A due anni dallo scoppio della pandemia, possiamo già toccare con mano come essa stia radicalmente cambiando il nostro modo di vivere. Le misure messe in campo per debellarla hanno condizionato la società, dal punto di vista politico, economico, sociale e relazionale. Per questo è necessario fermarsi un attimo, tornare all'origine e riflettere con maggiore obiettività su quanto è accaduto. Giorgio Palù, virologo di fama internazionale e presidente di AIFA, sulla base di un'esperienza di studi decennale e con la consueta chiarezza, analizza il modo in cui abbiamo affrontato questo evento drammatico, convinto che individuare gli eventuali errori commessi possa aiutarci a fare tesoro di alcune importanti lezioni. Ripercorrendo i primi concitati mesi del 2020, è inevitabile soffermarsi sul ruolo svolto dalla comunicazione. Quest'arma potentissima si è spesso trasformata in un vociare confuso, che, invece di aiutare i cittadini a capire quanto stava accadendo, si è limitata a diffondere allarmismo e terrore ingiustificati. Mai come in questi momenti di caos è necessario avere delle figure di riferimento preparate, giornalisti e scienziati capaci di divulgare informazioni basate su dati rigorosi e accessibili al grande pubblico. Esattamente come fa Palù in questo testo, spiegando come funzionano i virus e cosa potrebbe aver scatenato la pandemia di Covid-19. La comunità scientifica, d'altra parte, ha dimostrato che, quando sceglie di collaborare, può ottenere risultati strabilianti: non era mai accaduto che in pochissimi mesi si riuscisse a produrre un vaccino efficace e a distribuirne miliardi di dosi in tutto il mondo. L'andamento della pandemia lascia presumere che un virus con queste caratteristiche tenda a diventare endogeno, come è avvenuto per i virus dell'influenza e del raffreddore. La sfida è dunque imparare a conviverci e la soluzione, come sempre, è la ricerca. Continuare a studiare gli agenti microbici, imparando a conoscerli, non solo aprirà la via a ulteriori scoperte in campo biomedico, ma, soprattutto, ci aiuterà a essere preparati la prossima volta che dovremo affrontare una simile emergenza.
L'amore per la vita contrapposto all'amore per la morte. Il modello di società matriarcale e quello patriarcale. L'uomo e il dio. La civiltà occidentale basata sui consumi e quella orientale basata sulla spiritualità. Il necessario, l'abbondanza, il superfluo. La riflessione di Erich Fromm ruota attorno a un insieme di contrasti da lui mirabilmente condensati nella celeberrima tensione tra Essere e Avere. Ciò è evidente anche nei saggi delle raccolte comprese in questo volume - L'amore per la vita, Amore, sessualità e matriarcato, Il bisogno di credere e La disobbedienza - che analizzano molteplici aspetti della psicologia e della società umane: dalle origini del consumismo e dell'aggressività al linguaggio universale del sogno, dal mito biblico ai rapporti tra uomo e donna, fino all'azione disumanizzante della tecnologia e alla necessità di ciascuno di opporsi a un sistema che vuole fare dell'individuo un eterno lattante dedito al possesso, solitario, annoiato, ansioso. Che tratti di sessualità, storia delle religioni, sociologia, Fromm individua sempre nell'imposizione di assurdi vincoli patriarcali l'origine dei malesseri a livello individuale e collettivo. Liberarsi dalle costrizioni imposte dalla tradizione, con consapevolezza e responsabilità, è quindi la strada per raggiungere la piena realizzazione di sé nelle relazioni affettive come nella vita civile.
