Nel secondo dopoguerra si è diffusa e radicata la "leggenda nera", che vede la Chiesa cattolica in primo piano nel sistema di copertura e protezione dei criminali di guerra nazisti in fuga. Nessuno è stato risparmiato: né Papa Pio XII, né i suoi più diretti collaboratori, né gli organismi umanitari, né le diocesi, né le associazioni ecclesiali. Tuttavia, l'apertura di nuovi archivi tedeschi, croati, italiani, argentini, statunitensi ha permesso l'avvio di altre ricerche più approfondite sul fenomeno. È in questo contesto che si colloca l'opera di Pier Luigi Guiducci. Grazie a un lavoro decennale, l'autore è riuscito a differenziare in modo molto chiaro le varie realtà presenti all'interno dell'enorme flusso migratorio dell'epoca, a fare il punto sulle specifiche responsabilità (area pubblica, privata, religiosa, iniziative a titolo personale), a cancellare ogni dato romanzato, a far emergere l'influenza avuta da determinate cabine di regia, sia quelle note e mai evidenziate sia quelle rimaste in ombra per decenni. È riuscito, poi, a far luce su un disegno umanitario della Chiesa che, mentre erano in corso gli accertamenti di responsabilità per crimini di guerra, ha cercato di evitare il prolungarsi di fatti di sangue, ma soprattutto di tutelare le migliaia di persone innocenti colpite dal conflitto e dalle sue conseguenze.
Gloria Ghilanti aveva 12 anni la sera dell'8 settembre 1943 quando a Roma iniziò la guerra di Liberazione nazionale e i 271 giorni dell'occupazione nazista nella città. Bambina intelligente e sin troppo vivace era figlia di un giornalista antifascista che aveva già scontato due anni di confino e faceva parte del gruppo dirigente del Movimento Comunista d'Italia. Gloria tenne un diario di quei giorni e quel diario ha attraversato mezzo secolo per giungere a noi. E' la stessa Gloria a spiegarci perché ha aspettato tanti anni per pubblicare il libro: modestia e convinzione di non aver fatto nulla di eccezionale.