Oggi, soprattutto nei paesi occidentali, i processi di globalizzazione si trovano certamente in difficoltà. Il governo di tali fenomeni, accanto a indubbi aspetti positivi, ha determinato squilibri e iniquità diffusi. Eppure la globalizzazione è stata per millenni una trama connettiva fondamentale delle vicende umane. Anche oggi, le economie e gli Stati contemporanei funzionano, nonostante i problemi, attraverso un'inestricabile interdipendenza. Gli oscuri momenti di chiusura su se stessi degli Stati e degli Imperi, come la storia del Novecento dimostra, terminano sempre con un'apertura dei mercati che fa cadere barriere e muri tra i vari paesi. Il testo ricostruisce alcune esperienze storiche di globalizzazione che si sono succedute grosso modo dal 2000 a. C. ai giorni nostri tracciando un confronto storico tra passato e presente.
Una nave a caccia di Ong nel Mediterraneo centrale. Una gigantesca macchina di propaganda. Una galassia nera, pronta a cancellare i diritti e a sbarrare le frontiere. Il libro indaga lo sviluppo in Europa dell'ideologia e delle organizzazioni identitarie che crescono, conquistano consensi, condizionano governi. Organizzazioni impenetrabili, addestramenti riservati sulle Alpi, case editrici, think tank, società di comunicazione, centri di studio: il network identitarie europeo è una struttura in grado di alimentare di contenuti e strategie gruppi organizzati, canali sociali e governi. È la linfa ideologica di un asse che parte dall'Ungheria di Orban, per arrivare alla Lega di Matteo Salvini. Che ora punta alla conquista dell'Europa.
Protagonista da sempre della politica europea e delle battaglie europeiste, Luciana Castellina, una delle esponenti più acute ed eterodosse della sinistra italiana, ripercorre in questo libro sessant'anni di storia dell'Unione Europea, e sottolinea la necessità di rilanciare il progetto dell'Unione superando le scelte sbagliate e antidemocratiche con le quali Bruxelles ha risposto alla crisi e ai flussi migratori. Quanti sanno che i federalisti ispirati dai padri del Manifesto di Ventotene quando, al teatro Adriano di Roma, nel marzo del 1957, venne celebrata con tutte le autorità la nascita della Comunità Europea, oggi diventata Unione, dal loggione gettarono volantini di protesta per dire che la neonata era un mostricciattolo? Quasi 60 anni di questa storia sono stati coperti da una narrazione spudoratamente retorica. Questo libro racconta le tantissime verità occultate: dai primi vagiti dell'europeismo ufficiale alla cosidetta "legislazione d'emergenza" (espedienti e sotterfugi privi di qualsiasi legittimazione democratica) dei nostri giorni. E, ciononostante, abbandonare il progetto - scrive l'autrice significherebbe annegare nell'oceano globale, perdendo ogni speranza di recuperare un controllo politico democratico sul nostro futuro.
Il morbo che porta il nome di Alois Alzheimer, e che colpisce nel mondo molti milioni di persone, è ormai divenuto familiare, oltre che alla comunità scientifica, al grande pubblico. Ma chi era il medico che lo scoprì e per primo lo descrisse? Quali tracce aveva seguito e quali furono le reazioni che le sue ricerche suscitarono nel mondo scientifico dell'epoca? Questo libro ricostruisce in una piana forma narrativa, ma con rigorosa precisione scientifica, la scoperta dello scienziato franco-fortese e nello stesso tempo offre uno spaccato della vita intellettuale e scientifica del tempo. Il personaggio di Alzheimer viene raccontato anche negli aspetti singolari e anticonformisti della sua personalità: quella di un medico che si batteva per l'umanizzazio-ne degli ospedali psichiatrici e non temeva il conservatorismo del mondo accademico. Uno studioso che, dopo la catastrofe del 1914, si dedicò anche a indagare gli effetti devastanti della guerra sulla psiche.
