Da diversi anni il Seminario di Milano ha inserito nella propria proposta formativa una serie di lezioni sul celibato aventi come destinatari, in particolar modo, i seminaristi del secondo anno di Teologia. Obiettivo delle lezioni è quello di mettere a fuoco le molte questioni connesse con il celibato a livello ecclesiologico e teologico-spirituale. Solo da alcuni anni si è focalizzato in modo più sistematico anche l'aspetto psicologico. Il presente volume ha a cuore i problemi di questa sfera umano-affettiva e raccoglie testimonianze, domande, preoccupazioni, perplessità di cui, negli anni di insegnamento, l'autore è venuto a conoscenza direttamente dai seminaristi. Non si tratta, però, di un saggio sui problemi del celibato o sui problemi nel celibato. Il volume intende seguire un percorso diverso, trattare cioè il celibato nella sua concretezza e cercare di rispondere a molte domande.
Il volume raccoglie le relazioni dell'ultimo anno del Corso Triennale di Formazione per Formatrici organizzato dall'Usmi.
Testimonianza viva di un cammino possibile verso l'Unità, nell'oggi di Dio e del mondo. L'avventura di Grandchamp: quando l'incontro con l'altro, con altre comunità ecclesiali, religiose e monastiche, diviene feconda, allora si aprono cammini di speranza per la Chiesa e per il mondo.
Il giovane è, per definizione, un crocevia di desideri che segnalano il bisogno di individuare elementi definitivi su cui impostare la vita. Ogni desiderio porta con sé una dimensione più grande del desiderio stesso ed è proprio ascoltando questa dimensione più ampia che è possibile far emergere le esigenze profonde che possono spingere a scelte di radicalità e di verità. In questo sussidio l'autore indica alcuni percorsi per accompagnare i giovani a leggere in profondità i propri desideri, a scoprire il bisogno di Assoluto e a impostare la propria vita coerentemente con le proprie aspirazioni più profonde. Due sussidi indicati per operatori pastorali e per animatori di gruppi giovanili.
Vale la pena investire nella pastorale vocazionale? I giovani del nostro tempo sono sensibili a questo tipo di provocazione? Si sarebbe tentati di dire che è meglio lasciar perdere, che non è aria! Invece una recente ricerca autorevole condotta dall'équipe del prof. Garelli documenta che i giovani si interrogano, che la proposta è tuttora valida. Non solo, suggerisce anche l'idea che se non si educa, se non si indicano strade che portino a traguardi grandi, la persona non si costruisce. E questo prima e al di là di una scelta vocazionale specifica! Il sussidio prende le mosse proprio da questa constatazione e suggerisce proposte per i formatori e gli educatori chiamati a coltivare un piccolo seme che, come suggerisce il Vangelo, può diventare un albero.
Oggi, con la comunicazione interpersonale, uno stile relazionale e comunicativo più spontaneo si fa sentire più intensamente nelle comunità il desiderio di una comunicazione più profonda tra i membri. La mancanza e la povertà di dialogo interpersonale hanno generato un indebolimento della fraternità, giungendo a creare vere e proprie situazioni di isolamento e solitudine. In questo clima di crescente individualismo, la comunicazione dei beni spirituali è diventata, ovviamente, più difficile e impopolare. In questo testo si cerca di comprendere le cause che hanno generato questa situazione e la alimentano, ci si sofferma sulla dimensione interpersonale della comunicazione nella comunità. Un cammino interpretativo e pedagogico, fondato su un approccio biblico e filosofico. L'enfasi è sulla parola, grazie alla quale siamo persone, nell'incontro o nella negazione dell'altro, nella comunione o nel conflitto. Partendo da una precisa panoramica della cultura attuale, e dopo aver presentato la persona, creata per comunicare, i vari capitoli analizzano la comunicazione e la vita fraterna, la comunicazione e la relazione e quindi come educarci alla comunicazione. Un excursus finale approfondisce l'aspetto filosofico dell'argomento.
Il testo vuole essere un aiuto per formare nel giovane la capacità di discernere l'azione di Dio negli eventi della propria vita individuale e sociale, per imparare a dare una risposta matura ed evangelica, ma anche per cercare di aiutare ogni cristiano che vive la propria vocazione nel mondo a essere testimone di speranza dentro il mondo.
Il testo inaugura una nuova collana di itinerari di riflessione per accompagnare giovani ed educatori ad approfondire la dimensione vocazionale, in cui l'Autore, A. Cencini, offre tutta la propria collaudata esperienza nel campo della pastorale giovanile e vocazionale. Il cuore del mondo nasce dal XX Seminario di formazione alla direzione spirituale al servizio dell'orientamento vocazionale, svoltosi a Bocca di Magra nell'aprile 2005, che ha affrontato la riflessione del pellegrinaggio interiore verso il centro di sé, a partire dalla spiritualità della "piccola via" di Teresa di Lisieux. Essa risulta l'unica via, praticabile da tutti, in grado di integrare tutta la nostra storia attorno al Signore crocifisso e risorto. Il centro per il credente è infatti il mistero pasquale. Il testo si sviluppa su tre versanti: il significato del centro della vita sul piano psicopedagogico e a livello credente, come si pone il giovane d'oggi di fronte alla ricerca del proprio centro, e infine alcuni cenni riguardo al cammino di accompagnamento del giovane stesso. Un aiuto offerto agli educatori che accompagnano un giovane alla ricerca del suo centro, e anche al giovane stesso in questo percorso da compiere in tutto l'arco della propria esistenza, per non correre il rischio di vivere lontano da sé.
La situazione attuale della vita consacrata, con la sua sterilità e le sue crisi, rivela una sua non corrispondenza con i piani di Dio e le esigenze profonde del cuore umano che anela a una salvezza. Essa è condizionata dalla cultura occidentale, radicata in un concetto dell'"io" assoluto che può intessere solo rapporti di utilità, distruggendo quegli stessi diritti umani e tanti valori umanistici di civiltà vera che pure aveva prodotto. La Chiesa ha ritenuto per molto tempo di potere coniugare cristianesimo e cultura occidentale, e ha così edulcorato il vangelo e reso difficile il suo annuncio. La vita religiosa, nel bene e nel male è stata parallela alla occidentalizzazione del cristianesimo e ha gradatamente perso la sua carica profetica. Abbiamo bisogno di una nuova concezione antropologica. Potremmo dire: passaggio dall'"io" al "sé", dall'essere alla relazione. Non più "Io sono", ma "Io siamo"; più conforme alla visione cristiana che vede la profonda identità di Dio nella Relazione, nella Comunità Trinitaria: è l'ecclesiologia del Vaticano II. Il religioso è colui che incarna questo uomo nuovo, questo nuovo cristiano: il principio-segno della possibilità di vivere il Vangelo e quindi di annunziarlo senza tradirlo e senza edulcorarlo. Il testo di F. Scalia è attuale e provocatorio. Richiama la vita consacrata alla sua radicalità.