La crisi del nostro tempo è tanto profonda che neppure ne vediamo i confini. Né la filosofia, la scienza, la politica, e la religione appaiono capaci di frenare la corsa verso l'abisso del nulla - guerra, disuguaglianze, catastrofe climatica - se, piuttosto, contribuiscono ad essa. Lo stesso Cristianesimo, la religione del Dio che è morto sulla Croce per "salvare" l'uomo, è al centro di questa crisi. Per comprenderne la portata bisogna risalire all'origine della sua storia: a Paolo di Tarso, il persecutore dei cristiani, che divenne Apostolo di Cristo. In un serrato corpo a corpo con i testi della tradizione filosofica occidentale, l'autore mette in luce l'irriducibilità della predicazione paolina a quel cristianesimo storico che pure contribuì a fondare, da Agostino a Hegel. Emerge così il grido di dolore dell'uomo per la distanza incolmabile che lo separa da Dio. « Perché mi hai abbandonato? », chiede il Figlio di fronte al silenzio del Padre: ed è la domanda che dobbiamo porci oggi, quella che sola testimonia i limiti dell'uomo e della sua ambizione di potere tutto. Affinché, nella consapevolezza della propria finitezza, l'uomo scopra il primato del dovere morale sulla potenza, perché solo là dove è il male, è dato fare esperienza nel e del "possibile", ovvero è possibile sperare.
Per la prima volta si cerca di ricostruire un particolare palinsesto dei testi manzoniani, quello della presenza delle S. Scritture. Sulle opere del grande scrittore lombardo si sono condotte le analisi più raffinate, soprattutto sulla sua profonda matrice religiosa. Mai, però, si è pensato di vagliare il retroterra biblico che alimentava il suo dettato e la sua spiritualità. Con questo saggio si sottopongono le "Osservazioni sulla morale cattolica", il suo scritto più strettamente "teologico", a una minuziosa radiografia critica, cosi da identificare la filigrana scritturistica che sorregge ogni pagina.