"Il Dio biblico è il Dio Uno che si rivela; non è raggiunto dallo sforzo umano di elevarsi a lui e di conoscerlo, ma si rivela, cioè si dona per sua libera iniziativa e volontà. Egli non è definito in termini essenzialistici filosofici, ma relazionali: è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe. È il Dio dei padri. Rivelandosi, egli precede e fonda l'esperienza che l'uomo può fare di lui. In particolare, il Dio biblico si rivela mediante la parola: egli è il Dio che parla e parlando chiama l'uomo all'ascolto e alla relazione. Per la Bibbia questa relazione si chiama alleanza". In questo fascicolo sono pubblicate la conferenza inaugurale e le due lectio tenute a Lourdes il 26-27 ottobre 2007 in occasione di "Ecclésia 2007", un raduno di settemila catechisti e operatori pastorali di tutte le diocesi della Francia.
Sperare in Dio non significa attendere dal cielo la risposta alle nostre domande, ma tenere aperta la porta del cuore in modo che Dio possa essere tutto in noi anche quando ci mette alla prova e ci colpisce.
Gianpaolo Anderlini si interessa da oltre quarant’anni di studi sull’ebraismo e di poesia. Già docente di materie letterarie in un liceo scientifico, è redattore della rivista QOL che si occupa del dialogo ebraico-cristiano.
“In me esiste, al fondo di un pozzo, / Un pertugio di luce verso Dio. / Là, molto in fondo alla fine, / Un occhio fabbricato nei cieli”: la poesia di Pessoa è una diagnosi spirituale della modernità. La poesia ci prepara alla ricerca di Dio. Essa opera lo smantellamento della crosta che copre la realtà, mette a nudo il nostro cuore, ci espone ad una comprensione più profonda e più totale della vita e delle sue espressioni: la sua notte e il suo giorno, il suo esteriore e il suo rovescio, la sua parola e il suo silenzio.
Fernando Pessoa (Lisbona 1888-1935) è una delle figure principali della letteratura del Novecento. Lavorò come corrispondente commerciale in ditte di import-export, ma sulla scena letteraria portoghese lasciò un’impronta indelebile con la creazione di movimenti d’avanguardia e di riviste. Pubblicò su vari giornali testi poetici e filosofici, firmandoli sia con il suo nome sia con quello dei suoi eteronimi, per i quali inventò una biografia e uno stile peculiari, come si trattasse di persone reali.
Doroteo, vissuto all'inizio del VI sec., abbracciò fin da giovane la vita monastica, guidato dagli anziani Barsanufio e Giovanni in un cammino di maturazione umana e cristiana. La profondità spirituale del suo insegnamento ha fatto sì che i suoi scritti avessero un grande influsso dall'antichità fino a oggi: essi si rivolgono, infatti, a ogni cristiano, a chiunque cerchi il Signore nell'ascolto della Parola, nella preghiera, nel volto di ogni uomo.
Per la prima volta in italiano le meditazionidel grande vescovo inglese sul Natale, caposaldo della letteratura anglicana di ogni tempo. In tutta la raccolta traspaiono il grande spessore teologico, la sensibilità patristica e la profonda conoscenza biblica del loro autore.
L’immagine di Dio nell’uomo
non è un dato di fatto legato alla creazione,
ma la vocazione costitutiva dell’alleanza,
è la chiamata a essere a imitazione di Dio:
come lui amanti in piena gratuità,
fedeltà e compassione.
Queste pagine scaturiscono da un’idea originale: la teologia biblica deve essere il grembo entro cui cresce la riflessione teologica, poiché quest’ultima non è nient’altro che interpretazione del linguaggio simbolico della Bibbia. Il linguaggio figurato ha un peso determinante nel parlare biblico su Dio: di Dio si dice che ha occhi e mani, che ha passione e tenerezza. E questo ci conduce a un’immagine di Dio del tutto differente da quella del Dio dei filosofi: un Dio soggetto, invece che un Dio oggetto, un Dio persona, invece che un Dio forza, un Dio per l’uomo, invece che un Dio in sé.
˛ˇ R e n d e t e g r a z i e a l S i g n o r e p e r c h È Ë b u o n o
p e r c h È i l s u o a m o r e Ë p e r s e m p r e !
A m o r e Ë l a p a r o l a c h i a v e d e l l i b r o d e i S a l m i ,
d i q u e s t a p i c c o l a B i b b i a
c h e r a c c h i u d e i t e m i p i ˘ i m p o r t a n t i
d e l l i n t e r o m e s s a g g i o b i b l i c o .
T u t t o n e i S a l m i r u o t a a t t o r n o a l l a m o r e d i D i o
c h e r i m a n e p e r s e m p r e ,
c h e d u r a i n e t e r n o ,
c h e n o n a v r ‡ m a i f i n e .
Q u a n d o s i p a r l a d i a m o r e , n e i s a l m i , n o n c Ë p o s s i b i l i t ‡ d i e q u i v o c o : s i t r a t t a d i u n a m o r e f e d e l e , d u r a t u r o , m e n t r e i n o s t r i a m o r i d i s o l i t o n o n l o s o n o , o l o s o n o p i u t t o s t o m a l a m e n t e . O g n i v i t a u m a n a Ë u n t e o r e m a d i a r d u a s o l u z i o n e , e c i Ú c h e n e i s a l m i s i v u o l e d i m o s t r a r e Ë p r o p r i o q u e s t o : c h e l a m o r e d i D i o Ë f e d e l e . . . B i s o g n a d i r e c h e t u t t o i l s i s t e m a c o n c e t t u a l e d e i s a l m i r u o t a i n t o r n o a q u e s t o c e n t r o , c h e Ë l a f e d e l t ‡ d e l l a m o r e d i D i o .
