Da sempre l’umanità ha inventato rappresentazioni di Dei. Ma l’invenzione non è mai solo un prodotto della fantasia. L’inventare è sempre anche un trovare. Persino le più improbabili invenzioni sono costruite con spezzoni di ciò che si è trovato nell’esperienza effettiva. Che cosa c’è nella stessa esperienza che spinge a concepire qualcosa di “trascendente” che in teoria dovrebbe essere il contrario dell’esperienza? Questo libro delinea una prospettiva ispirata dall’insegnamento di Husserl e di Merleau-Ponty, ma anche di Hegel, di Deleuze e di Pareyson: autori certo non omologabili fra loro ma che in vario modo inducono a pensare il “trascendente” quale proprietà essenziale dell’esperienza, e non come l’“al di fuori” di essa. Giacché l’esperienza è il vissuto del tempo: essa riguarda gli eventi, che non sono semplici fatti perché l’apparire in superficie del fatto lascia trasparire uno sfondo inesauribile il cui spessore dipende dall’intenzione dell’osservatore di andarci a fondo. Il vissuto – in trasparenza – dello sfondo compreso nell’evento, la percezione della sua proprietà “trascendente”, suscita la costruzione di immagini che diventano, fra l’altro, le invenzioni di Dio. L’esperienza dell’evento è l’origine non religiosa della religione.
ALDO MAGRIS è professore di Filosofia teoretica all’Università di Trieste. Presso la Morcelliana ha pubblicato: Il manicheismo. Antologia dei testi (2000); La filosofia ellenistica. Scuole, dottrine e interazioni col mondo giudaico (2001); Nietzsche (2003); Il mito del Giardino di ‘Eden (2008); Trattati antichi sul destino (2009); La logica del pensiero gnostico (2011, 2a ed. riveduta e ampliata); Destino, provvidenza, predestinazione. Dal mondo antico al cristianesimo (2016, 2a ed. riveduta). Ha inoltre curato il volume Confutazione di tutte le eresie di Ippolito (20162).
Nella storia religiosa del mondo mediterraneo tardo-antico che cosa si intende con «monoteismo» e «politeismo»? Queste categorie, da secoli familiari alla disciplina storico-religiosa, sono attualmente oggetto di dibattito proprio in rapporto alla storia religiosa di quell’ambiente culturale e di quel periodo storico in cui si è compiuto un confronto, configurato per molti aspetti come un drammatico scontro dagli esiti decisivi per tutta la cultura occidentale, fra due visioni religiose. Da una parte il «politeismo» come insieme delle antiche tradizioni religiose dei popoli dell’oikouméne mediterranea fondate sulla credenza in un variegato orizzonte di potenze divine, oggetto di culto da parte degli individui e delle comunità, e dall’altra il messaggio cristiano, radicato nella fede giudaica nell’unico Dio creatore, che – a partire dall’«invenzione» del termine «monoteismo» nel XVII secolo – è definito appunto «monoteistico».
Attraverso una serie di sondaggi in ambienti diversi si dimostra in queste pagine che le due categorie classificatorie mantengono validità se usate come strumenti euristici per individuare e circoscrivere analogie specifiche tra alcuni fenomeni storici, ma non costituiscono le uniche griglie onnicomprensive entro cui situare le molteplici esperienze religiose che percorrono questa fase storica. Esse in ogni caso non trovano nella distinzione e opposizione fra l’«Uno» e i «molti» il solo né il preminente criterio per la definizione delle rispettive identità tipologiche.
COMMENTO: L'attuale dibattito tra le categorie di monoteismo e politeismo nel mondo tardo-antico, alla luce di nuove interpretazioni, da parte di una delle maggiori studiose di storia delle religioni.
GIULIA SFAMENI GASPARRO è ordinaria di Storia delle religioni nell’Università di Messina. I suoi interessi scientifici riguardano le religioni del mondo antico e tardo-antico, in particolare i culti misterici, greci e orientali, l’ermetismo, la magia e i fenomeni oracolari e profetici. Anche il cristianesimo dei primi secoli è oggetto delle sue ricerche, con preminente attenzione allo gnosticismo, all’encratismo e al manicheismo. Tra gli ultimi volumi: Oracoli Profeti Sibille. Rivelazione e salvezza nel mondo antico (2002); Misteri e teologie. Per la storia dei culti mistici e misterici nel mondo antico (2003); Problemi di religione greca ed ellenistica. Dèi, dèmoni, uomini: tra antiche e nuove identità (2009). Per la Morcelliana ha pubblicato Agostino. Tra etica e religione (1999).
