L'approccio allo studio dell'antica Mesopotamia - la "terra tra i due fiumi" che tanto ha contribuito al progresso dell'umanità intera - diventa oggi particolarmente significativo nel clima di sconvolgimento politico e sociale e di guerra al terrorismo mediorientale. Confutando la visone eurocentrica e neocolonialista di gran parte dell'archeologia corrente e la sua dipendenza dalle fonti scritte, il volume rivaluta l'importanza dei dati materiali e archeologici e la loro centralità nella creazione dell'identità nazionale dei vari popoli e della loro sociologia. Attraverso l'impiego di modelli sociologici e antropologici, l'autore ripercorre quindi la storia politica e l'archeologia dell'antica Mesopotamia nei suoi snodi fondamentali.
Una nuova storia di Roma antica, scritta da uno dei maggiori esperti internazionali, che ribalta molte delle convinzioni della storiografia tradizionale. La vicenda di un popolo e di una città raccontata con grande chiarezza e molti spunti innovativi, basandosi sulle acquisizioni storiografiche più recenti; ma anche una riconsiderazione filologica di diverse fonti scritte e i risultati di ricerche archeologiche condotte sul campo.
La storiografia era, nella città antica, un'attività diffusa e quasi pervasiva: l'attività più vicina alla politica, e perciò stesso intrinseca all'arte della parola. La storiografia greca, in particolare, ha avuto una vitalità prodigiosa e ha segnato per molti secoli la strada a chiunque, in Occidente, intendesse scrivere storia: in greco, in latino, poi negli idiomi volgari. Si è scritta storia alla maniera dei greci fino all'Illuminismo.