Se un attacco nel cuore dell'Europa ci ha colto impreparati, è perché eravamo impegnati nella nostra autodistruzione. Il disarmo strategico dell'Occidente era stato preceduto per anni da un disarmo culturale. L'ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. L'aggressione di Putin all'Ucraina, spalleggiato da Xi Jinping, è anche la conseguenza di questo: gli autocrati delle nuove potenze imperiali sanno che ci sabotiamo da soli. Sta già accadendo in America, culla di un esperimento estremo. Questo pamphlet è una guida per esplorare il disastro in corso; è un avvertimento e un allarme. Gli europei stentano ancora a capire tutti gli eccessi degli Stati Uniti, eppure il contagio del Vecchio continente è già cominciato. Nelle università domina una censura feroce contro chi non aderisce al pensiero politically correct, si allunga la lista di personalità silenziate, cacciate, licenziate. Solo le minoranze etniche e sessuali hanno diritti da far valere; e nessun dovere. L'ambientalismo estremo, religione neopagana del nostro tempo, demonizza il progresso economico e predica un futuro di sacrifici dolorosi oppure l'Apocalisse imminente. I giovani schiavizzati dai social sono manipolati dai miliardari del capitalismo digitale. L'establishment radical chic si purifica con la catarsi del politicamente corretto. È il modo per cancellare le proprie responsabilità: quell'alleanza fra il capitalismo finanziario e Big Tech pianificò una globalizzazione che ha sventrato la classe operaia e impoverito il ceto medio, creando eserciti di decaduti. Ora quel mondo impunito si allea con le élite intellettuali abbracciando la crociata per le minoranze e per l'ambiente. La questione sociale viene cancellata. Non ci sono più ingiustizie di massa nell'accesso alla ricchezza. C'è solo «un pianeta da salvare», e un mosaico di identità etniche o sessuali da eccitare perché rivendichino risarcimenti. In America questo è il Vangelo delle multinazionali, a Hollywood e tra le celebrity milionarie dello sport. In Europa il conformismo ha il volto seducente di Greta Thunberg e Carola Rackete. Le frange radicali non hanno bisogno di un consenso di massa; hanno imparato a sedurre l'establishment, a fare incetta di cattedre universitarie, a occupare i media. Possono imporre dall'alto un nuovo sistema di valori. La maggioranza di noi subisce quel che sta accadendo: non abbiamo acconsentito al suicidio.
Che si tratti di un genio assoluto o un colossale truffatore, Elon Musk è senza dubbio uno dei personaggi più controversi della Silicon Valley. Quest'uomo impulsivo, testardo, esigente, volubile è riuscito là dove tanti, prima di lui, avevano fallito: realizzare un'auto completamente elettrica, elegante, dalle ottime prestazioni e a buon mercato. In queste pagine spesso sorprendenti, il giornalista Tim Higgins condivide gli inediti retroscena del cammino tortuoso che ha portato una piccola ma ambiziosa startup a diventare la maggior produttrice di auto elettriche al mondo, superando colossi quali General Motors e Ford. L'arrivo di Musk, la sua visione del futuro, il suo entusiasmo, la sua determinazione - e il suo investimento multimilionario - sono stati certamente un traino per Tesla. Ma per quindici, infernali anni Tesla è stata anche assediata dai rivali, messa sotto pressione dagli investitori, schiacciata dai debiti, oppressa da problemi tecnici. Lo stesso Musk si è spesso dimostrato il peggior nemico dell'azienda di cui è diventato in breve l'amministratore delegato: i suoi tweet più di una volta hanno portato la società, che lui stesso aveva inizialmente finanziato, sull'orlo del collasso. Quella di Tesla è una storia di sfide ingegneristiche potenzialmente disastrose e scontri agguerriti per il potere. Ma soprattutto è la storia di Elon Musk, del suo ego e della sua sfrontatezza, tra dichiarazioni eccentriche e spesso sopra le righe. Accanto all'immagine da tabloid, però, Higgins mette in luce, attraverso centinaia di interviste, un lato sconosciuto dell'imprenditore che ha stravinto la scommessa del secolo, svelando i tanti momenti in cui si è sentito stressato, sfinito, preoccupato, disperato, insicuro. In una parola: vulnerabile.
