"Il trauma e l'anima" è il libro in cui Donald Kalsched porta avanti la ricerca iniziata con il suo primo lavoro, "Il mondo interiore del trauma", approfondendo questa volta gli aspetti mistici e spirituali che spesso prendono forma nei momenti più intimi del lavoro psicoanalitico. Attraverso la descrizione di diversi casi clinici, che include anche il dialogo terapeutico e i sogni dei pazienti, dimostra che la psicoterapia del profondo con i sopravvissuti al trauma può aprire a entrambi i partner dell'analisi un "altro mondo" di realtà non ordinaria, in cui abitano potenze demoniche della luce come delle tenebre. Il mondo mitopoietico - sostiene - non è soltanto un prodotto difensivo della nostra lotta contro le dure realtà della vita, come proponeva Freud, ma un dato perenne dell'esperienza umana; un mistero che spesso è proprio al centro del processo di guarigione, anche se altre volte stranamente lo contrasta. Con l'obiettivo su questi "due mondi", Kalsched si addentra in una varietà di tematiche, costruendo, capitolo dopo capitolo, un approccio psico-spirituale al trauma e alla sua cura.
Il titolo di questo libro, "Piccolo salmo laico", allude alla tradizione ebraico-cristiana, che ne è fonte di ispirazione e interpretazione. Senza dimenticare illustri precedenti letterari, quali il "Libro d'ore" di Rilke, l'autrice sperimenta nuovamente quell'originale amalgama di versi e di prosa proprio della sua scrittura. Sulla falsariga della liturgia oraria praticata nei monasteri secondo l'antica regola benedettina, l'autrice intesse un insieme di liriche e di riflessioni cui fa da sfondo una singolare rilettura della Genesi. Ricco di suggestioni, il libro intende evocare un tempo "altro" rispetto a quello della quotidianità, un tempo che ritorni attento ai suoi dimenticati legami simbolici e apra un varco nella "frantumazione" e nell'impoverimento dell'oggi.
Edison Simons Quiroz (Panama 1934 - Parigi 2001) è stato un ardente poeta, traduttore (tra l'altro di René Char, Coleridge, Mallarmé) e pittore, oltre che uomo di notevole erudizione, appassionato interprete della tradizione sapienziale. È certamente su questo terreno che ha messo radici e si è nutrita l'"amicizia indelebile" con Maria Zambrano, iniziata nel 1977 con un suo pellegrinaggio verso la casa della filosofa in esilio, a La Pièce. Il motivo della visita di Simons consisteva nella richiesta di aiuto per poter arrivare alla pubblicazione dei sogni di Lucrecia de Leon, una figura di grande importanza per la cultura spagnola trattandosi di una giovane donna processata dall'Inquisizione all'acme della sua fama di "sognatrice", cioè di profetessa. Oltre al comune interesse per i sogni e il sognare, Maria Zambrano e Edison Simons si uniranno in stretta relazione intorno alla poesia, alle ricerche nel mare sterminato dell'erudizione compresa quella considerata esoterica, la più affascinante, che è ben documentata nella corrispondenza che presentiamo. Le lettere raccolte nel volume coprono il periodo dal 1977 al 1985 e comprendono un gruppo di lettere inedite, concesse da Rafael Tornero Alarcón, cugino e erede della filosofa. Completa il volume un testo scritto da Edison Simons per raccontare il primo incontro con Zambrano, il testo "Prima dell'occultamento. I mari" e il "Prologo" per l'edizione di Los sueños de Lucrecia de Leon, entrambi scritti dalla filosofa e tradotti per la prima volta in Italia.
"Nei testi raccolti in questo volume, la grandezza filosofica di Wittgenstein emerge sul fondo di una complessa profondità non priva di tratti oscuri, su cui la critica si è accanitamente impegnata. In un panorama critico sempre più esigente, la lettura di Italo Valent si presenta con i tratti di una spiccata e avvincente originalità, sostenuta peraltro da una scrittura lucida, serrata e coinvolgente. Contro l'interpretazione corrente, che vede nel percorso filosofico del grande filosofo viennese due momenti contrapposti, segnati rispettivamente dal giovanile Tractatus e da tutti i lavori successivi, questa impegnativa ma sempre chiarissima lettura compiuta da Valent mostra come in realtà si tratti di un percorso unico, perseguito in modo coerente anche nell'autocritica. Inoltre, alla consueta immagine che accentua, in Wittgenstein, i tratti del personaggio singolare e inclassificabile, Valent oppone la figura di un pensatore che si fa pienamente carico delle più importanti questioni del pensiero occidentale. Così, questi scritti mostrano in modo particolarmente rigoroso ed eloquente come le frequenti espressioni 'paradossali' di Wittgenstein siano in realtà motivo di profonda e urgente riflessione. La prosa di Valent così lucida, misurata e rigorosa nella sua serrata concentrazione che mai si distrae in compiaciute esibizioni o superflue digressioni, ci restituisce in modo affascinante e personalissimo tutta l'enigmatica forza del pensiero di Wittgenstein." (Italo Sciuto)
Il dolore del lutto e del crepacuore è neurologicamente simile all’essere sottoposti alla tortura. Sembra esistere un unico modo per mettere fine a quel tormento e limitare il danno somatico: la neurobiologia lo chiama salto evolutivo, e gli psicologi aumento di consapevolezza.