A l b e r t o M e l l o ( B i e l l a 1 9 5 1 ) , m o n a c o d e l l a F r a t e r n i t ‡ d i B o s e a G e r u s a l e m m e e b i b l i s t a , u n i s c e a l l a c o n o s c e n z a d e l l e S c r i t t u r e l a p a s s i o n e p e r l a s a p i e n z a d i I s r a e l e . T r a i c l a s s i c i d e l l a t r a d i z i o n e e b r a i c a d a l u i c u r a t i p e r l e n o s t r e e d i z i o n i r i c o r d i a m o : U n m o n d o d i g r a z i a . L e t t u r e d a l M i d r a s h s u i S a l m i e I l c a n t i c o p r e s s o i l m a r e d i R a b b i J i s h m a e l . S e m p r e p e r Q i q a j o n h a p u b b l i c a t o L a p a s s i o n e d e i p r o f e t i e i c o m m e n t i b i b l i c i a G e r e m i a e a l l E v a n g e l o s e c o n d o M a t t e o .
“Noi possiamo solo rannicchiarci nel grembo di Dio
e ringraziarlo per la grazia di dimorarvi”.
In manus tuas, Domine...
La sofferenza non ha valore in sé:
apre una falla in tutte le relazioni
e innanzitutto all’interno di se stessi.
Nei confronti della sofferenza
Dio non chiama al compiacimento
ma alla resistenza.
Il dolore degli uomini è sempre una prova
per la loro immagine di Dio.
“Quello che Bruno Chenu dice di Dio attraversa con forza alcune delle grandi opposizioni in cui si smarriscono, a proposito di Dio, molti spiriti contemporanei. Trascende queste opposizioni irrigiditesi in contraddizioni, fa vedere come il Dio manifestatosi in Gesù Cristo è oltre queste controversie, come può essere potente senza crudeltà, più lontano delle nostre lontananze pur essendo vicino, e così via. E lo dice con sobrietà, com’è opportuno sull’orlo dell’estremo”.
(dalla “Prefazione” di Maurice Bellet)
Bruno Chenu è morto a sessant’anni il 23 maggio 2003, neanche due mesi dopo aver steso questo testo a partire dalla propria esperienza della malattia. Religioso assunzionista, era stato professore di teologia all’Institut catholique di Lione, caporedattore per la religione del quotidiano La Croix e copresidente del Gruppo di Dombes. Presso le nostre edizioni ha pubblicato anche Tracce del volto. Dalla parola allo sguardo.
Dopo Comunione nell’amore, itinerario di vita cristiana al ritmo dell’anno liturgico, e Consigli per la preghiera, “lettera aperta” a chiunque voglia accostarsi all’arte del dialogo con Dio, ecco l’opera che possiamo considerare il frutto maturo dell’intera vita di Matta el Meskin, padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto: vita di intimità con il Signore e di conoscenza del cuore dell’uomo, nutrita alla fonte della parola di Dio e della testimonianza dei padri della chiesa. Queste pagine, stese nel corso di cinquant’ anni di solitudine e comunione nel deserto, conducono per mano il lettore fino alla soglia dell’ineffabile incontro faccia a faccia con il Signore, per animarne il cammino alla luce della fede. Frutto di lunghe ore di preghiera, proprio per questo divengono a loro volta seme fecondo per la vita interiore di ogni uomo: a pregare, infatti, si impara pregando.
Una guida alla scoperta dell'eucaristia come rappresentazione iconica del regno, come memoria dell'intera economia di salvezza, dalla creazione fino alla seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Attraverso una rilettura sapiente della liturgia e delle sue interpretazioni patristiche, siamo condotti a scoprire, con grato stupore, perché nell'oriente cristiano la liturgia eucaristica è percepita come il luogo eminente in cui la fede si alimenta, vive, viene professata, approfondita e tramandata.
“Ritornare a Dio significa rispondergli”. Così si esprimeva Abraham Heschel in Dio alla ricerca dell’ uomo. Con quel libro egli ribaltava i termini del dialogo fra Dio e l’uomo. È Dio che si rivolge all’uomo, è sua la vera ricerca. Ma allora non c’è più spazio per una lettura antropologica della preghiera? Non possiamo essere altro che uditori silenziosi e adoranti di una Parola che ci precede? In questi inediti del grande scrittore ebreo, fondati nella tradizione di cui è interprete profondo e originale, viene sondato lo spazio della ricerca di Dio da parte dell’uomo, in un itinerario che ci porta a riscoprire la dignità delle parole umane. Parole che ci precedono o che sgorgano sempre nuove dal cuore di ciascuno. Parole-comandi, che indicano una possibilità di entrare in dialogo con Dio. Parole che emergono dal silenzio sotto forma di canto. Parole, in definitiva, che sono il dono più grande fattoci da Dio per uscire da noi stessi, e avviarci verso di lui, perché Dio desidera la preghiera dell’uomo.