L’editoriale di questo numero è il contributo del Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione pubblicato da Avvenire il 22 dicembre 2017
«La realtà è superiore all’idea» (Evangelii Gaudium, 231). Non c’è niente che sfidi di più la ragione dell’uomo, la logica umana, che un fatto, un avvenimento reale. Pensiamo al popolo ebraico in esilio, di cui parla il profeta Isaia.
L’ultima cosa che gli ebrei si sarebbero aspettati, quando tutto sembrava finito, mentre erano in mezzo al nulla, era qualcuno che sfidasse le sconfitte che avevano subìto e la misura con cui giudicavano. Tanto è vero che avevano cominciato ad abituarsi alla situazione in cui si erano venuti a trovare. Eppure in mezzo al deserto risuona una voce: «Io sono il Signore» (Is 41,13ss), una voce che pronuncia parole che nessuno avrebbe il coraggio di dire, tanto sono lontane dalla logica umana: «Non temere».
Possibile?! Come si può non temere quando si è sperduti in mezzo al nulla, nell’esilio?
Si tratta della stessa reazione che abbiamo anche noi davanti alle sfide attuali: ci assale la paura, ci viene da innalzare muri per proteggerci; cerchiamo sicurezza in qualcosa di costruito da noi, ragionando secondo una logica puramente umana, esattamente quella che viene provocata costantemente da Dio: «Io sono il Signore, non temere!». Davanti ai nostri occhi appare tutta la Sua diversità. Infatti quel «non temere!» è la cosa meno creduta oggi, la meno credibile anche per noi; davanti a tutto quello che sta accadendo nel mondo, chi può dire di non avere paura?
«Io sono il Signore, non temere». La nostra ragione e la nostra libertà sono provocate da questa promessa, come capitò al popolo in esilio. Anche noi siamo come un «vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele», ci sentiamo così piccoli davanti all’enormità dei problemi. Siamo disponibili a dare credito all’annuncio della liberazione che risuona per noi oggi? «Non temere, io ti vengo in aiuto».
Commentando queste parole, papa Francesco ha detto: «Il Natale ci aiuta a capire questo: in quella mangiatoia [...] è Dio grande che ha la forza di tutto, ma si rimpicciolisce per farci vicino e lì ci aiuta, ci promette delle cose» (Omelia Santa Marta, 14 dicembre 2017). C’è qualcosa di più sconvolgente per le nostre misure?
Sempre il Signore ci spiazza, perché ha uno sguardo diverso, vero, sul reale, capace di cogliere dati che noi non vediamo. Se accettiamo la sfida, noi che siamo così miseri potremo riconoscere la risposta al nostro grido: «Io, il Signore, risponderò loro, io, Dio d’Israele, non li abbandonerò». Chi confida in Lui, chi si abbandona al disegno di un Altro vede il compiersi della promessa: «Farò scaturire fiumi su brulle colline». Non è forse questo che ci stupisce di certi incontri? Mentre alcuni sono sempre più impauriti, sempre più ripiegati su se stessi, sempre più chiusi, sempre più scoraggiati, altri fioriscono e testimoniano un modo diverso, positivo, di vivere le cose solite.
Come è possibile che taluni risplendano di vita e altri trovino in ogni circostanza solo una conferma del loro scetticismo? Perché tutto passa attraverso la sottile lama della libertà. «Cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in zona di sorgenti»: se assecondiamo il richiamo del Signore, potremo vedere fiorire la vita in questa terra arida, in questa nostra situazione storica - non in un’altra, in questa. «Nel deserto pianterò cedri, acacie, mirti e ulivi; nella steppa porrò cipressi, olmi e abeti». Chi si affida a questa promessa comincerà a guadagnare la vita vivendo.
Eppure spesso si insinua in noi la domanda: il Signore non potrebbe risparmiarci tante circostanze sfavorevoli con cui dobbiamo confrontarci? Non ci rendiamo conto che certe situazioni sono il frutto di un uso sbagliato della nostra libertà; Israele non si era fidato del Signore, non aveva creduto alla Sua parola e aveva preferito allearsi con le potenze dell’epoca, finendo in esilio. Chi invece si affida comincia a vedere i segni del Signore in azione: Dio opera nella storia «perché vedano e sappiano, considerino e comprendano [...] che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo d’Israele».
Chi non si affida non vedrà, perché il mondo sarà sempre pieno di contraddizioni che spaventano, ma in chi accoglie Gesù la vita comincia a risplendere. Chi Lo riconosce comincia a vedere i germogli di una vita che fiorisce.
Occorre essere semplici, come dice Gesù che viene nel Natale: «Fra i nati di donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui» (Mt 11,11).
Rivista internazionale di Comunione e Liberazione.
