In un’edizione interamente rielaborata e aggiornata, il volume della nuova Introduzione allo Studio della Bibbia dedicato ai vangeli sinottici e agli Atti degli Apostoli si distingue per una completezza e una chiarezza se possibile superiori a quelle che hanno determinato l’eccellente favore incontrato dalla prima edizione dell’opera.
Di particolare interesse si rivelano soprattutto i primi due capitoli introduttivi, che forniscono da una parte un inquadramento del tutto nuovo della questione sinottica, dall’altra fanno il punto su più di un trentennio di studi altamente innovativi riguardo alla trasmissione della tradizione evangelica.
L’esegesi del Nuovo Testamento è un’arte e una tecnica che possono essere apprese. L’introduzione di Thomas Söding e Christian Münch è guidata dalla convinzione che il lavoro metodologicamente e rigorosamente critico sugli scritti biblici consente alla fede sia di mettersi in discussione sia anche di trovarsi arricchita. Gli autori sono mossi dal principio che l’esegesi critica non ha né deve avere alcuna pretesa di monopolio. Se sotto il profilo metodologico deve limitarsi al lavoro sui testi, essa d’altro lato non può prescindere dal dato di fatto che il Nuovo Testamento è un testo di fede scritto anzitutto per la celebrazione liturgica.
In quest’ottica il volume espone con ricchezza di esempi i vari tipi di analisi critica degli scritti neotestamentari, dall’analisi della situazione originaria dei testi all’analisi dei motivi che stanno dietro al singolo testo, passando per l’analisi della forma e del genere, come anche del contesto e della tradizione. E tutto ciò in una prosa chiara e fluente, non appesantita da note né apparati documentari, senza mai perdere di vista l’unitarietà del corpo neotestamentario.
Nel primo volume si sono affrontate le questioni preliminari da cui non è possibile prescindere quando si miri a collocare il Nuovo Testamento e gli scritti che lo compongono nei contesti che ne videro la nascita, e si è affrontata la figura di Paolo, con le lettere e la scuola che da lui emanarono. Il secondo volume dell'Introduzione al Nuovo Testamento di Eugene Boring ricostruisce l'eredità lasciata da Paolo e le controversie che ne seguirono. Ma la parte preponderante del tomo è, com'è ovvio, riservata all'esame dei quattro vangeli canonici e insieme degli Atti degli Apostoli e dell'Apocalisse di Giovanni. Ed è forse in questo secondo volume che emerge in tutta la sua profondità come qualsiasi discorso cristiano autentico sulla parola di Dio implichi sempre un aspetto ecclesiale intrinseco, sua forza e sua debolezza: il Nuovo Testamento è il libro della chiesa e, come recita uno dei testi maggiori che esso tramanda, "noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa potenza straordinaria appartiene a Dio e non proviene da noi".
Nuova sia per l'impostazione sia per l'equilibrio con cui vengono affrontate le questioni storiche, culturali, letterarie e teologiche connesse con i testi raccolti sotto il titolo di Nuovo Testamento, l'introduzione di Eugene Boring si segnala per l'estrema chiarezza con cui vi si articolano le problematiche più complesse e per l'originalità con cui si espongono gli aspetti salienti messi in luce dallo studio della Bibbia degli ultimi decenni. Il lavoro di Boring è frutto di una vita di studi dedicati alla ricerca biblica e all'insegnamento del Nuovo Testamento, ed è più che un libro: è una biblioteca in un unico volume, in cui l'autore dà prova di saper combinare un'approfondita conoscenza di ogni singolo scritto neotestamentario con una solida e innovativa visione d'insieme del Nuovo Testamento. Questo libro della chiesa è illustrato in tutta la sua complessità, dalla domanda più semplice perché "testamento" e perché "nuovo"? - all'interrogativo più attuale: perché una comunità di fede organizzata attorno a una parola che sempre la trascende?