Marco il Monaco, noto anche come Marco l'Asceta o Marco l'Eremita, è vissuto probabilmente in Asia Minore tra IV e V secolo. Rimasto in ombra rispetto ad altri grandi autori del suo tempo, ha rivestito tuttavia un ruolo cruciale nel quadro della tradizione spirituale e monastica antica, di cui è stato un importante anello di trasmissione. In tutta la sua variegata opera, qui raccolta e tradotta integralmente in italiano, traspare quello che per il suo autore è l'unico fine della vita cristiana: riscoprire, custodire e vivere in pienezza la grazia del battesimo, rispondendo al dono di Dio attraverso una fede attiva che manifesti i frutti dello Spirito. Le parole di Marco sono un prezioso invito a ritrovare il cammino dell'interiorità, per abitare le "stanze più interne" del proprio cuore. Allo stesso tempo egli ci invita a riconoscere che siamo parte di una grandiosa realtà, il mondo creato da Dio, in cui, a ogni livello, tutto è connesso con tutto, ben al di là della coscienza che possiamo averne su un piano razionale e visibile. Questa traduzione integrale delle sue opere mira a far apprezzare a un pubblico più vasto un autore fino a poco tempo fa quasi ignoto in occidente, e che pur a distanza di secoli ha ancora molto da dire ai cristiani di oggi.
La Comunità monastica di Bose, in collaborazione con le chiese ortodosse, ha organizzato il XXVIII Convegno ecumenico di spiritualità ortodossa. Questo volume ne presenta gli Atti in tutta la loro ricchezza di contenuti, mettendo in luce i molteplici aspetti dell'insegnamento spirituale di Isacco di Ninive, padre della chiesa siriaca, che continua a toccare il cuore di tanti credenti e a essere ancor oggi una fonte inesauribile di ispirazione per la vita cristiana.
A Paisij Velikovskij (1722-1794) risale quel movimento di rinnovamento del monachesimo e della vita cristiana nell'Europa orientale nella seconda metà del XVIII secolo che avrebbe profondamente segnato la cultura e la spiritualità russa del secolo successivo, da Gogol' a Dostoevskij, da Kireevskij a Leont'ev, a Lev Tolstoj e all'anonimo autore dei Racconti di un pellegrino russo. Con Paisij rifiorisce in oriente la preghiera di Gesù e l'antica tradizione della paternità spirituale; al suo nome è legata la versione slava della Filocalia.
Una nuova prospettiva sull'epoca cruciale della Rus' tra il XV e il XVI secolo, tempo di crisi e d'inquietudine in cui visse Nil, il solitario della Sora. La sua fuga dal monachesimo ricco di beni del suo tempo, inaugura nella storia della spiritualità russa, la vita monastica dello skit, vita di silenzi con un ristretto numero di fratelli. Il lettore potrà così misurare l'impatto storico dell'insegnamento del grande starec, presso i contemporanei e presso uomini apparentemente separati da un'incolmabile distanza geografica, cronologica, confessionale.
I padri della chiesa, profondamente radicati nella Scrittura, ci hanno lasciato in eredità un ricco tesoro non solo di testi ma anche di modi, forme, gesti di preghiera . Oggi, soprattutto il cristianesimo occidentale, ha bisogno di riscoprire l'intima unione che deve esistere - nella preghiera come in ogni aspetto della vita cristiana - tra teoria e prassi, tra contemplazione e esercizio pratico. A pregare si impara pregando, e tutto il nostro essere è chiamato a partecipare a quest'opera: la mente, il cuore, ma anche il corpo, lo sguardo, i sensi. L'autore - eremita di grande discernimento spirituale, profondo conoscitore di Evagrio e dei padri del deserto, ma soprattutto uomo di intensa preghiera - ripercorre con sapiente coerenza questa compenetrazione tra ciò che si crede e ciò che si esprime nella pratica della preghiera: una riscoperta affascinante del tesoro prezioso contenuto nei vasi di argilla dei nostri corpi.
“Poniti innanzitutto alla presenza di Dio in timore e tremore, come chi sta al cospetto dell’imperatore; annullati totalmente e siedi come un bambino contento solo della grazia di Dio e incapace, se non è la madre stessa a donargli il nutrimento, di sentire il sapore del cibo e anche di procurarsene”.