Quando inviti un amico a cena c'è il momento in cui quello ti vuole caricare la lavastoviglie, tu gli dici di no, gli dici di andare a casa «faccio io domani con calma», ma lui insiste e alla fine cedi. Poi l'amico se ne va, tu apri il portellone e rimani sbigottito: ma come la caricano gli altri la lavastoviglie? Con che logica? Come si può mettere una padella di ghisa sopra i bicchieri? I bicchieri sono fragili, santiddìo. E allora realizzi che siamo diversi, che tra tutti noi c'è un baratro culturale, ideologico. Le padelle sopra i bicchieri? Ma cosa abbiamo da dirci io e te? Come potremmo intavolare un dibattito serio su un qualsiasi argomento? Come potremmo mai metterci d'accordo su nozze gay, eutanasia, riscaldamento globale? Ecco. Fino a questo preciso momento la tua attenzione era dedicata alla comprensione di una serie di elementi: che roba sarà questo libro, farà ridere o no, potrà andar bene come regalo per mia cugina. Poi hai letto alcune parole, quelle che vengono spesso pronunciate nei dibattiti televisivi, e improvvisamente è avvenuto qualcosa in te. I tuoi neuroni sono ora completamente impegnati in una nuova questione di primaria importanza: questo tizio che scrive... da che parte della barricata sta? A quale clan appartiene? E i clan non sono tanti, sono soltanto due: il tuo e quello dei nemici. Il clan è quel luogo caldo e accogliente che noi umani abbiamo creato per tifare la squadra più giusta per noi, e soprattutto per indignarci insieme per le offese ricevute dal clan avversario. Ma c'è anche chi vive a disagio nel mondo dei pro e dei contro, e cerca un'alternativa. Quella che tenterà di trovare il protagonista di questo libro. Giovanni, infatti, vorrebbe un mondo dove ci sia posto anche per chi non ha tutte le risposte, o per chi ha risposte strane, incoerenti, contraddittorie, paradossali. Un'impresa disperata ed esilarante, in compagnia del suo animale guida, l'unico che gli somiglia perché sfugge a ogni genere di classificazione: l'ornitorinco. Ci proverà per ventuno capitoli, ventuno esperienze di conflitti quotidiani dove incontrerà attori buddisti, cattolici leghisti, atei militanti, attivisti Lgbtq+, alla ricerca della soluzione impossibile per caricare la lavastoviglie altrui senza offendere nessuno. Tenterà, farà conquiste e fallimenti, prenderà un po' di botte, offenderà tutti.
L'Italia è piena di paradossi: il divario socio-economico tra Nord e Sud, la disaffezione dalla politica che contrasta con l'alto numero di votanti, una situazione di «pace sociale» percorsa da fremiti e paure... Contraddizioni che affondano le radici nella storia, e che nella perdurante crisi delle istituzioni sembrano trovare la linfa per perpetuarsi. Accanto alle ombre, però, ricorda Cassese, ci sono le luci, e il nostro Paese ha dimostrato di saper trovare la vitalità per aprirsi alla speranza.
Nel settembre del 1993, a Norfolk (Virginia), le acque del fiume Lafayette restituiscono il corpo senza vita della diciassettenne Sarah Wisnosky. Fin dal principio i sospetti ricadono sul fidanzato, il ventiseienne italo-americano Derek Rocco Barnabei, che, al termine di un processo indiziario durato tre settimane, è condannato a morte per violenza sessuale e omicidio. Barnabei si dichiarò innocente e vittima di un complotto. In molti si mobilitarono contro la sentenza. Intervennero esponenti politici, il Parlamento europeo - che adottò all'unanimità una risoluzione sulla pena di morte citando nel documento il caso Barnabei, definendolo controverso, e chiedendo di commutare la condanna in ergastolo -, persino papa Giovanni Paolo II si unì agli appelli. Tuttavia gli estremi tentativi di bloccare l'esecuzione non sortirono alcun effetto. La Corte suprema rigettò i ricorsi presentati e Derek Rocco Barnabei fu giustiziato in Virginia il 14 settembre 2000. Alessandro Milan, agli inizi della sua carriera in una appena nata Radio24, intervistò più volte Barnabei e collaborò a due straordinarie dirette dal braccio della morte. In queste pagine, Milan fonde la puntualità dell'inchiesta giudiziaria con il racconto autobiografico, perché la vicenda di Barnabei non è per lui solo una prova giornalistica, ma un incontro umano che lo investe e lo segna personalmente. Per vent'anni ha cercato risposte agli interrogativi e ai dubbi sulla verità di Derek, seppure nella convinzione che nessuna risposta possa giustificare la barbarie di una condanna a morte. La pena capitale «è sbagliata, sempre e comunque, anche per chi si è macchiato di un crimine efferato oltre ogni ragionevole dubbio». È soltanto una vendetta, «di Stato, ma pur sempre vendetta».
