Negli ultimi decenni, con la ripresa dei pellegrinaggi compostellani, sono riemerse sul mercato del libro molte opere di genere "odeporico", essendosi il pellegrinaggio a Santiago trasformato in un fenomeno di massa.
I testi riguardanti Santiago e il Camino ormai formano una vastissima bibliografia. Accanto agli aspetti positivi di tale espansione, va registrato lo scadere del pellegrinaggio ad un’escursione di "trekking".
La Confraternita di San Jacopo di Compostella in Perugia si è fatta, invece, carico di inoltrarsi dentro l'anima, ponendosi le domande che ogni pellegrino di ritorno si fa: "Che cosa mi è successo lì? Perché quell’esperienza sembra non terminare mai, anche se tornati a casa? Che cosa è avvenuto sulla strada?".
Lungo un itinerario che si snoda ormai da alcuni anni, alcuni pellegrini di ritorno si sono ritrovati (in Liguria) per cercare di dare un nome e un volto al Mistero che li aveva spinti a partire per il Camino, e che li aveva accompagnati e quindi incontrati in un avvenimento rivelatosi gravido di vita.
È questo l’interesse specifico del libro, la cui lettura consente di partecipare ad un itinerario che approda alla conferma che realmente Dio esiste, e tiene in mano la vita degli uomini, conducendoli ad un fine buono. Il sudore, la polvere, i problemi, gli affetti, le preoccupazioni, i desideri, trovano sulla via di Santiago la loro trasfigurazione e anche il loro vero senso.
A cura di Paolo Asolan e Davide Gandini (Confraternita di San Jacopo di Compostella)
Scritti di Paolo Caucci von Saucken, Davide Gandini, don Paolo Asolan, Vittorio Lanteri Laura, don Paolo Giulietti, Luciano Manicardi della Comunità di Bose, suor Nadiamaria Zambetti, frère John di Taizé
«Arrivare a Santiago non significa giungere alla fine del cammino, vuol dire iniziarne uno nuovo ancor più in interiore animae, che ha come meta la contemplazione di Dio prefigurata nel Portico della Gloria: finisterrae così non è altro che l'initium coeli».
Paolo Caucci von Saucken
Fin dall'antichità i pellegrini di ritorno dal viaggio in Terra Santa portavano con sé degli speciali oggetti ricordo. Definirli "souvenirs" sarebbe assolutamente scorretto, perché ciò vanificherebbe la loro profonda valenza teologica e simbolica: quello di Terra Santa è un itinerario di ricerca e non un semplice viaggio. Il nome che dà loro Egeria fin dal IV secolo è Eulogie, cioè Benedizioni: sono reliquie o specie di reliquie, di cui nel libro si approfondiscono valore e significato. In una prospettiva storica e geografico-ecumenica sono prese in considerazione le Eulogie tipiche delle varie comunità cristiane: oltre ai Latini, i Copti, gli Etiopi, i Russi, gli Armeni, i Caldei, i Greci ortodossi e anche i Protestanti, che nel XIX secolo ebbero grande ruolo nell'illustrazione grafica e pittorica dei Luoghi Santi. Le Eulogie diventano così un tramite per accostarsi non solo ai riti del pellegrinaggio, ma anche ai Cristiani d'Oriente da secoli presenti a Gerusalemme e alla Città Santa, vero centro del mondo e ombelico della terra, che il pellegrino cerca di traslare e rifondare nella propria terra d'origine. Partendo dal racconto dell'esperienza dell'autore e di sua moglie, pellegrini e meravigliati scopritori della Città Santa, il volume presenta una vasta collezione di Eulogie di diverse epoche, che vengono analizzate dal punto di vista scientifico, storico e teologico.
GLI AUTORI
Mario Coccopalmerio, medico, antichista, viaggiatore prima, poi pellegrino a Gerusalemme. Si definisce un “agiografo”.