Le teorie del passato sulla terapia del dolore consideravano il recupero dal punto di vista di stadi: si pensava che ci volesse un ciclo di lutto di un anno per guarire il cuore. Non è così! Una vera liberazione del cuore è un processo di neurogenesi e al tempo stesso un processo d’individuazione; il che significa che l’intero cervello deve ri-configurare le sue connessioni e il suo pensiero riguardo all’amore e alle relazioni. La buona notizia è questa: se si ama, a un punto o all’altro della vita il cuore dovrebbe spezzarsi. Se così non fosse, l’amore rimarrebbe l’amore innocente di un bambino. Questo libro aiuta a capire, per evitare il vittimismo che deriva dagli aspetti traumatici del crepacuore e del lutto. Una concezione più ampia dell’amore e una comprensione più profonda della sua psicologia è in grado di liberare dall’ossessione per la perdita del partner, insegnando, inoltre, ad amare in un modo più saggio.
Questo volume di "Anima" vuole onorare Cari Gustav Jung a cinquanta anni dalla sua morte. E' aperto da uno scritto di Jaspers sulla grandezza dell'uomo e sul rapporto possibile con i grandi uomini, seguito da saggi in cui gli autori raccontano il loro rapporto con il pensiero junghiano: a volte rifacendosi alla storia della loro esperienza personale, altre volte individuando un ambito nel quale hanno di preferenza concentrato i loro studi. Concludono il volume i] classico saggio di Naomi Goldenberg sulla teoria degli archetipi dopo Jung, nel quale vengono individuate le diverse accezioni da parte della seconda generazione junghiana e le innovazioni dovute alla terza generazione, quella che si è mossa intorno a Hillman; e il saggio di Stephanie de Voogt sullo statuto filosofico dell'immagine, differente da quello ipotizzato da Jung.
Questo libro riguarda un nuovo modo di essere umani. Non riguarda l'appartenenza a un gruppo, non contiene un insieme di idee e di valori da adottare. Non è rivolto a un gruppo scelto di persone, ma a chiunque. E un messaggio di speranza e di piacere. Propone una vita di gioia. E una particolare presentazione dei Vangeli, quattro libri pieni di storie di mangiare, di cucinare, di prendersi cura e di stare insieme. Parlo di Gesù come di un epicureo, uno che è innamorato della vita, e che dà tutto perché altri possano avere la vita e averne in abbondanza. Egli dice, nella mia traduzione: "Io sono la via, la memoria profonda, la vitalità". Stare sulla strada della vita, andare avanti, metterla in gioco, affrontare tutte le prove che si presentano: questa è la via dei Vangeli. Ricordare tutte le persone che hanno percorso quella strada, soprattutto quelle che hanno da offrirci saggezza e comprensione profonda. Rimanere vitali, vivi, non arrendersi al cinismo o alla depressione. Questo è il succo del messaggio del Vangelo.
Nel mondo dell'Amministrazione globale il tempo calcolatorio pretende di essere tutto il tempo. Tanto che il suo dono, nell'età del dominio dell'Economico, appare impossibile. C'è invece un resto del tempo. Ed è questo a essere seducente per il pensiero. Questo resto è ciò per cui si scrive. Si scrive per sfuggire all'astrattezza del tempo che manca se stesso a causa della sua estrema disciplinarizzazione. È necessario, come fa Agostino, immergere il proprio pennino contemporaneamente nel sangue antico e nel presente. Così s'intravvede un tempo pieno, il miracolo del dono reciproco di tempo e scrittura, di identità e di differenza. Perciò la filosofia e la letteratura, secondo Derrida, hanno da dire qualcosa: per la forma del loro camminare nelle vie della mancanza, del loro affidarsi all'altro. Si scrive per resistere, e resistenza è allevare i sentimenti, dare loro il nome e narrarli . Nel coraggio della scrittura si possono scoprire le chiavi per entrare nelle cripte dell'esistenza, nel destino di segni aperto all'ulteriorità e al portento del tempo.