Quella della comunità fiorentina dell'Isolotto fu, alla fine degli anni Sessanta, una partecipata esperienza religiosa e laica, sociale, politica e culturale. E su di essa si abbatté una reazione tra le più immediate, virulente e indicative di quanto la presa di parola dal basso avesse allarmato i poteri costituiti. Nel processo del 1971, che il volume ricostruisce e ripercorre, furono coinvolte quasi mille persone. Nel saggio introduttivo di Enzo Mazzi, attraverso l'esercizio della memoria, che accosta fatti e valutazioni, si mostra come il processo contro la comunità dell'Isolotto sia stato un passaggio esemplare verso una drammatica stagione di depistaggi, trame eversive e repressione sulla quale ancora oggi non è stata fatta chiarezza. Oltre alla ricostruzione dei fatti, il volume è completato dall'arringa di Lelio Basso durante il dibattimento, che costituisce un documento inedito di straordinario valore storico e giuridico, nonché dalle testimonianze che importanti personaggi quali Pietro Ingrao, Ernesto Balducci, Hans Küng, Franco Cordero, Lucio Lombardo Radice e altri resero al tempo dei fatti. Prefazione di Mario Capanna.
A oltre sessantacinque anni dalla tragedia della Shoah, manca ancora una riflessione esauriente sulle responsabilità italiane per lo sterminio degli ebrei, sulle colpe del cattolicesimo e del fascismo. Il volume dà un contributo a questa indagine analizzando in profondità due pagine inedite. Innanzitutto indaga sul ruolo che svolse il cattolicesimo italiano, attraverso la figura chiave dell'intellettuale Mario Bendiscioli, nella gestazione delle leggi antisemite del 1938. Documenta poi come i fascisti della repubblica sociale furono protagonisti di primo piano, spesso in competizione con gli stessi tedeschi, nella caccia agli ebrei da avviare allo sterminio. Da questo studio emerge un radicamento tutt'altro che marginale del razzismo in molti settori della società italiana, che tante ricostruzioni storiografiche hanno preferito sminuire o lasciare nell'ombra.
Un grande studioso e traduttore della “classicità” latina ci racconta, tra la fedeltà storica e l’intuizione fantastica, i profili di alcuni dei più celebri scrittori della romanità. Plauto e Catullo, Lucrezio e Sallustio, Cicerone e Cesare, Virgilio e Orazio, Seneca, Petronio, Tacito, Persio, Giovenale, Svetonio e Paolo rivivono in questo libro grazie alla sapiente scrittura di Canali, che ne illumina la personalità, lo stile, i segreti, fuori dalle convenzioni accademiche e museali ma anche dalle forzature dell’attualità. Attraverso un gioco spregiudicato (quello appunto dell’identikit), ma che poggia su una rigorosa conoscenza dei testi e delle fonti, l’autore ci conduce a scoprire quali verità possibili si celino nelle parole e nelle vite di questi giganti della cultura classica.
Quando estetico e politico si incontrano il loro destino sembra segnato. Attraverso una lettura non convenzionale e ad ampio raggio dell’opera di Hannah Arendt, il libro dimostra che esiste una terza possibilità, oltre gli esiti previsti di una estetizzazione della politica o di una politicizzazione dell’estetica. Senza cedere le proprie prerogative o scalfire i rispettivi ambiti disciplinari, estetico e politico possono convergere, o meglio, trovare una radice comune nello sguardo spettacoriale che percepisce e giudica il mondo come scena pubblica, teatro di gesti, parole, azioni e produzioni umane. Un percorso inedito nel pensiero di Hannah Arendt, interrogato a partire da temi estetico-politici, quali il potere dell’apparire singolare e collettivo, il costruire e l’abitare il mondo con opere e performance, il rapporto tra vita e politica e tra azione e giudizio, il senso comune.
