"Un'analisi sull'uso della violenza in una società in cui è venuta meno la narrazione salvifica del contratto sociale. E un invito a finirla con la politica inefficace davanti ai problemi e impotente davanti ai prepotenti. Ci accusano di antipolitica: nossignori. La libera disponibilità di tutta la propria forza è il principio di un sapere necessario a vivere e ad agire oggi in vista di domani. Andare fino in fondo alla propria forza di resistenza e di opposizione, fa bene alle persone e all'umanità. Un pamphlet incendiario sul perché e sul come si può combattere senza odiare, disfare senza distruggere, lottare senza farsi distruggere."
Trentadue brevissime poesie e un disegno per dare a Dio i nomi della bellezza e della miseria umana: momenti e immagini della vita sulla terra, colti in flagrante dall'occhio pietoso ed esatto della scrittrice francese. Un inedito per celebrare il centenario della sua nascita.
I protagonisti di "Dio giocava a pallone" sono ragazzi nati, come l'autore, all'inizio degli anni novanta e ognuno di loro esplora inquieto quel passaggio all'età adulta che li renderà sconosciuti a se stessi. I compiti in classe, con il loro schema quasi calcistico di chi passa la soluzione e di chi se ne appropria, i giorni di scuola dove un buon voto è la possibilità di andare al mare e di innamorarsi al sole, le feste con la luna in cielo e i baci infuocati sulle panchine con partner inattesi, un'isola inventata, metafora dell'adolescenza da cui si esce ritrovandosi perduti, l'ascolto attento e proibito dei desideri del proprio corpo, le intermittenze del cuore e quelle dei sensi, le corse pazze e forsennate con i motorini truccati che trasformano i viali e i lungomari in un nostalgico far west pomeridiano. Con una prosa consapevole e immacolata, Giorgio Ghiotti svela un'adolescenza che è il presente indicativo dello stare al mondo e ci racconta perché nessuno la abbandona mai veramente.