Il testo racconta, in forma romanzata, la storia di quattro donne vittime di violenza. Soledad, peruviana, non si rende conto che il marito abusa di lei, ma ne prenderà consapevolezza quando scoprirà che il cambiamento deve avvenire prima di tutto dentro di sé; Innocence, nigeriana, narra le violenze subite durante il viaggio compiuto per arrivare in Europa e lo sfruttamento della vita di strada; Dashuri, albanese, dipende totalmente dal marito che la fa lavorare senza darle un soldo; Laeticia, adolescente italiana, è stata violentata dal padre e riporta ferite a livello cognitivo. Ad accomunare queste donne è Lei - così si autodefinisce la voce narrante -, che le ha conosciute durante gli anni in cui ha lavorato come educatrice a sportelli anti-violenza e a progetti anti-tratta. Lei è l'autrice stessa, che dichiara: «Tutto quanto narrato è accaduto realmente». Prefazione di Elena Guerra. Postfazione di Caterina Boca.
Secondo una leggenda, i Magi che resero omaggio a Gesù appena nato non erano tre, ma quattro. Il quarto saggio, Artaban, partì portando con sé pietre preziose da donare al Messia, ma smarrì la strada e arrivò a Betlemme quando già la Sacra Famiglia era fuggita in Egitto. Vagò per il resto della vita alla ricerca di Gesù senza mai incontrarlo. Capitò però a Gerusalemme proprio nei giorni della Passione del Nazareno e quando, la mattina di Pasqua, il Risorto gli apparve, egli non aveva più nulla da donargli, perché aveva utilizzato i doni destinati a Gesù bambino per aiutare poveri e perseguitati. Ma Gesù gli disse: «Ogni volta che hai fatto questo ai tuoi fratelli, tu l'hai fatto a me». Artaban comprese allora che la sua ricerca era conclusa e seguì il Risorto in paradiso.
Da secoli gli abitanti dell'Olanda «rubano terra al mare», prosciugando vaste zone costiere che vengono adibite alla coltivazione dei tulipani, fiori simbolo di questo Paese. In tale paesaggio, romantico e colorato, è ambientato questo libro. È una storia semplice, scritta volutamente con uno stile semplice, quasi essenziale. È una storia genuina, come il protagonista, un anziano signore, da cui emergono i valori sani della vita e una morale che si può racchiudere in poche parole: per realizzare grandi progetti non occorrono grandi doti intellettive o grandi mezzi economici, ma un grande cuore e una volontà di ferro.
Il testo Tutto il bello che c’è narra in prima persona del tremendo terremoto che ha duramente colpito la città di Amatrice il 24 agosto 2016, con gli occhi dell’autore che perde sotto le macerie gli affetti più cari: la mamma, il padre, la sorella e il suo grande amore, Anna.
Il testo procede su due binari paralleli; uno dove l’autore racconta quello che vede, farcendo tutto di strazianti dettagli. Dall’altra l’oggettiva considerazione e relativa presa di coscienza dei fatti accaduti, accompagnata da profonde ri essioni.
Oltre alla struggente storia d’amore, che l’autore espone con disarmante sincerità, e alla cruda cronaca dell’evento sismico, il testo si propone di fornire risorse ed esperienze, affiancando alla storia in sé riflessioni di crescita personale, celebrando con semplicità espositiva libertà e amore.
Seconda guerra mondiale, primi mesi del 1944: in seguito alla violenza dei combattimenti intorno a Montecassino, l'esercito tedesco ripiega verso nord e nelle campagne della Toscana e della Liguria i battaglioni delle SS, contrastati dai partigiani, commettono terribili carneficine di civili. A qualche chilometro dall'abbazia, ridotta in rovina da un bombardamento degli Alleati, nell'ospedale da campo tedesco allestito nel monastero cistercense di Casamari, un giovane soldato austriaco ferito e il monaco italiano che lo assiste si scambiano, giorno dopo giorno, i loro ricordi per sfuggire agli orrori che li circondano, alle sofferenze e all'angoscia della morte. I dialoghi sul conservatorio di Vienna, lo studio del violoncello, la musica di Schubert, la bellezza della campagna e delle città toscane fanno sì che sia tenuto nascosto il più a lungo possibile al giovane soldato - solo ventenne il terribile cammino che gli rimane da percorrere. In questo luogo a porte chiuse, in cui risuona l'eco dei combattimenti, delle urla dei feriti e dei loro incubi, si esprimono la fraternità, la compassione e la dignità di persone che si trovano ad affrontare prove estreme. Nel cimitero dei monaci di Casamari è effettivamente sepolto un soldato dal nome tedesco; intorno a questo dato oggettivo l'autrice ha intessuto il racconto narrato in questo libro.
