo? Che cos’è e come può essere definita la dignità di una persona? Esiste una morte «dignitosa»?
Nota sull'Autore: Robert Spaemann, nato a Berlino il 5 maggio 1927, è il più autorevole filosofo cattolico tedesco contemporaneo. Ha insegnato nelle Università di Heidelberg (dove è subentrato a Gadamer), Stoccarda e alla Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera, di cui dal 1992 è professore emerito. Tra i suoi libri tradotti in lingua italiana, ricordiamo: Felicità e benevolenza (Vita e Pensiero, 1998); Persone. Sulla differenza tra «qualcosa» e «qualcuno» (Laterza, 2007); La diceria immortale. La questione di Dio o l’inganno della modernità (Cantagalli, 2008).