"La ricerca interiore. Psicologia e religione" (Insearch. Psychology and Religion), ha la sua origine in alcune conferenze tenute su invito di sacerdoti interessati alla psicologia analitica e al counseling pastorale, ma nel suo successivo sviluppo il libro ha preso un più ampio respiro, perché ha trovato il suo punto d'aggancio, al di là degli approcci specialistici, nella ricerca dell'anima e nella fede nella sua realtà, e in cosa comporti trovare una connessione vivente con la propria realtà psichica. La qual cosa, per Hillman, riguarda lo specifico contributo della psicologia analitica e dell'esperienza analitica all'esperienza spirituale e al counseling ad essa riferito. Ne risulta così una vera e propria introduzione al senso profondo della pratica analitica condotta nello spirito junghiano; di essa fa riconoscere i passaggi cruciali e il metodo con una semplicità e una incisività che di rado si sono viste anche in opere più direttamente rivolte a questo scopo. Il libro è anche una sottile risposta a quelle teologie della morte di Dio che si diffusero negli anni sessanta lasciando una lunga scia tuttora presente.
È possibile trasformare in modo creativo l'esperienza di una malattia difficile come il cancro, una malattia che evoca i nostri peggiori fantasmi e le nostre più intense paure? La risposta può essere affermativa, se sapremo comprendere il significato profondo che la malattia oncologica contiene in sé, cogliendone anche il suo valore di risorsa individuale e sociale. Impiegando alcuni strumenti della psicologia analitica junghiana l'autrice illustra, anche attraverso la propria storia di malattia, come si possa avvicinare la dimensione inconscia del cancro, dando ascolto alla richiesta di trasformazione e di rinnovamento che essa porta con sé. La costruzione di un rapporto attivo e consapevole con gli aspetti profondi della malattia oncologica dà forma alla possibilità pratica di partecipare ai processi di autocura presenti nella mente e nel corpo, facilita le spinte dell'organismo all'autoguarigione e il rinnovamento della personalità, trasformando così la propria esperienza di malattia in una risorsa per sé e per gli altri. Due narrazioni paradigmatiche - la storia di Giacobbe e il mito di Filottète propongono poi una lettura simbolica del cancro, ipotizzando che la malattia oncologica e l'esperienza della "notte oscura del corpo" siano l'espressione dello scontro/incontro tra aspetti personali e transpersonali della psiche, tra l'Io e il Sé, tra le richieste della materia vivente e la capacità umana di dare loro ascolto.
"Percorsi di umanizzazione" parte dall'assunto che due cose sono veramente essenziali: imparare ad amare e prepararsi a morire. All'esplorazione dell'arte dell'amore è dedicato questo volume, Figure dell'amore. L'amore è la via che conduce alla maturità e ad una pienezza di vita; una via all'individuazione cioè alla verità di se stessi. L'amore è la via e nel contempo la meta. Un cammino che può essere solo raccontato attraverso i simboli e le immagini che la tradizione ci ha consegnato nella forma dei miti, delle fiabe, delle religioni. Il volume racconta dunque la via all'amore - che è anche la via dell'amore - attraverso le immagini di alcuni miti, fiabe, leggende, romanzi, film, dipinti, per lasciarsene compenetrare ed essere da questi efficacemente rigenerati. Il secondo volume . "Legami" - costituirà una sorta di continuazione: per amare è necessario sciogliere i legami biologicamente preordinati dalla natura allo scopo della sopravvivenza, per imparare a vivere nella libertà dello spirito e del non-attaccamento. Sciogliere i legami vuol dire anche predisporsi a sciogliere le vele, a superare l'ultimo e definitivo legame, quello con la vita, e quindi accondiscendere serenamente al proprio morire. Ma sia per imparare ad amare che per predisporsi al proprio radicale venir meno, costituisce una formidabile risorsa poter vivere un'esperienza di relazione di fiducia con l'Assoluto, cioè guadagnare una dimensione in senso lato religiosa.
"Perché un nuovo Manuale di psicologia junghiana oggi, quasi mezzo secolo dopo la morte di Jung? Non abbiamo già visto, nel corso degli anni, un'enorme quantità di pubblicazioni che tentava di diffondere le sue idee esponendo, spiegando, discutendo, lodando ma anche criticando, la loro carica innovativa. A tutt'oggi il tema "Jung" non è certamente esaurito e questo Manuale è opportuno e più che benvenuto. È stato scritto da un certo numero di analisti junghiani di seconda e terza generazione - notissimi e di grande esperienza appartenenti, nella grande maggioranza, al mondo anglofono. Tutti hanno una conoscenza e un rispetto profondi della e per l'opera di Jung e iniziano i loro saggi muovendo dalle sue scoperte basilari. Poi decollano, trattando dei punti di vista più propriamente contemporanei e infine - ultime ma non meno importanti - delle loro esperienze e dei loro contributi personali. Il lettore può quindi ottenere dei chiarimenti importanti sulle idee originarie di Jung, seguiti dalla loro applicazione pratica e dagli adattamenti alle necessità dell'epoca attuale. Tutto sommato è evidente, ancora una volta, che la frattura e l'animosità tra analisti freudiani e junghiani si sono oggi mitigate." (dall'introduzione di Mario Jacobi all'edizione inglese)