Il volume intende offrire la prima indagine sistematica dei rapporti intercorsi tra la Commedia di Dante e la predicazione del suo tempo. La ricca e variegata letteratura omiletica tardomedievale (che include ad es. sermoni e prediche, esempi, regulae) viene puntualmente confrontata con il Poema, facendo interagire l'analisi con il decisivo ricorso al testo biblico e procedendo a inquadrare i risultati nel più ampio contesto del rapporto tra la Commedia e i diversi generi della letteratura religiosa due e trecentesca {visiones, rappresentazioni dell'aldilà, mistica, ecc.). Si delinea in questo modo una originale interpretazione di alcuni aspetti chiave del Poema dantesco (quali il profetismo e la conseguente finalità esortativa e morale), supportata anche da una serie di lecturae di canti e snodi cruciali della Commedia nei quali emergono possibili interferenze con la predicazione del tempo.
Carnefice adolescente, re del mare, nuovo Alessandro, trionfatore su tre continenti, ‘triumviro’ e infine inefficace difensore della res publica contro l’ex alleato Gaio Giulio Cesare. Sono queste le principali tappe della straordinaria esistenza di Gneo Pompeo ‘Magno’, per ben un ventennio l’uomo più potente di una Roma ormai padrona dell’intero Mediterraneo. Ucciso a tradimento per decisione dei consiglieri di un giovane re che proprio lui aveva posto sul trono, Pompeo ha ispirato le riflessioni dei contemporanei, della storiografia antica ma anche della critica moderna. Dopo la sconfitta di Farsalo fu idealizzato come eroe tragico. Ma chi era, veramente, Pompeo? Il presente volume si prefigge di seguirne l’inedita parabola politica, tanto ripida nell’ascesa quanto nella discesa, troppo improbabile per sembrare vera, cercando di fare luce su un personaggio giudicato riservato e misterioso anche da chi avrebbe dovuto invece conoscerlo molto bene. Il tragico destino dell’uomo “che avrebbe potuto soggiogare l’Italia e concentrare nelle sue mani tutti i poteri di Roma. Ma non volle farlo.”
Quali sono le origini della prima guerra mondiale? È possibile che i militari abbiano avuto un ruolo decisivo nello scoppio della guerra? Ma soprattutto: il conflitto che ha cambiato la storia del Ventesimo secolo poteva essere evitato? Portando a conclusione una nuova indagine sulle cause della prima guerra mondiale, William Mulligan sostiene che questa fu tutt'altro che il risultato inevitabile della politica internazionale nei primi anni del Novecento, e suggerisce invece che vi furono forze potenti che operavano a favore del mantenimento della pace, risultate infine soccombenti. La sua prospettiva sulla situazione internazionale precedente lo scoppio delle ostilità tiene conto dei nuovi approcci allo studio della politica internazionale dopo la fine della guerra fredda e l'accelerazione della globalizzazione. Capitoli tematici esaminano le questioni chiave, tra cui l'azione dei militari, l'opinione pubblica, l'economia, la diplomazia, la geopolitica, e analizzano le relazioni tra le grandi potenze, il ruolo dei piccoli Stati, la disintegrazione degli Imperi e la "crisi di luglio". Un racconto avvincente che mette in discussione l'interpretazione tradizionale della diplomazia, della cultura politica e della storia economica dal 1870 al 1914.