DESCRIZIONE: A partire dal lavoro del 1861 di J.J. Bachofen sul matriarcato, non si contano i tentativi di ricostruire sulle sue orme il volto di una Grande Madre preistorica e protostorica, archetipo e, nel contempo, fonte delle innumerevoli Grandi Madri che popolano le religioni dell’antichità, divinità primordiale capace di contrastare, quasi icona di un monoteismo primordiale al femminile, lo strapotere patriarcale del monoteismo maschile. La posta in gioco non era di poco conto: la Vergine Maria – una figura materna che aveva finito per recitare una parte fondamentale nella tradizione cristiana – assurgendo a quel ruolo che una volta era stato delle antiche Grandi Madri, non era forse la loro vera e definitiva erede? Questo affascinante percorso della storia intellettuale europea conosce, grazie al lavoro di Philippe Borgeaud, una nuova e significativa tappa: quella di un’analisi storico-religiosa, per un verso, sottratta alle alee di un comparatismo pericolosamente privo di confini, per un altro, tesa a ricostruire, attraverso una attenta contestualizzazione e una adeguata messa in luce di interscambi e interferenze, le "avventure della differenza" conosciute dalle pratiche e dalle idee che accompagnano le vicende millenarie della Grande Madre nel mondo greco-romano, da quando essa compare nel corso del V sec. a.e.v. sull’Agorà di Atene fino al momento in cui si impone, dopo il concilio di Calcedonia del 451, la devozione della Vergine Maria come theotokos.
(Giovanni Filoramo)
COMMENTO: Un importante studio sulle metamorfosi della figura della Madre, dal paganesimo al cristianesimo ritrovando affinità e differenze. Uno studio di storia e antropologia delle religioni.
DESCRIZIONE: Il libro di Stoyanov è la presentazione più completa di un fenomeno religioso fondamentale: il dualismo e cioè quella concezione che vede l’uomo e il cosmo come il terreno di battaglia delle forze contrapposte del bene e del male. Attestato anche presso diverse popolazioni indigene, il mondo delle concezioni dualiste ha recitato una parte importante in molte tradizioni religiose sia politeiste sia monoteiste. Grazie a una non comune conoscenza delle fonti primarie e della letteratura secondaria, l’Autore ricostruisce in modo brillante la storia complessa di queste concezioni, dall’Egitto antico, con i miti di Seth e Osiride, alla centralità che il dualismo ha nella rivelazione del profeta Zarathustra in Iran, nell’Orfismo in Grecia o presso i settari di Qumran. Il cuore del libro è consacrato alla fioritura di miti dualistici presenti nei grandi sistemi dello gnosticismo e del manicheismo e alle reviviscenze medievali, testimoniate dai Bogomili in Oriente e dai Catari in Occidente. Si tratta di una storia tragica quanto appassionante. La lotta sistematica che le varie chiese cristiane hanno condotto contro gli "amici di Dio" bogomili e i "perfetti" catari, che pretendevano di porsi come i "veri cristiani", minacciandone l’esistenza, se si è risolta sul piano storico in una sconfitta tragica di queste eresie, non ne ha segnato comunque la scomparsa definitiva. Uno dei meriti maggiori del libro di Stoyanov, conoscitore profondo del mondo bulgaro e dell’est europeo, sta proprio nel ripensare la storia delle concezioni dualistiche anche alla luce delle emergenze contemporanee. Il suo libro costituisce un contributo prezioso per andare alle radici di un fenomeno che continua a gettare la sua ombra inquietante anche sul nostro mondo. (Giovanni Filoramo)
COMMENTO: La storia dei dualismi religiosi (Dio malvagio/Dio buono; mondo redento/mondo perduto...) scritta dal massimo specialista a livello internazionale, dall'antichità all'età medievale, tra ortodossia ed eresia cristiane.