Esistono limiti e limiti. Alcuni appaiono ai nostri occhi come totalmente convenzionali. Si pensi, ad esempio, ai confini delle nazioni, modificati più e più volte a seconda del momento storico. Oppure al limite di un campo da calcio: deve essere per forza di 110 metri? Altri confini sembrano invece essere naturali e oggettivi. I limiti di una montagna, ad esempio, non paiono poter essere spostati a nostro piacimento. Di fronte a questo dilemma fra limiti naturali e convenzionali la tradizione si è sempre divisa in due fronti: chi ha sostenuto l’una, chi l’altra ipotesi. Il presente lavoro tenta, invece, di percorrere una via mediana che tenga conto di entrambi gli aspetti, interpretando il limite come una dialettica, in cui devono trovare soddisfazione punti di vista apparentemente opposti.
La soggettività umana non è solo spinta vitale e desiderio, ma anche ferita e sofferenza, alla cura delle quali si sono dedicate da sempre le religioni e le filosofie. Negli ultimi due secoli le scienze psicologiche e psichiatriche hanno occupato il medesimo campo - la guarigione dell'anima - spesso adottando il paradigma delle "scienze della natura" (spiegare) e non quello delle "scienze dello spirito" (comprendere). Le pagine di questo libro propongono un riconoscimento reciproco tra la spiritualità e le scienze psicologiche e psichiatriche, ricominciando dall'ascolto dell'io nella sua singolarità e unità.