LA STRADA DELLA CERTEZZA
Le domande. I dubbi. E l'attesa di incontrare qualcosa che risponda al desiderio di felicità. Viaggio nelle università di tutta Italia, per scoprire che cosa può dire la fede a un ventenne di oggi.
PRIMO PIANO
Altre testimonianze dalla Colletta alimentare
FIGLI PRODIGHI
La storia di Josè Berdini e di Pars
MOVIMENTO
La presentazione della prossima edizione del Meeting di Rimini a Roma
ECUMENISMO
L'intervista al cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani
GUARESCHI
Alcuni racconti
GIOVANNI CHIARAMONTE
L'oro della Città Santa
LETTERA DALLA CAMBOGIA
Storia di Vuon, che è tornato a "camminare"
ARGENTINA
Droga e periferie. La via di padre Pepe
Se c’è una cosa che non possiamo permetterci, nella situazione di malessere diffuso in cui siamo immersi, è non accorgerci dei fatti che vanno in direzione opposta. Ce li abbiamo lì davanti agli occhi, a volte persino enormi (come si può definire una raccolta di cibo per i poveri che in una giornata sola mobilita 150mila volontari e 5 milioni di donatori in tutta Italia?), eppure rischiamo di non vederne la portata. Che non sta tanto nei numeri, ma nel metodo. Se seguiamo il filo di quei fatti, se ci fermiamo a guardarli bene fino al loro punto sorgivo, avvenimenti così escono dall’estemporaneità di una “bella iniziativa”: indicano una strada. Sicuramente contromano rispetto al mainstream di diffidenza e rancore imperanti, ma reale, e aperta a tutti. Ed è la cosa più urgente, oggi.
Per questo è decisivo tornarci su, e guardare bene. La Colletta, come altri gesti che popolano la quotidianità, anche se il più delle volte restano nascosti. Perché a scavarci dentro si trova qualcosa di più della solidarietà e del volontariato. Si scopre la fonte che origina tanti rivoli di bene, piccoli e grandi, fino a sfociare – a volte – in opere che sfidano il tempo (nel “Primo Piano”, a un certo punto, parliamo del Cottolengo, ma potremmo farne decine, di esempi). Si chiama carità. Ovvero, il cuore del modo di vivere – e di condividere – che Cristo ha portato nel mondo. Facendosi Lui stesso «dono di sé, commosso» a noi uomini, come ricordava don Giussani. E rendendo possibile e desiderabile per noi uomini imitarlo.
È la carità l’impronta più forte del cristianesimo nella storia, la differenza vera. Capace di attraversare le contingenze, le epoche, i momenti bui, e di costruire, di generare un’umanità diversa. Di attrarre chi da una fede ridotta a dottrina e morale non si aspettava più nulla (si vedano l’intervista al politico basco Joséba Arregi e, nei “Percorsi”, quella al filosofo laico Salvatore Natoli). E il tutto a una sola condizione: non smarrire l’origine.
Non è un caso che prima della Colletta di fine novembre, e della Giornata mondiale dei poveri voluta da papa Francesco, don Julián Carrón avesse invitato gli aderenti al movimento di CL a partecipare a questi, e ad altri gesti, come un’occasione anzitutto di verifica della fede. Ovvero, una possibilità per approfondire il proprio legame con Cristo e, insieme, di capire meglio che cosa questo legame può offrire al mondo ferito di oggi: se una semplice “pacca sulla spalla”, qualche sprazzo di bene e di bontà qui e lì, o qualcosa di più solido, forse addirittura decisivo. Ecco, questo numero di Tracce è un piccolo viaggio in questa verifica. Un viaggio che parte da tanti fatti e testimonianze personali per arrivare fino alla società e alla politica. Perché la carità le cambia. E costruisce.
LA LETTERA A REPUBBLICA
La lezione di papa Francesco sul senso del Natale (La Repubblica, 23 dicembre 2013)
INTERVISTA A CARRÓN
Insieme al Papa nelle periferie dell'umano (Avvenire, 7 dicembre 2013)
EVANGELII GAUDIUM
Il testo dell'Esortazione Apostolica
POVERTÀ
Lettere dalla Colletta Alimentare
NY ENCOUNTER
Introduzione del cardinale Sean O'Malley alla mostra "Il Volto ritrovato"
ETTY HILLESUM /1
Alcune pagine dal Diario
ETTY HILLESUM /2
Alcune pagine dalle Lettere
MEYEROWITZ
Una galleria di opere
FUORI DAL METRÒ
Un volantinaggio a Milano, in mezzo allo shopping natalizio
LA "VIA STRETTA"
Da Char'kov (Ucraina) il racconto di un'amicizia inaspettata
CHIESA E WEB
A un anno dal primo tweet del Papa, parla il Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
Un viaggio nelle classi italiane dove i ragazzi musulmani sono quasi 300mila. Tra i fatti di cronaca, gli stereotipi, le diversità, alcune storie di una eccezionalità che è normale.