Era il 3 gennaio 1983 quando la rivista «Time» assegnò per la prima volta nella sua storia il premio di «persona dell'anno» non a un essere umano bensì al personal computer. Quella celebre copertina sanciva una svolta epocale, l'inizio di una rivoluzione tecnologica che ci avrebbe traghettato verso il mondo nuovo, veloce e leggero dell'Intelligenza Artificiale. Un mondo immateriale, dove però i prodotti della ricerca avanzata sono sempre più concreti. Con il tempo l'Intelligenza Artificiale ha smesso di cercare di riprodurre il nostro modo di ragionare, non è più un "imitation game". È diventata una forma di intelligenza diversa, che partendo dai dati e dall'esperienza è capace di imparare e quindi di parlare, vedere, sentire, guidare, muoversi e interagire con gli esseri umani. Lavora con l'uomo nella medicina elaborando migliaia di immagini, nell'industria, nella finanza, supporta la sicurezza nazionale e può diventare pericolosa se progettata o utilizzata in modo sbagliato. Anche per questo siamo indotti a chiederci fino a dove potrà spingersi e se ci siano dei confini etici da non valicare. Come ogni tecnologia l'Intelligenza Artificiale non è né buona né cattiva, ma può essere usata in modo corretto oppure inopportuno. Certo la scienza, per definizione, è libera, democratica e al servizio dell'umanità, ma proprio per questo serve una struttura normativa internazionale, perché più una tecnologia è potente, più dev'essere affidabile e sicura. Questo libro ci racconta la storia e l'evoluzione dell'Intelligenza Artificiale dalla voce di chi la sta progettando giorno per giorno nei centri di ricerca italiani e spiega come essa sia frutto del pensiero, del controllo e del comportamento umano. Siamo noi i suoi maestri e i suoi giudici. Quindi saranno il nostro sentire, la nostra cultura e il nostro umanesimo a disegnarne il futuro.
È cominciata la seconda guerra fredda. Sarà profondamente diversa dalla prima. Cambieranno molte cose per tutti noi, nella sfida tra America e Cina nessuno potrà rimanere neutrale. L'economia e la finanza, la scienza e la tecnologia, i valori politici e la cultura, ogni terreno sarà investito dal nuovo conflitto. Dobbiamo smettere di parlare di globalizzazione come se fosse irreversibile: la sua ritirata è cominciata. Federico Rampini ci costringe a rivedere i luoghi comuni, ci apre gli occhi. Perché il mondo è cambiato molto più di quanto gli occidentali si rendano conto.
Molte persone si sentono come in una palude. Impantanate in una situazione sentimentale, professionale, emotiva, esistenziale... Si sentono infelici, insoddisfatte, non si vanno bene. Per uscire evocano cause, compiono sforzi, si affannano alla ricerca di appigli razionali. Ma così non fanno che peggiorare le cose. L'unico modo che abbiamo di uscire da una situazione che non ci piace è affidarci alla magia, riconnetterci col nostro lato sottile, col divino, con la fiaba, col sogno, liberandoci dalla dittatura delle cause. Recuperare una parte antica che abbiamo dimenticato. Tutti i nostri disagi sono legati a essa. La sola via d'uscita passa da lì. "Abbiamo coperto di polvere, strati su strati, la nostra essenza, al punto che non la vediamo più e finiamo per pensare che non esista neppure. Senza la visione cosmica del pensiero magico siamo maledettamente soli, chiusi nel nostro Io, nei nostri pensieri. La nevrosi, con le sue ansie, le paure, le angosce, è il canto, l'ultimo canto dell'anima che cerca di spazzare via la gabbia in cui ci siamo rinchiusi. La soluzione è ricordarsi che siamo abitati da un sapere misterioso, che agisce tra gli spazi più profondi dell'inconscio. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi problema ci turbi, c'è un fondamento nascosto che sta sviluppando la nostra identità più profonda. Solo dentro di lei abitano saperi che ci fanno uscire dalle situazioni più difficili.".
