Spesso si pensa che - se c?è motivo di credere in Dio - siano più illuminate e più «moderne» quelle concezioni della divinità che corrispondano a criteri di ragione: Dio non potrebbe essere di forma simile a quella della persona umana. L?idea di Dio con un corpo, si chiede Christoph Markschies, sarebbe quindi una semplice e ingenua credenza infantile e l?antropomorfismo qualcosa di rozzo e arcaico, oppure anche oggi non mancherebbero motivi per pensare Dio in forma corporea e come persona? Le pagine largamente documentate di Markschies mostrano come nella storia cristiana l?idea che Dio abbia un corpo e sia di natura corporale non solo è stata di senso comune ma anche è forse la forma più radicale in cui si possa pensare l?idea dell?uomo creato a immagine di Dio: il corpo sta al culmine dell?opera di Dio, e di Dio dice qualcosa di fondamentale.
"L'invenzione del dialogo" raccoglie una serie di testi letterari cristiani in lingua siriaca, di un genere in cui questa letteratura si distinse ed eccelse: l'innografia e la poesia piegate a esporre temi e motivi teologici, esegetici e sapienziali. Gli scritti debitamente introdotti e commentati mostrano la varietà di forme e contenuti che questi conobbero: dalla riflessione filosofica e teologica di Efrem, al ricamo narrativo ed esegetico di dialoghi immaginari tra personaggi della Bibbia o dell'agiografia, da Caino e Abele o Giuseppe e la moglie di Potifar, a Giuseppe e Maria o la peccatrice e Satana, fino ai contraddittori che in età cristiana riprendono e reinventano un genere mesopotamico antico: quello della disputa, ad esempio tra anima e corpo, tra i mesi, tra l'oro e il grano.
Lo studio di Anders Gerdmar fa emergere in tutta la loro portata i diversi indirizzi di ricerca delle varie scuole e chiese tedesche, mostrando come in queste tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento l’antisemitismo teologico organizzato poté svilupparsi sulla base di tradizioni plurisecolari fino a costituire l’ambiente fertile in cui attecchirono visioni del mondo radicalmente antiebraiche. Fu in questo terreno ideologico che Adolf Hitler trovò il supporto e il favore delle chiese e della teologia tedesche. A tanto poté condurre l’applicazione di modelli che disgiungendo Gesù e il cristianesimo dall’ebraismo giustificano la dissociazione tra le religioni e la discriminazione etnica fino a propugnare il razzismo esplicito e il genocidio programmatico.
La traduzione dell'opera è stata realizzata grazie a un contributo del SEPS, segretariato europeo per le pubblicazioni scientifiche.
Il Dizionario Teologico degli scritti di Qumran si propone come repertorio delle parole ebraiche e aramaiche che intessono e concorrono alla forma della letteratura di Qumran e anche ne costituiscono l’originalità. Il sommario della singola voce si articola in genere in quattro punti: a due prime sezioni in cui si approfondisce il significato della parola, la sua etimologia e la sua presenza o meno nella Bibbia ebraica, fanno seguito due sezioni dedicate, la prima, all’uso della parola nei diversi scritti qumranici, la seconda alla prospettiva religiosa e teologica in cui la parola si situa. Ne risulta un grande lavoro di scavo il cui non ultimo frutto è di consentire una visione più chiara del fertile terreno che andava preparando lo sviluppo del cristianesimo antico e del giudaismo rabbinico, e insieme anche di contribuire a delineare una «teologia di Qumran» con una sua fisionomia tra Bibbia ebraica, Nuovo Testamento, giudaismo rabbinico.
Il volume che inaugura l’impresa è il primo dei sette di cui l’opera si compone, la cui pubblicazione è prevista con scadenza annuale. Ogni volume è corredato di un indice analitico in lingua italiana, agevolando così l’utilizzo dell’opera anche a chi non abbia familiarità con ebraico e aramaico.