La vita di Romualdo, monaco vissuto tra x e xi secolo, è segnata da numerose vicende legate alle sue fondazioni di eremi e cenobi. Il suo desiderio di dedicarsi senza distrazione alla ricerca di Dio nella preghiera e nell’ascolto della Parola lo spinge a ercare continuamente un luogo in cui potersi dedicare a una vita spirituale intensa e a un'esistenza evangelica. La sua ultima fondazione, Camaldoli, è l’eredità matura lasciata da Romualdo ai fratelli che si erano uniti a lui dando vita a una forma monastica peculiare. Il presente lavoro si propone di rileggere alcune fonti per poter comprendere meglio l’esperienza di Romualdo e la sua reale personalità. I testi qui raccolti esprimono l’anelito iniziale e il progetto dei primi monaci camaldolesi e fanno emergere la centralità dello sviluppo della vita interiore nell’esperienza cristiana e monastica.
Un itinerario affascinante verso l'interiorità e la visione di Dio, sotto la guida di un antico monaco: infatti, il tesoro nascosto della conoscenza divina è sepolto nel campo dell'interiorità, a cui si accede dalla via dello stupore, della meraviglia e dello sgomento. I destinatari diretti delle Lettere di Giovanni erano dei monaci, tuttavia chiunque è assetato di Infinito trova coinvolgente la lettura di questi testi, che cantano con una lirica appassionante l'esperienza d'incontro con Dio. L'esperienza di Giovanni, seppur vissuto in tempi e latitudini così distanti, risulta ancora molto significativa e capace di coinvolgere e suscitare desideri di ricerca.
Personaggio quasi sconosciuto in occidente, Ners?s detto Snorhali, "ricolmo di grazia" (1100-1173), è una delle figure più importanti della chiesa armena. Monaco, presbitero, vescovo e infine catholicos di tutti gli armeni, Snorhali fu un raffinato teologo e un originale autore spirituale. Protagonista di importanti contatti con le chiese latina, greca e siriaca, nei suoi scritti è abbozzata una vera e propria teologia ecumenica, che fa di lui un precursore assoluto del movimento ecumenico contemporaneo. La sua grande preghiera in ventiquattro strofe, qui tradotta con testo originale a fronte e accompagnata da un commento esegetico e spirituale, è stata per secoli il manuale di orazione del popolo armeno. Composta con un ritmo poetico intenso, questa accorata preghiera in cui si intrecciano riferimenti biblici, liturgici e teologici, costituisce un vero capolavoro della letteratura spirituale armena.
Nella seconda metà del xii secolo Nerses – giovane vescovo armeno, nativo di Tarso in Cilicia – addolorato dalla divisione regnante tra i cristiani, interviene con evangelica franchezza al sinodo della sua chiesa per caldeggiare l’unione con la chiesa greca. Profondamente radicate nella preghiera di Cristo per l’unità della chiesa, le parole appassionate di Nerses – messe finalmente a disposizione del pubblico italiano – travalicano i secoli e risuonano attualissime ancora oggi per tutti i cristiani. Il suo pressante appello a spezzare la logica dell’inimicizia e a rinunciare alle ricchezze non essenziali pur di far prevalere la carità vuole essere balsamo di riconciliazione versato sulle lacerazioni inferte all’unico corpo di Cristo.
La lettera a Patrizio, qui tradotta per la prima volta in italiano, presenta il confronto tra Patrizio, un giovane "solitario" della regione di Edessa, e Filosseno di Mabbug, padre siriaco vissuto tra il V e il VI secolo. Essa propone un vero e proprio itinerario spirituale destinato non solo a chiunque percorra la via monastica, ma anche a ogni cristiano. Cifra fondamentale del pensiero del vescovo di Mabbug è il realismo: a una vita cristiana tendente alla tiepidezza, Filosseno sapientemente risponde con un richiamo a sperimentare la radicalità della vita in Cristo generata dal battesimo; a una vita monastica frutto di un illusorio sforzo intellettuale, Filosseno oppone un itinerario di osservanza dei comandamenti e di purificazione dell'anima.
Dall’antichità cristiana ci è giunto in modo fortuito un piccolo gioiello, ancora avvolto nel mistero per quanto riguarda la sua origine e l’autore: qui troviamo la più bella definizione di chi sia il cristiano. La vita cristiana ha un carattere paradossale: viven- do alla sequela di Cristo, senza distinguersi per territorio, lingua, abiti o istituzioni politiche, ma solo per il loro modo di vivere “strano”, cioè per l’amore che informa e plasma la loro vita, i cristiani “sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo”. Grazie all’approfondita introduzione, abbiamo ora l’occasione di leggere queste antichissime pagine come una guida per vivere oggi, nel mondo contemporaneo, la nostra fede cristiana, con la semplice eloquenza e testimonianza che provengono dal cristianesimo delle origini.
Fonti greche sulla vita di Pacomio e dei suoi discepoli. Introduzione, traduzione e note a cura di L. d'Ayala Valva.