Questo libro avvia un discorso inconsueto sull’eresia. In primo luogo una testimonianza di vita comunitaria che si tiene lontana sia dal rifiuto pregiudiziale dell’eresia che dalla sua mitizzazione. L’eresia esaminata soprattutto dal punto di vista dell’ortodossia è stata considerata come deviazione, imperfezione, errore o pervertimento di una verità presuntamente assoluta. L’intento dell’autore è andare oltre questa consuetudine, senza tuttavia ignorarla, e applicarsi all’eresia come realtà positiva, dinamica, come forza generativa in espansione, osteggiata da un’altra forza opposta: il potere, la stabilità, il conformismo, la gerarchia. Di questa vitalità dell’eresia Enzo Mazzi ci propone importanti esempi storici, diversi e lontani tra loro, quali Gioacchino Da Fiore, Giordano Bruno, Girolamo Savonarola, Ernesto Bonaiuti, Teilhard De Chardin. Per poi passare a descrivere la forza eretica dei movimenti dal basso, delle istanze di liberazione che si battono contro le logiche di potere e le impostazioni inquisitoriali che continuano a sopravvivere e anzi a riprendere forza nel mondo contemporaneo.
Le idee, la storia, l’esperienza umana di Giordano Bruno come radice di un umanesimo che è ancora la principale risorsa creativa alle soglie del nuovo millennio. Enzo Mazzi, autore per i nostri tipi del fortunato volume Cristianesimo ribelle, ripercorre in questo agile testo la figura e l’insegnamento di uno dei più importanti maestri del libero pensiero. In un momento in cui il pensiero laico subisce l’offensiva di molti integralismi, è preziosa la rilettura che Enzo Mazzi, esponente di un cattolicesimo minoritario ma vivo e ascoltato, propone del grande eretico Giordano Bruno, che la Chiesa romana fece bruciare sul rogo, in piazza Campo de’ Fiori a Roma, il 17 gennaio del 1600. Oggi, mentre attraversiamo una crisi della modernità che non è meno acuta di quella del diciassettesimo secolo, l’insegnamento bruniano appare a Mazzi come una risorsa preziosa, come una insostituibile testimonianza di umanità e di libertà.
Che cosa ha significato e cosa significa, per noi italiani, avere il papa in casa? Qual è il rapporto fra passato e presente nella storia, ormai lunga, dei terroristi e del terrore? In che senso le discussioni dell'oggi sulle nuove frontiere della vita e della morte guadagnano a essere illuminate da vicende di ieri, o dell'altroieri? Perché l'interminabile conflitto tra israeliani e palestinesi ci riguarda tutti, più di ogni altra guerra al mondo? Ecco alcune delle domande cui provano a rispondere gli interventi pubblicistici di Sergio Luzzatto, usciti principalmente sul "Corriere della Sera" e qui radunati in volume. Come già "Sangue d'Italia", così questa raccolta muove dal principio che la storia sia una faccenda troppo seria per essere lasciata in pasto ai professionisti della disinformazione culturale. Se vogliamo guardare avanti con una qualche consapevolezza, è anche all'indietro che dobbiamo imparare a orientarci.
Questo lavoro ha due comuni denominatori. Il primo è la memoria storica di chi ha pagato con la vita il suo impegno pubblico. Il secondo un'esigenza di giustizia e verità: infatti quasi tutte le morti qui raccontate sono rimaste impunite. La memorialistica dei cosiddetti "anni di piombo" ha lasciato nell'oblio un gran numero di vittime uccise nelle piazze di un'Italia molto diversa da quella attuale. Attraverso la voce di chi le ha conosciute e ha condiviso quella stagione di militanza politica, il volume ricostruisce le storie di Giuseppe Pinelli, Franco Serantini, Mario Lupo, Roberto Franceschi, Tonino Micciché, Piero Bruno, Francesco Lorusso, Walter Rossi, Fausto e Iaio, uccisi dalle forze di polizia nel corso di manifestazioni o vittime di agguati fascisti. "La mancanza di certezze giudiziarie su quelle morti - scrive Giovanni De Luna nell'introduzione - equivale alla sparizione dei corpi, all'assenza di una tomba".