Si racconta di Genni, un giovane siciliano, coinvolto, involontariamente, in una storia di violenza e di morte e che si ritrova a dovere scontare la pena dell’ergastolo. Durante i trenta anni della sua permanenza in carcere, prima di ottenere la grazia dal Presidente della Repubblica, Genni, aiutato dalla benevolenza di vari personaggi (il superiore e sua moglie, il cappellano, l’assistente sociale), matura il desiderio di riscattare la sua vita e di «risalire la china» da sponde di male e di vendetta, verso orizzonti di bene e di speranza. Libero dal carcere, si reca come volontario in Kenia e qui si dedica agli altri con un amore che lo porterà a donare la sua vita fino al martirio: infatti morirà durante un agguato... Genni, come lui stesso si definì: visse nell’ombra dei giorni e fu testimone della fecondità della colpa.
Melo Freni siciliano vive a Roma dove, per 35 anni, è stato redattore culturale e poi redattore capo del TG1, lavoro che gli ha consentito di viaggiare a lungo per il mondo ed entrare in contatto con scrittori ed artisti fra i più importanti del secondo Novecento. Ha scritto dieci romanzi, ma è anche autore di diverse raccolte di poesia e di saggi letterari. Sulla sua opera sono state svolte otto tesi di laurea e numerosi interventi critici anche presso università americane ed europee, fra le quali l’Università Cattolica di Lovanio e la Facoltà di Lettere e Teologia della romena Timisoara. È presente in Cultura e scuola della Treccani ed in altre prestigiose antologie e storie della letteratura italiana di alcune case editrici, fra le quali: D’Anna, La Nuova Italia, Mursia, Lucarini e Modern School. La critica lo ha attenzionato, in particolare, nei premi letterari Viareggio, Strega, Napoli, Alessandro Manzoni, Pisa e Circe-Sabaudia.
Un medico si reca in Terra Santa.È un momento particolare della sua vita: 56 anni, crisi in famiglia (moglie e due figli), affermato in una professione di cui è però ormai difficile trovare il senso, rapporti sociali improntati a un sostanziale conformismo. L’incontro con Rut, guida ebrea, la conoscenza di altri partecipanti al viaggio, la capacità evocativa dei luoghi (dalla Galilea al deserto di Giuda) aiutano Giovanni Picapedra, il protagonista, a capire le ragioni delle sue difficoltà e le conseguenze per il futuro. Giunto a Gerusalemme, ultima tappa dell’itinerario, Giovanni gira per la città vecchia. Entra nella bottega di un antiquario arabo dove si imbatte in una sorpresa:un antico codice.È il manoscritto di due lettere di san Paolo: l’Epistula Beati Pauli Apostoli ad Romanos Secunda e l’Epistula ad Mediolanenses Prima.È incuriosito e turbato.Capisce che si tratta di opere sinora sconosciute. Non sa che fare, attratto e diffidente insieme. Prende tempo.Rivolge all’antiquario una vaga promessa di tornare il giorno successivo.È la via per liberarsi del venditore. La notte,invece,ha un lungo sogno/incubo,che lo lascia esterrefatto.Vede due protagonisti degli anni della sua formazione.Sono Paolo VI e Pier Paolo Pasolini che hanno un confronto-scontro sull’attualità di san Paolo.In nome di questi il Papa sprona i cristiani «a fare di più», mentre l’artista contesta alla Chiesa l’incapacità di parlare al mondo contemporaneo,accusandola di non aver più «la furia paolina». Al risveglio cade ogni remora. Giovanni acquista il prezioso documento e in modo un po’ misterioso riesce a portarlo fuori da Israele. I testi, tradotti, vengono riportati in appendice del libro.Sono «aprocrifi» finalmente ritrovati dopo una sofferta ricerca umana e spirituale. L’impresa del protagonista è, insomma, la metafora di un recupero dell’attualità di san Paolo oggi.
AUTORE Marco Garzonio, psicoanalista e psicoterapeuta,ha lavorato per anni come giornalista al Corriere della Sera,al quale collabora tuttora.È docente di Psicologia del sogno alla Scuola di Psicologia del Centro Italiano di Psicologia Analitica (CIPA) e coordinatore scientifico del Corso di perfezionamento dell’Associazione per la Sandplay Therapy (AISPT). Insegna anche allo IULM presso il Corso di Laurea in Comunicazione e gestione nei mercati dell’arte e della cultura. È autore di numerosi volumi,tradotti anche all’estero,tra cui i più recenti sono:Il Cardinale. Il valore per la Chiesa e per il mondo dell’Episcopato di Carlo Maria Martini (Mondadori, 2002), Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei Vangeli (La biblioteca di Vivarium, 2005), La vita come amicizia (San Paolo, 2007). Con Paoline ha pubblicato: Lazzaro. L’amicizia nella Bibbia(1994).