Ripartire, ricostruire, rinascere. Ne abbiamo gran bisogno. La buona notizia è questa: siamo capaci di farlo. Civiltà intere sono sopravvissute a eventi terribili. Dopo ogni guerra c'è una ricostruzione. Dopo ogni depressione arriva un'età dell'ottimismo e del progresso. Federico Rampini racconta storie di tragedie collettive, sconfitte, decadenze, seguite da «miracoli». Successi costruiti partendo dalle macerie, quando tutto sembrava perduto, e invece stava per sorgere una nuova luce all'orizzonte. I cantieri dove si sono raccolte le energie e le idee, per costruire un futuro migliore. Il crollo dell'Impero romano è l'archetipo di ogni decadenza. Ogni altro impero o superpotenza ha paura di fare quella fine, cerca di capire come accadde, tenta di evitare quel destino. Nuove interpretazioni dell'antichità rivelano gli eventi fatali che possono portare una civiltà a soccombere. E quali speranze sopravvivono a quei disastri epocali. A metà dell'Ottocento l'America dello schiavismo, della guerra civile, periodo tragico in cui un popolo si è diviso a morte, lascia tracce profonde nell'America di oggi, segnata dalla questione razziale. Anche nei suoi fallimenti, quel periodo ha molto da insegnarci. La Grande Depressione degli anni Trenta è la madre di tutte le crisi nell'era contemporanea. In mezzo all'impoverimento di massa, genera uno degli esperimenti più audaci di innovazione politica al servizio dei cittadini, il New Deal. Il Piano Marshall del 1947 è un altro cantiere: con quegli aiuti l'Europa cominciò la ripresa dopo il più distruttivo dei conflitti. Ma chi ricorda oggi come funzionò? Esplorarne la storia reale illumina il dibattito attuale sul Recovery Fund nell'Unione europea post-pandemia. Dei «miracoli» nel dopoguerra quello francese era il più improbabile. La Francia subisce tre sconfitte ravvicinate - il secondo conflitto mondiale, l'Indocina, l'Algeria - e ha un sistema politico a pezzi. Il Giappone è un caso unico nella storia, dopo la guerra i giapponesi importano la liberaldemocrazia come la prescrive l'America. Le rinascite non sono mai finite: dall'incidente nucleare di Fukushima alla gestione della pandemia. Della Cina è memorabile il riscatto dopo due abissi: la Rivoluzione culturale nella seconda metà degli anni Sessanta, il massacro di Piazza Tienanmen nel 1989. È andata ben oltre le aspettative, fino ad avverare in buona parte le previsioni di un «secolo cinese». È la reazione collettiva alla sciagura a stabilire se una comunità ne esce fiaccata oppure purificata e rinvigorita.
«Sposato con l'Atalanta e amante della Fiorentina», innamorato del calcio, ma anche di ciclismo, equitazione e scherma - «lo sport della mia gioventù» -, Vittorio Feltri raccoglie in questo volume alcuni dei suoi più riusciti racconti di sport e ritratti di campioni. Feltri entra col suo stile in un mondo a cui solitamente non appartiene e crea un capolavoro di autonomia, di schiettezza, ciò che spesso il giornalismo sportivo militante non può permettersi, costretto com'è a restare nei confini della neutralità. Feltri rappresenta il calcio come fa con la politica o con il costume, si serve del suo universo di opinioni indipendenti e si regola come farebbe con un politico: lo tira giù dal suo Olimpo per guardarlo negli occhi. «Altro che giornalismo sportivo anodino e sopra le parti. Nel giornalismo come nello sport si versa tutto se stessi.» Accanto alle argute pagine dedicate ai tanti, notissimi atleti del nostro panorama sportivo presente e passato - da Federica Pellegrini a Valentino Rossi, da Francesco Totti a Danilo Gallinari, da Valentina Vezzali ad Alberto Tomba, a Felice Gimondi, il campione «vincente anche nelle sconfitte», mancato nel 2019, cui il libro è dedicato -, riaffiorano in queste pagine emozioni e ricordi personali, come le partite giocate nella caserma di Orvieto durante il servizio di leva con l'«eroe gentile» Gianni Rivera. Per Feltri lo sport è cosa seria, anzi serissima: «è rifugio e forza» perché «nello sport c'è dentro la durezza e la bellezza, lo scontro e l'abbraccio, la vita e la morte, simboleggiati dalla vittoria e dalla sconfitta».